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Domenica, 28 Aprile 2024
Mafia

Le accuse contro il clan dell'Acquasanta reggono solo in parte: 29 condanne e 39 assoluzioni

La sentenza è stata emessa al termine del processo in abbreviato nato dal blitz "Mani in pasta" di maggio 2020. Scagionati dal 416 bis tutti i componenti della storica famiglia dei Fontana, che tornano liberi come molti altri imputati. Riconosciuta l'attenuante per la collaborazione con i pm a Giovanni Ferrante

A maggio del 2020 erano stati arrestati in 89, tra boss, gregari e prestanome del clan dell'Acquasanta, compresi i componenti della storica famiglia mafiosa dei Fontana, che sono stati però tutti assolti dall'accusa di associazione mafiosa. Reato che invece ha retto per la famiglia Ferrante, che - secondo la Procura - avrebbe operato sul territorio proprio per conto dei Fontana. Il blitz da cui è nato il processo era stato chiamato "Mani in pasta" e oggi il gup Simone Alecci, che ha processato 67 imputati con il rito abbreviato, ha deciso di condannarne 29 e di assolverne ben 38. Molti lasceranno così il carcere, compresi proprio i Fontana, alcuni dei quali erano sottoposti pure al 41 bis. Per comprendere le scelte molto articolate del giudice occorrerà aspettare le motivazioni della sentenza.

Le condanne

Il giudice ha accolto solo parzialmente le richieste del procuratore aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Dario Scaletta, Giovanni Antoci e Maria Rosaria Perricone, che avevano coordinato l'indagine della guardia di finanza. Nello specifico ecco quali sono le condanne: Pietro Abbagnato 3 anni, Antonino Di Vincenzo un anno 6 mesi e 20 giorni, Giovanni Di Vincenzo 5 anni e 8 mesi (sono tutti e tre difesi dagli avvocati Giovanni Castronovo e Silvana Tortorici e hanno ottenuto gli arresti domiciliari), Cristian Ammirata un anno 6 mesi e 20 giorni, Fabrizio Basile 12 anni, Fabio Chiarello 4 anni 10 mesi e 20 giorni, Salvatore Ciampallari 4 anni 10 mesi e 20 giorni, Salvatore Ciancio 8 mesi, Letizia Cinà 6 anni e 10 mesi, Giampiero D'Astolfi 8 anni e 2 mesi, Francesco Pio Ferrante 9 anni, il padre Giovanni Ferrante 8 anni, che aveva collaborato con i magistrati e al quale il giudice ha riconosciuto la speciale attenuante prevista in questi casi, Michele Ferrante 12 anni, Gaetano Fontana (che ha deciso di parlare con i pm, che tuttavia non l'hanno mai ritenuto credibile) un anno e mezzo, Giovanni Fontana un anno e 8 mesi, Giuseppe Gambino 6 anni e 8 mesi, Nunzio Gambino 6 anni e 8 mesi, Salvatore Giglio 8 anni e 2 mesi, Roberto Giuffrida 6 anni e 8 mesi, Ivan Gulotta 5 anni (difeso dagli avvocati Rosanna Vella ed Edi Gioè, ha ottenuto anche lui i domiciliari), Roberto Gulotta 10 anni, Giovanni Mamone un anno e 4 mesi, Sergio Napolitano 12 anni, Domenico Onorato 12 anni, Santo Pace 12 anni, Domenico Passarello 12 anni, Pierfulvio Pecoraro un anno e 4 mesi, Michela Radogna un anno e 4 mesi e Liborio Sciacca 12 anni.

Le assoluzioni

Tantissime le assoluzioni, a cominciare da quelle dei fratelli Angelo Fontana e Rita Fontana e della madre Angela Teresi (difesi dagli avvocati Jimmy D'Azzò e Valerio Vianello Accorretti). Sono stati poi scagionati anche Rosolino Ruvolo (difeso dall'avvocato Giuseppe Avarello), Francesco Ferrante, padre dell'aspirante pentito (difeso dall'avvocato Debora Speciale) che è stato condannato solo a pagare una multa di mille euro, Gaetano Pensavecchia (difeso dall'avvocato Domenico La Blasca), Giovanni Giannusa (deve solo pagare un multa di mille euro, è difeso anche lui dall'avvocato Rosanna Vella), Lorenzo Badalamenti, Salvatore Badalamenti, Tommasso Bassi, Giulio Biondo, Antonino Bonura, Stefano Calafiore, Filippo Canfarotta, Andrea Ciampallari, Riccardo Colombo, Giuseppe Corona, Paolo Attilio Remo Cotini, Danilo D'Ignoti, Lorenzo Di Salvo, Leonardo Distaso, Francesco Charles Fabio,Laura Fabio, Ignazio Ferrante, Filippo Lo Bianco, Davide Matassa, Gianluca Panno, Emilia Passarello, Luigi Pensavecchia, Raffaele Pensavecchia, Gaetano Pilo, Domenico Pitti, Vittorio Pontieri, Massimiliano Regge, Daniele Santoianni, Monica Schillaci, Giuseppe Spallina e Carmelo Rubino (difesi, tra gli altri, dagli avvocati Vincenzo Giambruno, Alessandro Martorana, Antonio Turrisi, Claudio Giambruno, Salvatore Di Maria).

I risarcimenti

Il gup ha anche disposto che vengano versati 5 mila euro ciascuno, a titolo di provvisionale, a Fai, Solidaria, Confesercenti, Confcommercio, Sos Imprese, nonché 3 mila euro a due persone che si sono costituite parte civile. Gli imputati inoltre dovranno risarcire il Centro Pio La Torre, Solidaria, Comune di Palermo (rappresentati dagli avvocati Ettore Barcellona e Francesco Cutraro) e l'associazione  Caponnetto.

L'inchiesta - che per numeri, in tempi recenti, è equiparabile solo a "Cupola 2.0" - aveva ricostruito tutti gli affari del clan, con infiltrazioni ai Cantieri navali, ma anche allo "scaro" e nel settore delle scommesse, tanto che era anche scattato un sequestro di beni (immobili, aziende e persino cavalli) da 15 milioni. Nel blitz erano stati arrestati tutti i fratelli Fontana e anche la madre, Angela Teresi. Le accuse più gravi, però, non hanno retto al vaglio del giudice

Gaetano Fontana ad un certo punto aveva deciso di parlare con i pm, chiedendo poi di andare agli arresti domiciliari. La Procura non gli ha mai creduto e per lui aveva infatti invocato una condanna a 20 anni, senza alcuno sconto. Si era pentito anche il braccio destro dei Fontana, Giovanni Ferrante, le cui dichiarazioni sono state ritenute attendibili dai pm che avevano infatti chiesto di condannarlo a 8 anni, con la concessione della speciale riduzione di pena prevista per i collaboratori di giustizia.
 

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