Processo “mafia e appalti”, tre assoluzioni in appello
Due imprenditori, Vincenzo Rizzacasa e Salvatore Sbeglia, sono stati assolti dalla corte d'appello dall'accusa di intestazione fittizia. Assolto anche Vincenzo Marcianò che in primo grado aveva avuto 8 anni e 2 mesi
Due imprenditori, Vincenzo Rizzacasa e Salvatore Sbeglia, sono stati assolti dalla corte d'appello dall'accusa di intestazione fittizia. In primo grado erano stati condannati a 3 anni e 4 mesi ciascuno. Assolto anche Vincenzo Marcianò che in primo grado aveva avuto 8 anni e 2 mesi. La corte ha escluso l'aggravante mafiosa per Francesco Sbeglia, per cui è stato dichiarato prescritto il reato di intestazione fittizia. Ridotta anche la condanna inflitta dal gup a Antonino Maranzano condannato a 8 anni e 8 mesi (ne aveva avuti 10 e 10 mesi in primo grado).
Confermate, invece, le pene per gli altri imputati accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni. La pena piu alta, 10 anni, è stata inflitta al boss Nino Rotolo. A 8 anni e 2 mesi è stato condannato Francesco Paolo Sbeglia, 8 anni per Carmelo Cancemi; 4 anni dovranno scontare invece Pietro Vaccaro e 8 anni e due mesi Fausto Seidita. Infine a 2 anni di carcere è stato condannato Massimo Troia. Il processo nasce dalle intercettazioni effettuate nel box del capomafia Nino Rotolo che negli anni scorsi portarono ad altri arresti e condanne. Le conversazioni dei boss, che si riunivano da Rotolo per concordare affari ed estorsioni, sono state riscontrate dalle dichiarazioni di diversi pentiti.