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Cronaca

Volo, hotel e braccia rotte nel "pacchetto completo" degli spaccaossa al Nord: 2 finti incidenti in 7 ore

I retroscena dell'inchiesta che ha portato ad 8 fermi sui sinistri inscenati a Legnano, in provincia di Milano, nella stessa giornata. Il racconto delle vittime compiacenti, spinte dalla disperazione: "Ho 4 figli e un marito malato agli arresti domiciliari, la prima volta ho avuto paura e sono scappata ma poi mi hanno minacciata..."

Volo, hotel, anche la cena al ristorante e poi, sempre compreso nel pacchetto, pure la rottura di un braccio o di una gamba. Sarebbe stata questa "l'offerta speciale" proposta dalla presunta banda di spaccaossa sgominata ieri dalla polizia a persone disperate a tal punto da accettare di farsi menomare (anche in modo permanente) pur di incassare qualche spicciolo. Gli indagati avrebbero organizzato con cura le trasferte al Nord, tanto che in un caso sarebbero riusciti ad inscenare due finti incidenti a Legnano, in provincia di Milano, nell'arco di appena 7 ore.

Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Ennio Petrigni e del sostituto Anna Battaglia, infatti, i due sinistri sarebbero avvenuti il 26 settembre 2019, il primo intorno alle 14 ed il secondo alle 21. Entrambe le presunte truffe alle assicurazioni sarebbero state messe a punto da Giuseppe Zizza, Vincenzo Maccarrone (finiti entrambi in carcere) e Matteo Corrao (ai domiciliari).

"Ho 4 figli, un marito malato, dovevo mantenere la mia famiglia..."

E' stata proprio la vittima compiacente a svelare tutti i retroscena del primo incidente, spiegando agli inquirenti di aver partecipato all'imbroglio per "mantenere la mia famiglia composta da quattro figli e una nipote, un compagno con disturbi psichici che lavora saltuariamente come impiegato Reset e che in quel periodo non prendeva lo stipendio perché era ai domiciliari", ritrovandosi con "un braccio sinistro completamente disarticolato ed incapace di svolgere qualsiasi operazione manuale". Inizialmente la donna ha spiegato ai poliziotti del commissariato Brancaccio di aver "percepito 50 mila euro dall'assicurazione... Ho comprato vestiti e quello che serve per vivere... La carta del conto la tiene Maccarrone, gli ho affidato la pratica..." e ammettendo poi che "in tre giorni abbiamo prelevato tutti i soldi e li ha tenuti lui perché mi sento più sicura...".

"Ho preso l'aereo, sono stata in albergo"

Poi ha precisato che quella grave ferita al braccio non sarebbe stata determinata dall'incidente: "Il braccio me l'ha rotto Giuseppe Zizza... Lo conosco da tanto  e lui mi ha detto che c'era la possibilità di guadagnare qualcosa con un finto incidente stradale...". E ha raccontato pure la trasferta al Nord: "Sono partita in aereo e arrivando a Milano mi è venuta parendere una persona di lì che mi ha accompagnata in albergo, c'era anche un altro ragazzo, amico di Giuseppe Zizza, che è partito con me (si tratta della vittima compiacente dell'altro incidente inscenato a Legnano, ndr). Il giorno della frattura al braccio, questo ragazzo mi ha presa in auto dall'albergo e mi ha portata in un magazzino dove mi aspettava Zizza".

"Ho chiuso gli occhi e mi ha dato due colpi al braccio"

La donna (che è indagata a sua volta) ha svelato anche i particolari agghiaccianti della tortura a cui è sarebbe stata sottoposta: quando "ho visto Zizza ho chiuso gli occhi... Mi hanno fatta distendere a terra e mi hanno tenuto il ghiaccio per ore sul braccio per addormentarlo. Poi Zizza si è avvicinato e ho chiuso gli occhi e ho sentito la botta al braccio, mi ha dato due colpi non so con cosa... Poi Zizza mi ha accompagnata in macchina, tenendomi il braccio perché non avevo le forze per muovermi". Successivamente "mi ha presentato un uomo e mi diceva che il giorno dopo l'avrei trovato sul luogo del finto incidente perché avrebbe dovuto dire alla polizia che mi aveva appena investito". Sul posto "c'era una bicicletta vicino all'auto e ed io sono stata adagiata accanto alla bicicletta...".

"Malata e con un figlio piccolo: ecco perché mi sono fatta rompere le ossa"

"Biglietto e hotel, hanno pagato tutto loro"

La trasferta sarebbe stata interamente a spese di Zizza: "Mi ha pagato il biglietto del volo e l'hotel, poi ha dato la mia pratica a Maccarrone perché Zizza si lamentava sempre quando gli chiedevo i soldi per le spese". E la donna ha aggiunto: "Mi sono prestata a inscenare il finto incidente per mere necessità economiche, visto che ho 4 figli e vivo in condizioni di forti difficoltà economiche". Ha anche svelato che in realtà sarebbe stata portata già una prima volta a Legnano per simulare un sinistro, ma che per la paura sarebbe scappata, dovendo poi fare i conti con le pesanti minacce di Zizza.

"La prima volta sono scappata per la paura, ma mi hanno minacciata"

"La prima volta - ha messo a verbale la vittima compiacente - dopo che Zizza mi aveva dato 4 mila euro, sono partita in aereo, sono rimasta lì per giorni, il quinto che ero in albergo a Legnano, quello precedente al giorno in cui dovevano procurarmi le lesioni, io sono scappata per paura e sono rimasta sola a nascondermi fino a quando non ho recuperato i soldi per il biglietto del treno per tornare a Palermo. Qui sono stata minacciata da Zizza, voleva che gli restituissi i 4 mila euro, non avendo la somma sono stata costretta a ripartire...  Mi ha detto: 'O mi restituisce i 4 mila euro oppure succede qualche cosa', diceva che dovevo partire per fare il danno, cioè rompermi le ossa. Loro mi volevano rompere sia il braccio che la gamba. Mi sono rifiutata, ho detto solo il braccio...".

"Appena le dai 50 euro si zittisce"

La donna avrebbe poi chiesto ripetutamente soldi agli spaccaossa e, nelle intercettazioni, rimarcava: "Per favore dopo questa basta non voglio fare più niente, non m'interessa". Una frase che aveva messo in allarme Maccarrone, che ne parlava poi con Zizza: "Sto andando da lei, ha fatto discorsi strani, è meglio che tu non ti fai vedere..." e Zizza: "...dei carabinieri?". Maccarrone: "Eh, se ne vuole andare là (intendendo i carabinieri, ndr)... Lascia stare perché ce l'ha a morte con te", ma Zizza diceva con disprezzo: "Ora appena le porti 50 euro si zittisce".

"C'è da buttarla dal balcone"

Dopo aver incontrato la donna, Maccarrone riferiva a Zizza: "Tutta ubriaca era... Comunque a posto, l'abbiamo calmata, minchia bile... Non la prendevamo questa pratica era meglio... Fin quando ti chiede la 20 euro, la 10 euro di acconto, è minchiata..." e Zizza: "Appena apre bocca c'è da prenderla e da buttarla dal balcone". La condizione della vittima compiacente emerge anche da un altro dettaglio in cui parlando della figlia diceva: "Già ha fatto 50 assenze a scuola e mi hanno avvertita due volte... Sto male, sono nervosa, sto causando problemi anche ai miei figli, così va a finire male non posso lavorare più...". E supplicava, viste le complicazioni della frattura: "Vedete quello che dovete fare, appena io me la pulisco (la ferita, ndr) faccio la foto, ti faccio vedere quello che esce", ma Maccarrone replicava: "No, non mi fare vedere perché m'impressiono!".

La polizia: "Erano pronti a colpire ancora"

"Non mi fare andare a pane e olive"

La donna chiedeva ancora soldi: "Domani mia figlia fa il compleanno ed essendo che io poi parto glielo voglio festeggiare domani stesso" e Maccarrone: "Non ne abbiamo per adesso soldi, non possiamo fare niente in questo minuto...". La vittima compiacente allora diceva: "Domani abbi il pensiero di farmi partire e non mi fare andare a pane e olive... Vedi di trovare i soldi per comprarmi le cose, trovateli, vendi qualche cosa... Ti vendi le scarpe tue, perché io pure le vendo le mie cose".

"E' un lavoro sdisanuratu, ci rimetto anche i peli del c..."

Pressioni per avere denaro le avrebbe fatte anche il marito della donna, ma Maccarrone replicava: "Però così non è corretto, sabato vi ho dato 30 euro e ora mi chiedete 50 euro, io non ce li ho adesso... In questo minuto non ne ho... Tu lo capisci che le devo pagare l'intervento e mi viene a costare un casino di soldi oppure vi sembra che stiamo giocando, io qui lavoro per l'onorario, a 50 euro, a 30 euro, qui ci rimetto anche i peli del culo... E' un lavoro sdisanuratu". Alle insistenze della donna rispondeva: "Ti sei mangiata l'asino e ti confondi per la coda? Un altro poco di pazienza... L'operazione la devi fare se no nemmeno si può chiudere la pratica".

L'altro finto incidente 7 ore dopo

I poliziotti hanno poi indagato sull'altro incidente avvenuto a poche ore di distanza, sempre a Legnano e ancora una volta simulato lo scontro tra un'auto e due biciclette. Le vittime avrebbero percepito 55 mila euro e 66 mila euro. La somma data ad uno di loro, come hanno ricostruito gli investigatori era stata interamente prelevata da un conto intestato a un prestanome con 18 operazioni compiute tra il 12 ed il 15 maggio del 2020 e altre 9 tra il 18 e il 20 agosto successivi.


 

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