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Mafia Partinico

I boss di Partinico e il Gps sull'auto: "Un dipendente del Comune li ha aiutati a leggere i dati"

La vicenda emerge dal blitz "Gordio". Per i pm, Michele Vitale e Salvatore Leggio si sarebbero rivolti all'impiegato per analizzare il dispositivo piazzato dai carabinieri e seguire i loro movimenti e scoprire eventuali trasporti di droga. L'uomo è indagato per favoreggiamento aggravato, ma il gip non ha ritenuto sufficienti gli elementi per arrestarlo

Un Gps per seguire tutti i movimenti dell'auto utilizzata dai cognati Salvatore Leggio e Michele Vitale, arrestati nell'operazione "Gordio" contro il clan di Partinico, che tuttavia non avrebbe mai funzionato correttamente, impedendo agli investigatori di conoscere gli spostamenti del mezzo sul quale si era ipotizzato potesse essere trasportata della droga. Secondo la Procura - ma il gip Lirio Conti ha ritenuto insufficienti gli indizi di colpevolezza - un dipendente del Comune di Partinico, esperto di informatica, avrebbe aiutato i due a decriptare i dati registrati dal Gps, che sarebbe stato smontato dalla macchina. L'impiegato è indagato a piede libero per favoreggiamento aggravato dall'aver agevolato Cosa nostra.

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La vicenda emerge dall'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Bruno Brucoli, Dario Scaletta e Alfredo Gagliardi e risalirebbe alla primavera del 2018. Il 16 aprile di quell'anno, infatti, i carabinieri avevano installato il dispositivo di localizzazione satellitare sulla Volkswagen Cassy in uso a Leggio e Vitale. Il Gps, che ha una durata media delle batterie di circa due mesi - come sottolineano gli inquirenti - non avrebbe mai funzionato bene, per un'avaria alla periferica di trasmissione e non sarebbero stati quindi inviati i dati. Tra il 20 e il 22 giugno del 2018 erano state però intercettate alcune telefonate tra i cognati e il dipendente del comunale, dalle quali - per la Procura - emergerebbe che Leggio, avendo trovato e tolto il Gps, si sarebbe rivolto all'esperto informatico per leggere i dati registrati dal dispositivo.

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Nello specifico, come ricostruiscono i carabinieri, il 20 giugno Leggio aveva chiamato il dipendente pubblico e gli avrebbe detto che aveva bisogno di incontrarlo perché avrebbe dovuto fargli vedere un pc non funzionante. Il giorno successivo prima di mezzogiorno i due si sarebbero visti.

Il 22 giugno Leggio sarebbe stato poi chiamato da Vitale che gli avrebbe detto che bisognava andare a ritirare "qualcosa per la quale Vitale nutriva una certa preoccupazione". Successivamente, Leggio e Vitale, sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, avrebbero discusso della decriptazione dei dati estrapolati dall'impiegato, manifestando però delle perplessità perché alcuni tracciamenti avrebbero fatto riferimento a località dove i due non sarebbero mai stati.

I nomi di tutti gli indagati

"A parere di questo ufficio - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - non è da escludere che il dipendente del Comune, quale esperto informatico, avendo utilizzato un programma di recupero dati abbia estrapolato anche delle loacalizzazioni riferite a precedenti indagini, essendo che tali sistemi Gps vengono di volta in volta codificati". I pm avevano chiesto l'applicazione di una misura cautelare per il dipendente pubblico, ma il gip ha ritenuto che allo stato gli elementi a carico dell'indagato non siano sufficienti.

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