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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Piazza Verdi

"Abusi edilizi su un chiosco del Basile", condannata titolare di una tabaccheria al Massimo

Secondo il giudice, Silvana Palazzolo avrebbe deturpato uno dei chioschi in stile Liberty dello storico architetto palermitano realizzando una veranda in metallo e bucando il marmo di Billiemi. Il "caso" della concessione ottenuta e rinnovata ininterrottamente dal 1998

Una veranda in metallo e buchi sul marmo di Billiemi. Condannata la titolare della tabaccheria che sorge davanti al Teatro Massimo, di fronte al cinema Rouge et Noir, per avere "deturpato uno dei chioschi in stile Liberty realizzato dall’architetto Ernesto Basile nel 1897". Sono state rese note le motivazioni della sentenza emessa dal giudice Marina Petruzzella della terza sezione penale del tribunale di Palermo che condanna Silvana Palazzolo (58 anni) per i reati previsti all’articolo 44 del decreto del presidente della Repubblica 380/2011 e all’articolo 733 del codice penale. Ovvero per aver eseguito "lavori in difformità o senza permesso e per aver danneggiato un monumento di cui è noto il pregio architettonico, storico e artistico". L’esercente, oltre ad una condanna a due anni, dovrà eliminare le opere considerate abusive e pagare un’ammenda da 28 mila euro. Ciò nonostante l'ultimo rinnovo della concessione ha garantito all'esercente, a cui è subentrato ora il figlio, un canone di "affitto" da poco più di 750 euro al mese.

Il processo sul "chioschetto Vicari" prende il via alla fine del 2015, dopo il sopralluogo effettuato dalla polizia municipale e da un tecnico del Comune a seguito di una segnalazione su alcuni "comportamenti commerciali" ritenuti anomali. Gli agenti hanno constatato la "collocazione di una veranda in profilo metallico e vetro, di un compressore per la refrigerazione e alcuni banchi frigo. Sono stati praticati alcuni buchi sul marmo di Billiemi per fare passare le tubature". Alcuni di questi abusi, dopo il sequestro delle due vetrine e la rimozione dei sigilli, sono stati rimossi. Ma ciò che è emerso è che nessuna di queste opere rilevate dagli agenti del nucleo Tutela patrimonio artistico della polizia municipale, realizzate in contrasto con le norme tecniche di attuazione del piano particolareggiato attuativo del centro storico, fosse stata autorizzata dalla Sovrintendenza né tantomeno dall’ufficio tecnico del Comune.

Secondo quanto riferito (e poi accertato) da un teste, il Comune "concede ininterrottamente all’imputata - si legge nella sentenza - l’uso del chioschetto almeno dal 1998 per esercitarvi l’attività commerciale senza che la concessione in godimento dello stesso bene sia stato sottoposto mai in tutto questo tempo a procedura di evidenza pubblica. Così facendo i diversi dirigenti che hanno sottoscritto le concessioni - si legge ancora - hanno escluso dalla partecipazione all’aggiudicazione del bene il pubblico degli interessati, gestendo il bene come una cosa in loro privato dominio". La posizione del chioschetto "che si trova nel punto più nevralgico, maggiormente frequentato e turistico della città", dovrebbe impedire di prendere in considerazione l’ipotesi di deroga.

All’ultimo rinnovo della concessione nel 2016, la commissione tecnica di valutazione (composta da un ingegnere del settore Centro storico, un collega del settore Valorizzazione risorse patrimoniali e da un geometra dello stesso ufficio) ha stabilito un canone annuo di 9.100 euro (circa 758 euro al mese), al di sotto quindi della soglia che di fatto permette una deroga, accettabile "soltanto - riporta il regolamento - in quanto lo richiedano esigenze adeguatamente motivate di interesse pubblico, nei rapporti tra enti pubblici o con riferimenti a beni che non abbiano una rilevanza generale di mercato". Alla data del penultimo rinnovo di 6 anni risalente al 2015, però, il settore Risorse immobiliari del Comune ha fatto presente alla concessionaria che avrebbe dovuto saldare il debito pregresso pari a 47.274,42 euro da pagare in 60 rate a partire dall’1 settembre 2009.

"Il debito - spiega a PalermoToday Paola Di Trapani, dirigente del settore Valorizzazione risorse patrimoniali - risulta ad oggi saldato. Ad ogni modo non è questo il caso in cui sarebbe stata necessaria una gara ad evidenza pubblica per rinnovare la concessione. Anche perchè il rinnovo è un'ipotesi prevista dalla stessa concessione". E su come l'esercente sia riuscita nel 1998 (o forse prima) ad aggiudicarsi la concessione saranno effettuate altre verifiche: "Prima c'erano dei criteri più discrezionali in materia, ma le procedure sono state sempre rispettate", conclude la dirigente. I chioschi di piazza Verdi, che risultano già occupati, non rientrano fra quelli per cui l'Amministrazione a luglio aveva riaperto i termini dell'avviso pubblico per l'assegnazione di altri spazi.

Una volta ricostruito il quadro generale della situazione il giudice ha disposto la trasmissione della sentenza alla Sovrintendenza, all’ufficio tecnico del Comune e all’assessorato regionale Ambiente e Territorio di effettuare ulteriori accertamenti per i provvedimenti di rispettiva competenza. Ad oggi non risulta che le istituzioni chiamate in causa avessero preso in considerazione la vicenda, dimostrando di non esercitare pressoché alcun tipo controllo a tutela del territorio e dei beni pubblici, storici e artistici. E’ stato inoltre disposto di inviare il fascicolo al pubblico ministero in ordine agli elementi di abuso d’ufficio emersi dalla documentazione relativa alla concessione dell’immobile.

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