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Domenica, 28 Aprile 2024
Mafia Sferracavallo

Sferracavallo nella rete del pizzo, quel ladro che rubò in un ristorante "protetto": "Abbuscò qua in piazza"

Dall'inchiesta "Metus" che ha portato all'arresto di 11 persone si evince come la mafia aveva il controllo sui chioschi e locali della borgata. Diversi commercianti davano 200 euro al mese per la "messa a posto". La protesta di una donna: "Però noi d’inverno non abbiamo pagato mai". Punizioni esemplari per chi sgarrava: "Ringrazia che non ti ho scannato"

Era il 14 marzo 2022 quando Rosario Gennaro, arrestato questa mattina insieme ad altre dieci persone nel blitz antimafia dei carabinieri, scoprì di un furto subito da un ristoratore della zona di Sferracavallo che si trovava sotto la sua protezione. Un furto evidentemente non autorizzato dal mandamento di Tommaso Natale e per il quale serviva una punizione esemplare visto che l'imprenditore si trovava nella lista dei commercianti - diversi nella borgata marinara - che si piegavano al pizzo. Uno sgarro ricambiato con un pestaggio di cui l’indagato, il giorno successivo, diede aggiornamenti ad Amedeo Romeo, anche lui finito in carcere all’alba. "Io ci faccio la sicurezza nei chioschetti… in estate pure a Barcarello passo", diceva Gennaro. Lo stesso che - come emerge dalle intercettazioni riportate nel provvedimento del gip - affermava: "Vedi che qui comandiamo noi…".

Operazione "Metus", i nomi degli 11 arrestati

Il retroscena è emerso grazie alle intercettazioni fatte dai carabinieri del Comando provinciale che questa mattina, con l’operazione "Metus", hanno eseguito un provvedimento del gip. "Hai sentito il discorso?", chiedeva ad Amedeo Romeo. "No", rispondeva lui. "Che si sono fatti le cose da… Abbuscò qua in piazza, ha portato tutte cose di nuovo": E fu così che parte della refurtiva (un'idropulitrice) tornò al suo proprietario. Il resto lo custodiva un'altra persona che venne picchiata selvaggiamente e costretta a inginocchiarsi per implorare perdono. Qualche giorno dopo fu Romeo ad aggiornare Gennaro dopo aver incontrato il ladro. "Devi ringraziare - diceva l’indagato ripetendo le parole dette al ladro - che non ti hanno scannato qua dentro… Rosario… appena gli ho detto Rosario apparanzò… Quando lo vedi, vedi a me… gli ho detto 'non ti permettere più'". Sull'episodio, sulla base delle annotazioni degli investigatori, il gip scrive: "Gli infliggeva (riferendosi a Gennaro, ndr) una barbara punizione eseguita nel corso di una vera e propria fustigazione avvenuta in piazza, quale vera e propria manifestazione dell’efficienza garantita dalla cosca".

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Già, perché in quella zona erano diversi i commercianti che pagavano per la "messa a posto" ogni mese. Cento o duecento euro per evitare furti e danneggiamenti. Un lavoro duro, come ammetteva lo stesso Gennaro, che si presentava - come ricostruisce l’accusa - come il nuovo "guardiano" incaricato di incassare i soldi: "Ho combattuto con quelli dei chioschetti". "Perché?", chiedeva l’interlocutore. "Perché? Perché devono buttare il sangue dal cuore, loro e io pure, io quando mi ci sono messo però. Ancora cinque mi devono dare i soldi, ora parlavo con… 'Scusa, ma quando devo passare per quelle cose?'. Dice: 'Gio, stiamo facendo lavori. Passa appena finiamo’". Stesso problema con un altro: "Mi fa 'A fine settimana’. Non me la fido più per l’anima di mia madre", concludeva. Molti chiedevano di rinviare i pagamenti per mancanza di liquidità: "Stasera gli viene il freddo a…". "Perché, è san paganino (giornata di pagamento, ndr)?", chiedeva il suo interlocutore. "Stasera mi deve dare i soldi, perché mi porto gli ombrelloni. A 150 euro l’uno me li posso vendere", concludeva Gennaro.

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Emblematica anche un'altra conversazione, risalente a dicembre 2021, tra Gennaro e la moglie di un altro ristoratore. "Mi aveva detto suo marito di passare oggi". “Sì, oggi perché gli pare a mio marito che si lavora… (sorride) ma non ce n’è. Non puoi venire sabato sera?", rilancia mentre conta i soldi in cassa rendendosi conto di non avere la somma richiesta. Poi è la stessa donna a chiedere il perché di queste richieste "fuori stagione" quando gli affari della borgata non "girano". "TI volevo dire una cosa, noi te li stiamo dando perché vediamo che sei bravo… Però noi d’inverno non abbiamo pagato mai, pagavamo d’estate fino a ottobre e poi ricominciavamo ad aprile". E all’appunto Gennaro rispondeva: "Allora d’inverno non lo volete guardato qua? Questo è il problema". E lei, cogliendo forse il messaggio, rispondeva: "Vabbè lascia stare perché tu dici… non sia mai Dio… no, gli altri anni noi l’abbiamo tenuto sempre e ringraziando il Signore non abbiamo avuto mai niente, però con tutti quanti avevamo questo patto, facevamo d’estate fino a ottobre".

In diversi casi non sono stati individuati i commercianti ai quali gli indagati avrebbero chiesto il pizzo. Richieste per le quali non era necessario l'utilizzo della forza o della violenza visto che, ricostruisce ancora il gip, si trattava di un "meccanismo ormai perfettamente rodato che si fondava sull’implicita e reciproca consapevolezza dei soggetti coinvolti in ordine alla doverosa e inderogabile necessità di rispettare condizioni e termini dei prelievi forzosi, pena l’esposizione delle attività al serio e concreto di rischio di atti predatori e danneggiamenti".

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