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Cronaca

La prof del Don Bosco morta, il medico che la vaccinò rischia il processo per omicidio colposo

Chiusa l'inchiesta a carico di V. F., ormai in pensione. Secondo la Procura, non avrebbe valutato che Cinzia Pennino, deceduta 17 giorni dopo la somministrazione di Astrazeneca, sarebbe stata obesa e dunque a rischio. La difesa: "Le perizie hanno escluso un nesso di causalità tra il farmaco e il decesso"

Rischia il processo per omicidio colposo il medico che somministrò il vaccino Astrazeneca a Cinzia Pennino, la prof del Don Bosco deceduta a 46 anni il 28 marzo dell'anno scorso, a 17 giorni dalla prima dose. Il procuratore aggiunto Ennio Petrigni ed il sostituto Giorgia Spiri hanno infatti notificato all'indagato, V. F., ormai in pensione, l'avviso di conclusione delle indagini. Un atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.

Il dottore, difeso dall'avvocato Dario Gallo, si è sottoposto in passato ad un interrogatorio ed ha respinto le accuse, spiegando che, vaccinando mediamente 80 persone al giorno in quel periodo, non aveva alcun ricordo della vittima e che comunque nella scheda consegnata all'hub della Fiera la paziente non avrebbe indicato di soffrire di alcuna patologia, non destando così alcun tipo di preoccupazione.

Per la Procura - anche se due perizie avrebbero escluso il nesso di causalità tra il decesso dell'insegnante e il vaccino - il medico avrebbe dovuto invece accorgersi che Cinzia Pennino sarebbe stata affetta da "obesità severa evidente" perché avrebbe avuto un indice di massa corporea "superiore al valore di 35 (pari a 39,79)" e avrebbe dovuto essere quindi inserita tra le "persone estremamente vulnerabili" a cui avrebbero dovuto essere somministrato "vaccini a Mrna", ovvero Pfizer o Moderna. Quella che emerge dall'avviso di conclusione delle indagini è dunque la tesi che la i pm hanno sostenuto sin dall'inizio e che ora, alla luce degli accertamenti compiuti, ritengono confermata.

Cinzia Pennino - tra i primi vaccinati essendo un'insegnante e in una fase in cui il vaccino maggiormente disponibile era proprio Astrazeneca - era andata una prima volta alla Fiera il 7 marzo e in quel caso il medico vaccinatore non aveva voluto somministrarle la dose proprio perché aveva ritenuto la prof obesa. Lei aveva prenotato nuovamente l'11 marzo e in quel caso V. F. le aveva invece fatto il vaccino senza alcun problema. La famiglia della vittima ha da sempre dichiarato che stava bene e che "le sue condizioni di salute erano perfette".

Il giorno del vaccino, Pennino era andata a scuola regolarmente, mentre il giorno dopo avrebbe avuto un po' di febbre (37,5/38), sparita rapidamente con la Tachipirina. Il 21 marzo la prof avrebbe invece iniziato ad avere dei dolori addominali e avrebbe vomitato, senza neppure associare questa reazione al vaccino, visto il tempo ormai trascorso. Aveva preso qualcosa, ma senza esito, così aveva deciso di contattare un'amica in servizio al Buccheri La Ferla ed era andata al pronto soccorso. Con una Tac sarebbe "emersa una trombosi addominalre in atto", sostengono i legali della famiglia, il penalista Luigi Miceli Tagliavia e il civilista Alessandro Palmigiano. Cinzia Pennino era stata trasferita al Policlinico, dov'era poi spirata. 
 

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