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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Uccise l'ex amante incinta con 10 coltellate: ergastolo per un imprenditore di Partinico

Nessuno sconto per Antonino Borgia, accusato di aver massacrato, con premeditazione e per futili motivi, Ana Maria Lacramioara Di Piazza di appena 30 anni e al quarto mese di gravidanza, il 22 novembre del 2019. Lui si era difeso parlando di "un raptus" e dicendosi "pentito". Dovrà risarcire anche i parenti della vittima

Nessuno sconto, nessuna attenuante: dovrà scontare l'ergastolo, Antonino Borgia, l'imprenditore di Partinico accusato di aver ucciso con dieci coltellate Ana Maria Lacramioara Di Piazza, con cui aveva avuto una relazione extraconiugale e che era incinta di 4 mesi quando venne massacrata il 22 novembre del 2019. I giudici della Corte d'Assise, esattamente come avevano richiesto il procuratore aggiunto Annamaria Picozzi ed il sostituto Chiara Capoluongo, gli hanno infatti inflitto la massima pena riconoscendo tutte le aggravanti ed hanno anche disposto che i parenti della vittima, che aveva appena 30 anni ed era madre di un altro bambino, vengano risarciti dall'imputato.

Il collegio presieduto da Sergio Gulotta ha quindi ritenuto che Borgia abbia commesso un omicidio volontario, premeditato e aggravato dai futili motivi, ma lo ha condannato anche per occultamento di cadavere (il corpo della ragazza era stato ritrovato in un terreno sulla statale 113) e procurato aborto. L'imprenditore, che è sposato e padre di tre figli, aveva confessato il delitto, ma aveva sempre parlato di un "raptus", raccontando anche ai giudici di non sapersi spiegare cosa gli era passato per la testa quella mattina.

La sua difesa, rappresentata dall'avvocato Salvatore Bonnì, aveva puntato a far cadere proprio le aggravanti, sostenendo che Borgia avrebbe agito in maniera disordinata e non certo premeditata - l'aggressione era avvenuta in diverse fasi - ma anche che la sua reazione, per quanto sproporzionata ed inaccettabile, sarebbe stata determinata da un ricatto da parte della vittima: Ana Maria Lacramioara Di Piazza, infatti, secondo questa lettura, avrebbe preteso dei soldi per non rivelare alla moglie di Borgia la loro relazione clandestina. Tesi che non hanno affatto convinto i giudici.

Un delitto atroce quello della ragazza, di origini romene ma residente a Giardinello da tantissimi anni: era stata accoltellata infatti in più riprese, riuscendo persino a scappare, salvo essere riacciuffata da Borgia. Alcuni terribili momenti dell'aggressione per strada erano stati ripresi dalle telecamere di sorveglianza di un'abitazione e proprio questo filmato era stato fondamentale per i carabinieri: era stato inquadrato infatti anche il furgone di Borgia, titolare di un'azienda di progettazione e realizzazione di piscine.

L'uomo si era detto pentito durante il dibattimento ed aveva pure affermato di aver "finito" la vittima essendo convinto che soffriva troppo e che non si sarebbe mai ripresa. Subito dopo l'omicidio, come ha sostenuto l'accusa, Borgia avrebbe continuato le sue normali attività, proprio come se non fosse accaduto nulla: era andato dal barbiere, al bar e persino al commissariato di Partinico per sistemare una pratica. Quella per il passaporto, dicono i pubblici ministeri, perché la sua intenzione sarebbe stata quella di rifugiarsi con tutta la famiglia negli Stati Uniti.

Per la Procura, inoltre, Borgia avrebbe voluto far sparire il cadavere della vittima, visto che in diverse intercettazioni parlava di acido cloridrico. Un gesto che non sarebbe riuscito a portare a termine perché i carabinieri avevano ritrovato il corpo martoriato della ragazza prima.

La madre della giovane, Anna Di Piazza, parte civile con l'assistenza dell'avvocato Angelo Coppolino, ha chiesto giustizia per la figlia e per il nipote che ora sta crescendo con lei: "Quello che ha fatto a mia figlia non si farebbe neanche a un animale. Voglio solo che paghi per quello che ha fatto", aveva detto a PalermoToday il giorno in cui si era aperto il processo.

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