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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

"Diagnosi sbagliata al Policlinico", scopre di avere un tumore con 14 mesi di ritardo: sarà risarcita

Il tribunale ha riconosciuto i danni ad una paziente che nel 2014 aveva fatto dei controlli nell'ospedale ed era stata poi dimessa, nonostante sarebbero stati necessari altri accertamenti per giungere ad una diagnosi. Solo a dicembre 2015 aveva appreso a Milano che si trattava di un linfoma di Hodgkin ed aveva potuto avviare la chemioterapia

Sarebbero stati necessari degli approfondimenti diagnostici, ma la paziente fu invece dimessa dal Policlinico e scoprì poi a Milano - con più di un anno di ritardo - di avere un linfoma di Hodgkin. Una "negligenza" quella dei medici della struttura sanitaria palermitana che aveva portato alla diagnosi della malattia 14 mesi dopo rispetto a quando sarebbe stato possibile e, di conseguenza, anche ad un ritardo nell'inizio delle cure chemioterapiche per contrastarla. La terza sezione del tribunale civile, presieduta da Monica Montante, ha così condannato il Policlinico a risarcire i danni patiti dalla paziente, che oggi ha 63 anni ed ha per fortuna superato indenne la patologia, con 14.105,04 euro, oltre al pagamento delle spese legali.

Il giudice ha accolto solo in parte le richieste della paziente, assistita dall'avvocato Carlo Riela (nella foto), che aveva quantificato il danno in oltre 300 mila euro ed aveva citato in giudizio anche altri due ospedali, il Cervello e il Sant'Orsola-Malpighi di Bologna, di cui tuttavia è stata esclusa qualsiasi responsabilità.

avvocato carlo rielaNell'estate del 2014 la donna per via di un linfonodo aveva fatto un'ecografia mammaria, prescritta dal suo medico, e poi, il 18 settembre, anche una tac al Policlinico, dove era stata ricoverata fino al 22 per l'asportazione del linfonodo e l'esame istologico. A quel punto sarebbe stata dimessa senza particolari prescrizioni. La paziente si era in seguito rivolta all'Istituto nazionale dei tumori di Milano, che aveva ritenuto necessario asportare anche un altro linfonodo, intervento al quale la donna si era sottoposta il 7 novembre del 2015 al Cervello. La diagnosi - confermata poi anche nella struttura sanitaria di Bologna - era stata quella di una linfoadenite granulomatosa. A scoprire che si trattava invece di linfoma di Hodgkin era stato, il 2 dicembre del 2015, l'Istituto europeo di oncologia di Milano.

Secondo la difesa della donna, già a settembre del 2014, se il Policlinico avesse fatto tutti gli accertamenti necessari, avrebbe potuto scoprire la malattia ed avviare le adeguate cure. La stessa conclusione è stata raggiunta dai periti nominati dal giudice durante la causa, secondo cui il primo ottobre 2014 era stata consegnata al Policlinico la diagnosi istologica di "linfoadenite cronica necrotizzante", ma "accompagnata dall'inequivocabile indicazione della necessità che 'ai fini dell'inquadramento nosografico del processo sono indispensabili ulteriori correlazioni cliniche e siero-immunologiche'. Tale approfondimento diagnostico (rivalutazione clinica, visita specialistica ematologica, infettivologica, pneumologica, rivalutazione sierologica, con esecuzione di test per varie patologie ecc.) - dicono i periti - non è stato eseguito al Policlinico, da cui la paziente veniva dimessa senza particolari indicazioni".

Per gli esperti - e il giudice ne ha poi sposato la tesi - "la gestione clinica della paziente al Policlinico non è stata conforme alle leges artis" e "la condotta che desta maggior perplessità è la dimissione della paziente nonostante l'indicazione, contenuta nello stesso accertamento istologico di necessità di un ulteriore approfondimento diagnostico per il corretto inquadramento diagnostico della paziente". Dunque "la gestione clinica complessiva avvenuta al Policlinico è stata negligente, imprudente ed imperita, perché la paziente è stata dimessa al domicilio senza una diagnosi, nonostante il referto istologico non rassicurante e meritevole di approfondimento". Inoltre "si ha l'impressione che - affermano ancora gli esperti - il referto istologico sia stato acriticamente accettato quale negativo per patologia" e "ciò ha condotto alla mancata diagnosi di linfoma di Hodgkin e conseguente ritardo diagnostico di circa 14 mesi di una patologia altrimenti diagnosticabile già nell'ottobre 2014".

Per questo, si legge nella sentenza, "il Policlinico deve essere condannato a risarcire l'attrice dei danni sofferti in conseguenza del comportamento inadempiente dei sanitari" che, come sostengono sempre i periti, con "la mancata tempestiva diagnosi di neoplasia ha precluso alla paziente un ulteriore approfondimento diagnostico che avrebbe consentito una adeguata ed esaustiva stadiazione già nel settembre-ottobre 2014". Nel quantificare il danno il giudice ha ovviamente tenuto conto del fatto che la donna, alla fine e per fortuna, era comunque riuscita a curarsi e che è poi guarita, nonostante quel ritardo.

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