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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Eolico e mazzette alla Regione: condanna definitiva per un funzionario, ma non andrà in carcere

La Cassazione rigetta il ricorso di Giacomo Causarano, originario di Partinico e in servizio al Dipartimento dell'Energia, confermata quindi la pena (sospesa) di 2 anni. Aveva intascato una maxitangente dall'imprenditore Vito Nicastri per agevolarlo nel business: "Giacomino è l'olio degli ingranaggi..."

"Giacomino è l'olio degli ingranaggi", è così che l'imprenditore dell'eolico Vito Nicastri parlava del dirigente regionale Giacomo Causarano, originario di Partinico, al quale aveva versato tangenti per mezzo milione per farsi approvare più facilmente diversi progetti legati ad impianti di energie alternative. Adesso la condanna per Causarano, che è stato processato con l'abbreviato, è diventata definitiva: la pena è di 2 anni ed è stata sospesa, quindi l'imputato non andrà in carcere.

La sesta sezione della Cassazione, presieduta da Giorgio Fidelbo, ha infatti rigettato il ricorso di Causarano, che in primo grado era stato condannato a 3 anni e 4 mesi. La pena era stato poi ridotta in appello a 2 anni, con la sospensione condizionale, accogliendo in parte le richieste del difensore dell'imputato, l'avvocato Bartolomeo Parrino.

Causarano era stato coivolo nella più vasta inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dal sostituto Gianluca De Leo, con la quale erano stati arrestati Nicastri, il figlio Manlio e anche Paolo Arata, faccendiere ed ex consulente della Lega. Nei guai era finito anche il superiore dell'imputato, Alberto Tinnirello. Nicastri padre, che aveva patteggiato la pena, aveva poi iniziato a collaborare con i magistrati, svelando il giro di mazzette alla Regione. 

Come adesso ha riconosciuto anche la Cassazione, tra aprile del 2017 e gennaio del 2019, Causarano - da funzionario del Servizio III, Autorizzazioni e concessioni del Dipartimento dell'energia e dei servizi di pubblica utilità dell'ominimo assessorato regionale, ha intascato una parte della maxitangente versata dai responsabili del gruppo di imprese Nicastri-Arata (Solgesta srl e altre società partecipate dalla Solcara srl), per la realizzazione degli impianti eolici.

Per la difesa, Causarano non avrebbe avuto invece alcun potere decisionale o di firma essendo solo un collaboratore di Tinnirello e non avrebbe percepito nulla della presunta mazzetta, ma si sarebbe limitato a svolgere il suo lavoro sulle pratiche del gruppo Nicastri-Arata.

Secondo la Suprema Corte, non c'è alcun dubbio sulla "colpevolezza dell'imputato - come si legge nella sentenza - che è stata comprovata dalle dichiarazioni auto ed eteroaccusatorie rese dal corruttore Vito Nicastri, il quale aveva riferito di aver consegnato a più riprese somme di denaro per un ammontare di 100 mila euro a Causarano e Tinnirello, funzonari regionali, per ottenere i loro favori nella trattazione privilegiata delle pratiche di autorizzazione amministrativa che avevano riguardato le sue aziende. In particolare Nicastri - scrivono ancora i giudici - aveva rammentato di aver avuto continuativi rapporti con Tinnirello, al quale aveva consegnato quelle tranches della somma concordata, materialmente dandole a Causarano, che nell'occasione aveva riferito che le avrebbe portate al Tinnirello. Nicastri aveva però aggiunto di essere consapevole che quel denaro sarebbe stato diviso tra Causarano e Tinnirello, per quanto a sua conoscenza nella misura del 50% per ciascuno e che l'accordo con i due dipendenti pubblici prevedeva un'ulteriore consegna di 500 mila euro che Causarano aveva anticipato che sarebbe dovuta essere bonificata all'estero su un conto acceso in una banca maltese".

Tra le dichiarazioni di Nicastri ed i riscontri esterni (dalla testimonianza di una segretaria dell'assessorato che ha confermato la frequenza degli incontri tra gli imputati alle stesse intercettazioni) la Cassazione ha ritenuto di dover rigettare il ricorso di Causarano, rendendo così definitiva la sua condanna a 2 anni.

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