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Cronaca

La rissa che portò alla morte di Aldo Naro: confermate tre condanne in appello

Inflitti due anni ciascuno agli imputati processati con il rito abbreviato. Lo scontro avvenne il 14 febbraio del 2015 all'interno della discoteca Goa dello Zen. Agli sgoccioli l'inchiesta bis per omicidio volontario

Regge in appello la sentenza emessa con il rito abbreviato dal gup Fernando Sestito in relazione alla rissa che, il 14 febbraio del 2015, nella discoteca Goa, era culminata nell'omicidio del giovane medico Aldo Naro. I giudici hanno infatti confermato la condanna a due anni ciascuno per Giovanni Colombo, Pietro Covello e Mariano Russo, che dovranno anche risarcire la parte civile, cioè la famiglia della vittima, difesa dagli avvocati Salvatore e Antonio Falzone.

Con la stessa sentenza è stata confermata l'assoluzione di un quarto imputato, Francesco Meschisi: ad impugnare la decisione era stata proprio la parte civile e in relazione al risarcimento. Per altre persone è da tempo diventata definitiva la sentenza di assoluzione.

Naro si trovava nel locale dello Zen con degli amici per la festa di Carnevale. Per un motivo banale - la sparizione di alcuni cappelli usati per i travestimenti - partì una discussione e poi una rissa. L'unico condannato per l'omicidio è Andrea Balsano, il giovane, allora diciassettenne, che sferrò un calcio alla tempia alla vittima, mentre era già a terra. Altre persone coinvolte sono state accusate di favoreggiamento - avrebbero coperto il responsabile e anche spostato il corpo di Naro subito dopo il decesso - e appunto di rissa aggravata.

La famiglia del ragazzo ha sempre sostenuto che vi fossero altri responsabili dell'omicidio. La Procura aveva aperto un fascicolo parallalelo, del quale aveva però chiesto l'archiviazione. Il gip ha tuttavia ordinato ulteriori indagini e, accogliendo le richieste degli avvocati, ha disposto una nuova autopsia. Per il delitto sono indagati alcuni buttafuori - Gabriele Citarrella, Francesco Troia e lo stesso Pietro Covello. L'accertamento medico-legale avrebbe sancito che Naro sarebbe morto non per l'unico calcio alla tempia - come stabilito in un primo momento - ma per una serie di colpi sferrati velocemente alla testa. L'inchiesta è agli sgoccioli e se ne aspettano gli sviluppi nelle prossime settimane.

"Siamo soddisfatti - dicono gli avvocati Falzone - dell'esito del giudizio d'appello. Si aggiunge un ulteriore tassello utile alla ricostruzione di quanto accaduto la notte dell'omicidio. Adesso attendiamo fiduciosi gli sviluppi investigativi e la conclusione delle indagini relative al procedimento per omicidio volontario in concorso". Anche i genitori di Aldo Naro hanno accolto con soddisfazione il verdetto di secondo grado: "Questa sentenza rappresenta un altro piccolo passo verso la verità. La lentezza dei processi e delle indagini non ci scoraggiano. Continuiamo a pregare e sperare che la giustizia possa trionfare. Una cosa è cera: andremo avanti con la nostra testardaggine fino a quando tutti gli assassini di nostro figlio non saranno condannati".

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