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Cronaca Termini Imerese

"Avvelenò il marito col cianuro perché le faceva fare una vita monotona": condannata a 30 anni in appello

Nessuno sconto per Loredana Graziano che, a gennaio del 2019, avrebbe ucciso il marito Sebastiano Rosella Musico, pizzaiolo di Termini Imerese. Il decesso dell'uomo fu inizialmente archiviato come un caso di morte naturale, ma poi un amante della donna rivelò che sarebbe stata lei stessa a confessargli l'omicidio

Nessuno sconto per Loredana Graziano, la donna che avrebbe prima cercato di sbarazzarsi del marito pizzaiolo, Sebastiano Rosella Musico, somministrandogli per giorni un anticoagulante e poi, vedendo che il risultato non arrivava, avrebbe deciso di avvelenarlo con del cianuro. La Corte d'Assise d'Appello ha confermato la condanna a 30 anni di carcere e ha pure respinto la richiesta della donna di andare agli arresti domiciliari.

La "colpa" del pizzaiolo di Termini Imerese sarebbe stata quella di aver costretto l'imputata ad una vita "grigia", fatta solo di "sacrifici", senza riuscire neppure ad appagare il suo desiderio di maternità e a darle un figlio (che poi aveva avuto con un altro uomo e anche da qui la richiesta di non stare in carcere). Una storia agghiacciante, che già in primo grado - a febbraio dell'anno scorso - aveva portato alla condanna a 30 anni. La donna, essendo il delitto avvenuto il 22 gennaio 2019, ha potuto essere processata con il rito abbreviato (e per questo ha evitato l'ergastolo). Una norma introdotta pochi mesi dopo ha eliminato questa possibilità.

Tradimenti e bugie: "L'ha avvelenato e poi è uscita"

I giudici hanno confermato anche il diritto al risarcimento e le provvisionali già disposte per i parenti della vittima, che si sono costituiti parte civile con l'assistenza degli avvocati Salvatore Sansone e Provvidenza Di Lisi. Si tratta in tutto di 200 mila euro.

La morte di Sebastiano Rosella Musico fu inizialmente archiviata come un caso di morte naturale: si ipotizzò infatti che a stroncarlo, nella sua casa di Termini, fosse stato un infarto. L'inchiesta fu successivamente riaperta grazie alle rivelazioni di un amante dell'imputata, al quale avrebbe lei stessa confessato di aver avvelenato il marito. Fu l'autopsia a confermare questa versione: vennero infatti trovate tracce di cianuro e di Coumadin, un farmaco anticoagulante nel corpo della vittima. A quel punto Loredana Graziano venne arrestata per omicidio volontario.

"Era a terra, rigido: forse si è avvelenato da solo"

La donna era stata l'ultima a vedere il marito quel 22 gennaio: l'aveva lasciato a casa prima di uscire con l'amante ed altre persone e, successivamente, raccontò pure di aver sentito il tonfo dell'uomo mentre si allontanava. Visto che il cianuro uccide istantaneamente, per il procuratore Ambrogio Cartosio ed il sostituto Alessandro Musco, che coordinarono l'inchiesta, non poteva che essere stata lei ad aver somministrato il veleno al marito. Tesi che ha retto anche in appello.

La donna aveva in realtà trascorso soltanto pochi giorni in carcere, proprio perché era diventata nel frattempo madre. E' stata lei stessa però a rifiutare di andare in una comunità in un'altra regione, cosa che le avrebbe consentito di stare assieme al figlio pure in stato di detenzione. Per questo si trova adesso in carcere.

La madre della vittima, Antonina Filicicchia, afferma: "La conferma della sentenza non può alleviare il dolore di madre. Forse solo il Signore può perdonare questa donna che mi ha privato di mio figlio. Da lei, che è stata parte della nostra famiglia, non ho avuto nessun  cenno di pentimento o un segno di pietà.  Io non posso perdonarla. Il nostro dolore resta incancellabile".

Gli avvocati della famiglia della vittima dicono chec "la onferma della sentenza di condanna evidenzia la solidità del lavoro fatto nel primo grado di giudizio. Sarà ora  compito della difesa delle parti civili,    intraprendere le opportune iniziative di legge per ottenere i giusti risarcimenti per il danno procurato con una condotta che è stata pienamente confermata dalla Corte di Assise di Appello".  

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