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Sabato, 27 Aprile 2024
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Benny "namber uain", pizzette immortali: "Ho girato il mondo, torno a lavorare a Palermo"

Considerato un simbolo di una generazione, quella dei ragazzi a cavallo tra anni Novanta e inizio Duemila, Benedetto Ferranti, ricomincia con un nuovo locale: "Sono stato in America, Germania e Spagna. Ora ho deciso di tuffarmi in questa avventura. La mia popolarità? Ci penso e mi commuovo"

La chiamano memoria olfattiva. Quando gli odori risvegliano i ricordi. E' definita anche sindrome di Proust. Se un palermitano di 40 o 50 anni provasse ad annusare una pizzetta di Benny, probabilmente tornerebbe indietro nel tempo, piombando magicamente nell'età delle infinite uscite notturne. Perché si sa, l'olfatto rappresenta il senso che maggiormente incide sul nostro inconscio. Benedetto Ferranti, per tutti soltanto "Benny", è un signore di 66 anni ed è tornato nella sua città dopo alcune esperienze all'estero per tuffarsi in una nuova avventura. Barbetta bianca, un tatuaggio con una pizzetta stampata sul braccio e vecchi tormentoni. "Il segreto? E' saper dosare il pepe". Una frase ripetuta come mantra. E che è pronta a tornare attuale.

Notti magiche inseguendo un "pezzo": quando Palermo aveva fame all'alba

Per tanti palermitani Benny è il simbolo di una generazione. Quando si usciva la sera e si tornava all'alba. L'ultima tappa era quella minuscola rosticceria di via Lo Forte, nella zona del tribunale. Un po' per la fame, un po' per smaltire la sbronza, un po' per allungare la notte con gli amici. "Andiamo da Benny". E lui c'era sempre, sia durante le feste, con il caldo asfissiante o la neve, con le sue teglie ("lanne" come le chiamava lui), fumanti. Era quella una delle poche certezze negli anni in cui i giovani palermitani cominciavano a fare i conti con un futuro già precario in partenza. 

"A gennaio inizia la mia nuova avventura - dice lui a PalermoToday -. Ho deciso di ricominciare. E' quasi tutto pronto, stiamo sbrigando le ultime cose. Sarò dietro al bancone e sfornerò pizzette 'picanti' come ai vecchi tempi in un locale nuovo di zecca in via Goethe, nella stessa strada in cui si trova la pizzeria in cui ho lavorato per qualche anno. Le novità? Vi anticipo che torneranno i supplì". 

Quando è iniziato tutto?
"Ho cominciato nel settembre del 1988. Mio padre lavorava per la produzione dei bar, il boom in via Lo Forte è arrivato nei primi anni Novanta. Il mio è stato il primo locale a livello europeo a fare i 'pezzi' di notte. Ero solo. C'erano pure cornetti e ciambelle. Metà laboratorio, metà 'putia'. Ho visto che la pizzetta piaceva sempre di più e allora ho deciso di puntare forte su quella che è diventata la mia specialità. Nel 2012, a ottobre, ho deciso di chiudere e mi sono spostato un mese dopo nella pizzeria Goethe dove sono rimasto cinque anni".

Dove è andato poi Benny? Se lo sono chiesto in tanti...
"Ho deciso di vivere nuove esperienze all'estero. Sono stato otto mesi in America, ho lavorato in una pizzeria-panineria tra Pennsylvania e Maryland. Facevo il pizzaiolo. Vivevo in un paesino che sembrava San Martino delle Scale: lavoravo in un locale che era a mezz'ora da dove abitavo. Poi mi sono trasferito a Norimberga, dove sono rimasto tre mesi. Lavoravo in una cucina. Non capivo la lingua, non mi sono trovato bene. Quindi ho deciso di provare un'esperienza alle Baleari, nell'isola di Minorca. Là ho fatto tre stagioni estive, da maggio a ottobre. Ho diretto una pizzeria con un cuoco e due camerieri".

E poi che è successo?
"Mi ha chiamato un mio amico da Palermo e mi ha detto che stava aprendo un nuovo locale. Avevo già lavorato con lui e mi ha convinto a tuffarmi in questa nuova avventura. So che è cambiato tutto, ci sono troppi locali, paninerie ovunque. Non è più la Palermo che c'era prima, ai miei tempi. Ma l'obiettivo è riprendere da dove avevo lasciato e magari, perché no, riportare qua dentro anche i ventenni di allora che oggi hanno 40 o 50 anni".

Salsa condita con lo zucchero, sale, mozzarella e pepe. Riapriamo lo scrigno dei ricordi?
"Ce ne sono tantissimi. Una volta stavo guidando su una strada a Montelepre, arrivò una macchina dalla corsia opposta, in pochi attimi alcuni ragazzi mi riconobbero, abbassarono il finestrino e mi gridarono a squarciagola: 'Ciao Benny'. Non è stato sempre facile perché ho fatto tutto da solo e il lavoro era sfiancante. A un certo punto ho dovuto adottare qualche accorgimento. Ad esempio ho deciso di non vendere più birre, ne ho passate tante. C'era chi si ubriacava e faceva casino".

Quella avuta da Benny è stata una popolarità pazzesca. In tempi in cui non esistevano i social...
"Vero. E di tutto questo sono orgoglioso. Da ragazzino avevo una grande passione per la musica, cantavo e suonavo. Ero nelle Ombre bianche. Una passione che ha accompagnato anche il mio lavoro. Infornavo e sfornavo le pizze cantando sempre. A modo mio riproducevo le canzoni che mi piacevano e li trasformavo in tormentoni. Diciamo che lavorando così tante ore dovevo inventarmi qualcosa. 'Camon bebi cam'a fari?', 'Sarà, sarà to suoru'. Ma anche 'Luca lo sai che Luca si buca ancora'. La fantasia non mi è mai mancata. Una volta decisi di appendere un foglio per appuntare i record di pizzette mangiate. Si alimentarono varie leggende, nacque una specie di ricerca collettiva a chi avesse un amico in grado di battere il primato di 12 pizzette mangiate in una sera, poi 13, poi addirittura 19".

In un'epoca in cui le attività commerciali nascono e muoiono in un amen, la sua è una storia di notevole longevità.
"Ho fatto pizzette per intere generazioni. Ho fatto tutto sempre con spensieratezza. Mi dicono che l'acqua mi bagna e il sole mi asciuga. Forse ho solo un rimpianto: quando tutto ebbe inizio mio padre pensava che forse non ce l'avrei fatta. Purtroppo se n'è andato prima che le mie pizzette diventassero famose. E' bellissimo vedere che ancora oggi ci sono ex ragazzi con i capelli bianchi che mi fermano per strada e mi salutano. A volte ci penso e mi commuovo. Questa è la mia passione, sono una persona allegra e penso che questo si sia percepito. Farò questo lavoro fino a quando la mia salute mi accompagnerà". Sempre con il sorriso. Perché in fondo il segreto è saper dosare il pepe.

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