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Cronaca

Le mazzette in assessorato, il funzionario regionale già arrestato per corruzione: "Ma io sono furbo..."

Le intercettazioni che hanno portato all'obbligo di dimora a Monreale per Marcello Asciutto, che era già finito ai domiciliari nel 2020 nella vicenda Arata-Nicastri sulle tangenti legate alle energie rinnovabili ed era poi tornato libero e anche in servizio. "Prima dell'intelligenza serve la moneta..."

"Io sono furbo", questo pensava Marcello Asciutto, funzionario del Dipartimento regionale all'Energia, e aggiungeva parlando con la moglie: "Ma è così, è la vita che funziona così, è il mondo che funziona così...". A giudicare però dalle vicende giudiziare del dipendente pubblico - già finito ai domiciliari nel 2020 per corruzione, attualmente sotto processo e oggi sottoposto all'obbligo di dimora a Monreale sempre per lo stesso reato - la sua "furbizia" ha funzionato solo fino ad un certo punto. Asciutto, infatti, era già stato coinvolto nell'inchiesta sul patto siglato da Vito Nicastri e l'ex parlamentare nazionale della Lega, Paolo Arata, legato al business nel settore delle rinnovabili ed è proprio la prosecuzione di quell'indagine che ha portato alle nuove contestazioni da parte della Procura, che in realtà sono precedenti al 2020.

Il precedente arresto per una tangente da 30 mila euro

Nell'inchiesta della guardia di finanza, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Claudia Ferrari e Gianluca De Leo emerge che Asciutto avrebbe agevolato l'imprenditore agrigentino Sergio Vella, titolare di due aziende che si occupano di trattamento e smaltimento di rifiuti non pericolosi, Seap srl e Seap Depurazione Acque srl, per avere delle autorizzazioni. In cambio avrebbe ricevuto - secondo l'accusa - oltre un milione di euro, sotto forma di finanziamento alle aziende del figlio, la Palantir spa e la Palantir Corporation spa, tra giugno 2018 e novembre 2020. Presunte tangenti che sarebbero state intascate dunque prima che Asciutto finisse ai domiciliari per la vicenda Arata-Nicastri (era stato propio il secondo peraltro a fare il suo nome quando aveva deciso di parlare con i magistrati), ovvero il 21 dicembre 2020. Il funzionario aveva negato di aver intascato una mazzetta da 30 mila euro. La misura era stata poi revocata ed era tornato in servizio, ma alle dipendenze di un altro assessorato regionale, quello al Lavoro, e nello specifio al centro per l'impiego di Monreale.

I presunti favori per ottenere uno sconto sull'acquisto di una Smart

Secondo la Procura, Asciutto avrebbe favorito anche altre due aziende di autodemolizione e in cambio avrebbe ottenuto uno sconto sull'acquisto di una Smat Fortwo oltre ad una serie di riparazioni gratis non meglio quantificate. Ma il gip Ermelinda Marfia ha ritenuto non provata la vicenda ed ha respinto su questo punto la richiesta dei pm.

L'imprenditore: "Qua sono amicizie rare..."

Il 20 dicembre del 2019, Asciutto e Vella intercettati nell'ufficio del primo, l'imprenditore diceva: "Qua sono amicizie rare queste di qua...". I due parlavano poi delle autorizzazioni che Vella attendeva e il funzionaro gli consigliava: "Tu continua a lavorare... ora lui ti fa la nota (...) no, io na littra ma facissi fare". E aggiungeva: "Intanto gli devi dire: 'Guardi in merito all'istanza di rinnovo lei deve andare in Aia, deve fare istanza di Aia il dipartimento non tu'" e Vella chiedeva: "Comunque se ti capita però ci dici ca un ci dici non lo so commentatelo insomma no?".

"Quel collega perde tempo, è passato un anno e mezzo!"

Sulla pratica Vella, Asciutto ce l'avrebbe avuta poi con un collega che non avrebbe operato "correttamente" e creato difficoltà all'imprenditore: "Un collega che scende e ti dice: 'Vedi che è passato un anno e mezzo, secondo me adesso anche cronologicamente tocca a questa pratica! Non è che ti staio dicendo io di taliarla perché... Minchia aprila!'. Ti rendi conto che è stata fatta è stata fatta già la prima conferenza! Buttana della miseria, ha da un anno e mezzo, un ci ha fatto manco a secunna". E sottolineava: "Un collega con cui hai lavorato fino all'anno scorso a farti una mala parte un ci pensa du vote", perché "non hanno fatto bene! Non si sospende un'autorizzazione! In questo modo! Vedi che hanno fatto comunque ricorso al Tar questi! Non ci possono stare senza autorizzazione".

"Prima della tua intelligenza serve la moneta"

Che Asciutto avrebbe avuto interessi diretti nelle aziende del figlio emerge poi da alcuni dialoghi con la moglie, in cui si rimarcava che senza il loro intervento il ragazzo non avrebbe fatto proprio nulla: "Chiu assai di iddu cu potti essere! Ti pare ca chiddu è cretino - diceva la donna - ca offre cene a chiddu, offre cene a quello... Quello dove vede, perché è furbo vero, dove vede non talia nenti perché c'ha un ritorno" e Asciutto replicava: "Pure io sono furbo... pure io sono stato furbo... Ma è così, è la vita che funziona così, è il mondo che funziona così, non dico quanto Sergio (Vella, ndr) ha nella società!". La moglie proseguiva: "Io per te ho fatto tutto, io per te (si riferisce al figlio, ndr), questa gliela devi sempre rinfracciare, se tu sei a questo punto è inutile ca rici... sì tu hai a tua intelligenza ma prima ra to intelligenza ci vuleva a munita pi cuminciari sinnò i tua arristavanu chiaccheri e progetti na to testa... Tu avevi i progetti e io ti ho dato i mezzi, poi tu hai continuato ma sempre io ti ho dato i mezzi e qualche conoscenza" e Asciutto subito: "Qualche?" e aggiungeva "c'era pure l'amico mio".

Il gip: "C'è stato un patto corruttivo"

In un'altra conversazione sarebbe stato proprio il figlio di Asciutto a rinfacciare all'imprenditore: "Che mio padre era buono quando lo chiamavi!". E' per questo che il gip, nell'ordinanza di custodia cautelare, scrive: "Si può dunque affermare che, da una parte, gli atti amministrativi ed il comportamento del pubblico ufficiale erano funzionalmente orientati al passaggio di utilità e ad una effettiva contropartita e, d'altra parte, che la scelta dell'imprenditore Vella di effettuare degli investimenti nelle dette società (e correlate attività di promozione) sia frutto del patto corruttivo, non apparendo invece quale mera decisione imprenditoriale".
 

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