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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Brancaccio

Quei 700 mila euro incassati con 8 finti incidenti: "E la banda era pronta per altre truffe"

L'input per gli investigatori è arrivato quando un uomo ha provato ad aprire un conto alle Poste con un documento contraffatto. A parlare dell'ultima inchiesta su un gruppo di "spaccaossa" è il commissario di Brancaccio, Giuseppe Ambrogio: "Si organizzavano qui e partivano, sinistri simulati in città del Nord Italia"

Nel giro due anni sarebbero riusciti a simulare diversi incidenti stradali incassando dalle assicurazioni circa 700 mila euro, solo una minima parte dei quali arrivati alle vittime compiacenti. E un altro milione lo avrebbero riscosso se anche le altre pratiche fossero andate in porto. E’ un sistema raffinato quello che avrebbero ideato le otto persone fermate dalla polizia, che nei giorni scorsi ha eseguito un fermo disposto dal sostituto procuratore Anna Battaglia e dall’aggiunto Ennio Petrigni - poi convalidato dal gip Annalisa Tesoriere - per impedire che la presunta banda potesse fare del male a qualcun altro o ricevesse altri bonifici dalle compagnie assicurative.

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Rispetto alle precedenti inchieste - del tutto scollegate da quest’ultima - gli indagati avrebbero affinato la tecnica cercando di correggere gli "errori" che in passato avevano portato alle inchieste e agli arresti oggi al centro di una sceneggiatura di Netflix. L’organizzazione, stando a quanto ricostruito dagli agenti del commissariato Brancaccio, sarebbe stata guidata da Vincenzo Maccarone, Giuseppe Zizza e Matteo Corrao. Le indagini sono state avviate all’inizio del 2020, dopo alcuni movimenti registrati in un ufficio postale nella zona di Acqua dei Corsari.

A insospettire gli investigatori i due tentativi, di un uomo e di una donna, di aprire un conto corrente. Il primo con un documento palesemente contraffatto mentre la seconda con la propria carta d’identità. Dai primi accertamenti è venuto fuori che entrambi erano arrivati nell’agenzia di via Galletti accompagnati a bordo di una costosa Audi da una persona poi identificata in Zizza. "Erano pronti per altre truffe. La scelta degli uffici postali - spiega il commissario di Brancaccio, Giuseppe Ambrogio (foto allegata) - deriva dal fatto che, rispetto agli altri, è l’istituto che consente di più facilmente 'svuotare' i conti, sia tramite bancomat sia tramite un unico prelievo in ufficio".

Giuseppe Ambrogio-2Dopo i primi riscontri sono partiti pedinamenti e appostamenti, supportati da intercettazioni telefoniche e ambientali che passo dopo passo avrebbero confermato l’ipotesi dell’accusa. Fondamentale anche l’analisi dei tabulati telefonici, dai quali sono emersi numerosi contatti tra presunti carnefici e vittime, e delle celle agganciate al Nord Italia dagli smartphone di alcuni indagati. "Rispetto al passato - aggiunge - gli incidenti, otto dei quali sono risultati assolutamente fasulli, venivano simulati in altre città. Solo uno riguardava Palermo".

Secondo quanto ricostruito le vittime compiacenti, dopo aver preso accordi con la presunta banda, avrebbero ricevuto i biglietti aerei e una prenotazione in albergo dove stare per tutto il tempo necessario. Una volta arrivati a destinazione, gli indagati li avrebbero portati in una "sala operatoria" di fortuna dove anestetizzare l’arto e fratturarlo. Poi il ferito sarebbe stato portato nel luogo prescelto per il finto incidente, dove venivano posizionate una macchina e una bici elettrica con danni compatibili con un sinistro. A quel punto il grosso era fatto: bastava chiamare il 118 per chiedere l'intervento di un'ambulanza e della polizia municipale.

Spaccaossa, scattano otto fermi

I feriti, poi portati in ospedale per le prime cure, provvedevano a inviare la documentazione sanitaria agli indagati per portare avanti la pratica da inoltrare alla compagnia assicurativa. In quei momenti era la banda a sostenere le spese delle vittime, che firmavano una procura davanti a un notaio affidandosi a dei "professionisti" per la liquidazione dei danni. Peccato che i destinatari delle somme, alla fine, percepivano una minima parte del denaro. "In un caso - spiega il commissario Ambrogio - una delle vittime, a fronte di un risarcimento da 80 mila euro, ne ha ricevuti poco meno di duemila".

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Un’ulteriore conferma delle cifre arriva dall’analisi patrimoniale eseguita dalla polizia. "Una conferma dei sospetti - conclude Ambrogio - è arrivata dalle indagini sui conti correnti degli indagati e il loro stile di vita, condotta al di sopra delle loro possibilità. Da qui il sequestro per equivalente disposto per congelare le somme considerate frutto dell’attività delittuosa e reimpiegati per acquistare anche appartamenti e automobili. Devo fare un plauso al nostro personale per il grande lavoro svolto e per le puntuali indagini eseguite che sono tuttora in corso e potrebbero portare a ulteriori sviluppi".

"Spaccaossa", consulente irrompe sul set di Netflix

Da qualche settimana a Palermo sono iniziate le riprese di "Spaccaossa", prodotto da Netflix. Sul set, ieri allestito nel rione Danisinni, ha fatto irruzione un uomo con l'obiettivo di contestare, anche con toni aspri, il lavoro del regista. Si trattava di un consulente di una compagnia assicurativa che si era presentato dopo aver letto sui giornali che qualcuno stava girando una pellicola sulla storia dei finti incidenti. Secondo quanto riferito da alcuni presenti si sarebbe lamentato degli effetti negativi che il film potrebbe avere sulla sua categoria, composta in buona parte da professionisti perbene che, in alcuni casi, sono riusciti a lavorare onestamente pur muovendosi in ambienti poco raccomandabili.

Le altre inchieste sui finti incidenti

Negli anni passati, infatti, sono state aperte cinque diverse inchieste che hanno portato a numerose condanne in primo grado. Solo in un caso il processo è arrivato già in appello (con 34 condanne). Nell’ultimo troncone sono emerse anche alcune connessioni tra alcuni spaccaossa e i boss di Brancaccio: anche Cosa nostra, quindi, avrebbe cercato di lucrare sulle liquidazioni degli incidenti e truffare le compagnie assicurative.

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