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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

"Facevano prostituire modelle minorenni", condannati i due titolari di un'agenzia

Il gup ha inflitto 11 anni a Francesco Pampa e 4 a Massilimiano Vicari, titolari della "Vanity Models Management", ma anche 2 anni a uno dei presunti clienti. I tre erano stati arrestati a gennaio, dopo la denuncia della madre di una delle ragazze che sarebbe stata costretta a vendersi. Gli imputati hanno tutti respinto le accuse

Undici anni di carcere per Francesco Pampa, 4 anni per il suo ex socio Massimiliano Vicari e 2 anni per Filippo Giardi. Sono queste le condanne appena inflitte dal gup Rosario Di Gioia, al termine del processo che si è svolto con il rito abbreviato, in relazione a un presunto giro di prostituzione minorile che sarebbe stato gestito dai primi due imputati, titolari di un'agenzia di moda.

Il giudice ha sostanzialmente accolto le richieste avanzate dal sostituto procuratore Sergio Mistritta, anche se ha inflitto pene un po' più basse rispetto a quelle invocate (che erano di 17 anni e 4 mesi per Pampa, 6 anni e 2 mesi per Vicari e 2 anni e 8 mesi per uno dei presunti clienti, Giardi). Il gup ha anche riconosciuto delle provvisionali (per complessivi 75 mila euro) ad alcune delle ragazze che si sono costituite parte civile attraverso gli avvocati Silvia Sansone, Nino e Marco Zanghì, Giuseppina Cicero e Giovanni Maria Saitta. L'esatta entità del danno patito dovrà essere quantificata in sede civile. All'associazione "Insieme a Marianna" gli imputati dovranno invece pagare una provvisionale di 7.500 euro. 

Le proposte indecenti del manager: "Ti devo sottomettere"

Secondo l'accusa, dietro al paravento della "Vanity Models Management", Pampa e Vicari avrebbero invece sfruttato aspiranti modelle e promoter minorenni, costringendole a vendersi. Pampa, peraltro, avrebbe pagato lui stesso alcune delle presunte vittime per fare sesso con loro.

L'inchiesta della squadra mobile, coordinata dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e che aveva fatto finire in carcere i due titolari dell'agenzia a gennaio scorso, era nata dalla denuncia presentata l'estate precedente dalla madre di una delle ragazze che, sin da quando aveva 15 anni, sarebbe stata costretta a prostituirsi in cambio di somme tra i 50 e i 150 euro.

Erano emerse poi le storie di altre giovanissime, che avrebbero seguito la stessa strada, vendendosi anche in occasione di eventi fuori dalla Sicilia, a Milano, ma anche in Campania, dove sarebbero state organizzate orge con ostriche e champagne. Per l'accusa sarebbe stato Pampa a gestire gli incontri e a lucrare sul denaro ricavato dai rapporti sessuali delle ragazze. 

Le orge con minorenni, ostriche e champagne

Le giovani hanno riferito di aver subito una sorta di "lavaggio di cervello" e "fortissime pressioni" da parte del titolare dell'agenzia di moda ed avrebbero avuto rapporti sessuali anche con persone dalle quali sarebbero state disgustate. "Ero solo un oggetto", aveva raccontato la ragazza che aveva fatto partire l'indagine. E lo stesso Pampa parlava di loro nelle intercettazioni come "carne da macello".

Pampa ha reso dichiarazioni durante il processo e si è difeso, sostenendo che sarebbero state le presunte vittime a chiedere di fare sesso, perché sarebbero state ambiziose e desiderose di fare la bella vita. Sarebbero state "felicissime", "erano loro a buttarsi addosso", così aveva detto al giudice, affermando di essere lui la vera vittima: "Sono arrabbiato perché mi hanno tradito", aveva spiegato, dipingendo le giovani che lo accusano come delle "disadattate", "drogate" e "che bevevano", sottolineando con volgarità che "bastava farle bere e aprivano le cosce". Pampa era stato più volte richiamato dal giudice, per il suo linguaggio e per il modo offensivo in cui parlava delle vittime.

Anche Giardi si era difeso, non negando di aver avuto rapporti con una delle minorenni, ma spiegando che si sarebbe innamorato di lei e che le avrebbe dunque fatto dei regali, ma non per pagare gli incontri sessuali. Argomentazioni che evidentemente non hanno convinto il giudice che ha deciso di condannare i tre imputati.

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