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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Giovani modelle costrette a prostituirsi: condanne definitive per il titolare di un'agenzia e un cliente

La "Vanity Models Management" era un paravento e nei suoi uffici Francesco Pampa organizzava incontri di sesso a pagamento con ragazze, anche minorenni, per 50 euro o un posto in una sfilata. Rigettato il suo ricorso in Cassazione: sconterà 11 anni, 2 anni l'altro imputato. Al socio Massimiliano Vicari, che non ha impugnato la sentenza, inflitti 4 anni

L'agenzia di moda "Vanity Models Management", alla quale tante giovanissime si erano rivolte sperando di lavorare in quel settore, era soltanto un paravento e i suoi uffici, in pieno centro, servivano in realtà a gestire un giro di prostituzione, anche minorile, con ragazze pagate 50 euro per avere rapporti sessuali con clienti - che in diversi casi erano imprenditori facoltosi - oppure per assicurarsi un posto in qualche sfilata o uno shooting fotografico importante. E' diventata definitiva la sentenza a carico di uno dei titolari dell'agenzia, Francesco Pampa, che dovrà scontare 11 anni di carcere, e per uno dei clienti, Filippo Giardi, al quale sono stati inflitti 2 anni.

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Nelle scorse settimane (ma PalermoToday ne è venuto a conoscenza solo ora) la terza sezione della Cassazione, alla quale i due imputati si erano appellati, ha ritenuto inammissibile il ricorso del primo e infondato quello del secondo. Già definitiva perché non impugnata, la condanna a 4 anni dell'altro titolare dell'agenzia, Massimiliano Vicari. La Suprema Corte, presieduta da Andrea Gentili, ha pure confermato il diritto al risarcimento di alcune delle ragazze che si sono costituite parte civile nel processo e alle quali erano state già concesse provvisionali per 75 mila euro complessivi. Sono difese dagli avvocati Nino e Marco Zanghì, Silvia Sansone, Giuseppina Cicero, Alessandro Martorana e Giovanni Maria Saitta.

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Gli arresti e la sentenza confermata in tutti i gradi di giudizio

La sentenza di primo grado, emessa a dicembre del 2021 con il rito abbreviato dal gup Rosario Di Gioia, dopo essere stata integralmente confermata dalla quarta sezione della Corte d'Appello, presieduta da Antonio Napoli a dicembre del 2022, ha quindi retto fino all'ultimo. E hanno trovato così piena conferma le tesi del procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e del sostituto Sergio Mistritta che avevano coordinato le indagini della squadra mobile che portarono all'arresto di Pampa e Vicari a gennaio del 2021. 

"Così ho scoperto cosa faceva mia figlia di 15 anni"

L'inchiesta nata dalla denuncia di una madre

Il velo su quanto accadeva alla "Vanity Models Management" era stato squarciato nell'estate del 2020 dalla madre di una delle vittime, un'aspirante modella che allora aveva appena 15 anni e che sarebbe stata costretta a prostituirsi in cambio di somme tra i 50 ed i 150. Era venuto fuori, peraltro, che Pampa, oltre ad organizzare gli incontri con altri uomini e ad incassare i soldi, pagava lui stesso per avere rapporti sessuali con le ragazze che si rivolgevano alla sua agenzia. Dalla coraggiosa denuncia della donna erano poi saltate fuori le storie di altre giovani finite nella stessa trappola. 

"Mi davano 150 euro, ero solo un oggetto"

Il lavaggio di cervello, le pressioni e la "carne da macello"

Le vittime avevano raccontato di essere state costrette a vendersi anche durante eventi avvenuti fuori dalla Sicilia, a Milano, ma anche in Campania, dove erano state organizzate pure orge con ostriche e champagne. Tutte le giovani avevano riferito di aver subito una sorta di "lavaggio di cervello" e "fortissime pressioni" da parte di Pampa, tanto da aver avuto rapporti anche con uomini dai quali si erano dette disgustate: "Ero solo un oggetto", aveva raccontato la quindicenne che aveva fatto partire l'inchiesta, e lo stesso imputato nelle intercettazioni parlava delle aspiranti modelle come "carne da macello".

Le orge con modelle minorenni, ostriche e champagne

La difesa: "Erano loro a chiedere di fare sesso"

Mentre Vicari aveva ammesso le sue responsabilità e aveva affermato di provare un grande rimorso per l'accaduto, Pampa aveva scelto tutt'altra linea. Rendendo dichiarazioni spontanee aveva infatti affermato che sarebbero state le ragazze a chiedere di fare sesso perché "ambiziose" e desiderose di "fare la bella vita". In base alla sua versione - a cui nessuno ha mai creduto - le giovani sarebbero state "felicissime", "erano loro a buttarsi addosso", tanto da arrivare a sostenere di essere lui la vera vittima: "Sono arrabbiato - aveva detto al gup - perché mi hanno tradito", definendo pure le ragazze "disadattate" e "drogate", sostenendo con volgarità che "bastava farle bere e aprivano le cosce". Toni per i quali il giudice lo aveva più volte richiamato.

"Erano pronte a tutto per sfondare nel mondo della moda"

Il cliente finito a processo ha sempre negato di aver saputo che le ragazze con le quali aveva avuto rapporti sessuali a pagamento fossero minorenni e si era difeso dicendo di essersi innamorato e che avrebbe dunque fatto dei regali, non pagato le prestazioni. Versione anche questa che non ha mai convinto.

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