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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Sistema Saguto, un danno da 4 milioni: un terzo del conto lo pagherà lei

Il tribunale di Caltanissetta oltre alle 12 condanne ha disposto risarcimenti e provvisionali, anche per diverse aziende danneggiate dalla gestione scorretta delle Misure di prevenzione. L'ex giudice dovrà versare in tutto più di un milione e 100 mila euro e per questo le è stata sequestrata anche la casa

Il danno provocato dallo scandalo sulla gestione dei beni confiscati, soprattutto sul piano simbolico della lotta alla mafia, probabilmente non è quantificabile. I giudici di Caltanissetta, che ieri hanno condannato 12 persone, tra cui l'ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, tra risarcimenti e provvisionali hanno però disposto che vengano versati complessivamente quasi 4 milioni (3 milioni 756.468,25 euro per l'esattezza) alle parti civili. Quasi un terzo della cifra - un milione 151.206,25 euro - dovrà sborsarlo proprio l'ex giudice, a cui proprio per questo sono stati sequestrati beni per un valore di oltre 823 mila euro, tra cui anche la sua casa di via De Cosmi.

Sono cifre elevate quelle indicate nel dispositivo emesso dal collegio presieduto da Andrea Catalano e composto anche da Valentina Balbo e Salvatore Palmeri. Basta pensare che solo le spese legali che i condannati dovranno pagare alle parti civili ammontano a 78.272 euro. Oltre a Saguto e al marito, Lorenzo Caramma (che dovrà cacciare in tutto 340.756,25 euro), le somme più consistenti saranno sborsate dall'avvocato Gaetano Cappellano Seminara (575.756,25 euro), dall'amministratore giudiziario Roberto Santangelo (573.800 euro) e dal professore dell'università Kore di Enna, Carmelo Provenzano (485 mila euro).

A Cappellano Seminara, che per anni ha lavorato con l'ex presidente delle Misure di prevenzione e che ha gestito decine di amministrazioni giudiziarie, sono stati anche sequestrati un immobile in via Roma (dal valore di oltre 256 mila euro) e delle quote nella Legal Gest Consulting srl per quasi 468 mila euro. Si tratta di beni già bloccati nell'ambito di un'altra inchiesta giudiziaria per evasione fiscale in cui è coinvolto.

La parte più consistente dei risarcimenti è stata riconosciuta alla presidenza del Consiglio dei ministri: un milione 950 mila euro, di cui 500 mila euro a carico dell'ex magistrato, 400 mila di Cappellano Seminara e 250 mila di Provenzano. Maxirisarcimento anche per il ministero della Giustizia: 738.468,75 euro (di cui quasi 358 mila euro di Saguto, del marito e di Cappellano Seminara). Cifre meno alte per la Regione, 180 mila euro, per il Comune di Palermo, 108 mila euro, e l'università Kore, 65 mila euro (di cui 5 mila a carico del figlio di Saguto, Emanuele Caramma).

I giudici hanno poi stabilito che i danni patrimoniali per il ministero della Giustizia, dell'Agenzia per i beni confiscati e per le amministrazioni giudiziarie Buttita, Acanto, Ingrassia e Vetrano debbano essere quantificati in sede civile. Intanto sono state riconosciute delle provvisionali per complessivamente 650 mila euro a varie imprese danneggiate dalla gestione scorretta dei patrimoni sequestrati e ancora una volta è Silvana Saguto a dover pagare la parte più consistente: 90 mila euro dovranno andare alla Elgas srl, alla ditta di Anna Rita Pedone e a quella di Francesco Raspanti, solo l'ex giudice dovrà poi versare 210 mila euro in tutto a Telemed, Pubblimed, Sicilia 7, Med Group, Simsider, FinMed, Med Immobiliare, 90 mila euro la provvisionale disposta per la Motoroil, 60 mila alla Rebuc. Inoltre l'ex giudice dovrà risarcire con 85 mila euro in tutto Filippo, Gabriele e Vincenzo Corrado Rappa.

Il tribunale ha pure inflitto delle pene accessorie: Saguto, Cappellano Seminara, Provenzano, Santangelo, Lorenzo Caramma, ma anche Maria Ingrao, Calogera Manta e l'ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e dichiarati incapaci in perpetuo di contrattare con la pubblica amministrazione. Stessa sanzione, ma per cinque anni, per il colonnello della Dia Rosolino Nasca, Roberto Di Maria e Walter Virga.

Infine i giudici hanno deciso di restituire gli atti alla Procura in relazione alle dichiarazioni rese durante il dibattimento per 9 persone, al fine di vagliare l'ipotesi di falsa testimonianza. Si tratta di Giuseppe Barone, Stefano Scammacca, Gianfranco Scimone, Alessio Cordova, Laura Greca, Alessandra Marta, Alessandro Bonanno, Roberto Paganon e Giuseppe Caronia.

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