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Cronaca Zen

Usura e estorsione allo Zen, la Cassazione cancella le condanne e scagiona zio e nipote

Antonino Maranzano e Francesco Paolo Giunta erano accusati di aver preteso tassi illeciti sui prestiti fatti ad una coppia. In primo grado erano stati inflitti 16 e 11 anni di carcere. Le presunte vittime dissero di essere state anche minacciate con un coltello e che gli imputati avrebbero occupato la loro casa. Azzerato il risarcimento da 100 mila euro

Dopo due pesanti condanne, la seconda sezione della Cassazione ha deciso di annullare senza rinvio - e dunque di scagionare - due imputati, zio e nipote, che erano finiti a processo con le accuse di usura ed estorsione: per la Procura - e il verdetto ha confermato questa impostazione sia in primo che in secondo grado - avrebbero preteso tassi abnormi per la restituzione di un piccolo prestito fatto ad una coppia dello Zen, arrivando a minacciare le presunte vittime con un coltello e persino ad occupare la loro casa popolare.

Secondo la Suprema Corte, invece, le condanne per Francesco Paolo Giunta (difeso dall'avvocato Giovanni Mannino) e lo zio Antonino Maranzano (assistito dagli avvocati Massimiliano Molfettini e Giuseppe Inguaggiato) vanno invece cancellate. Non si conoscono ancora le motivazioni della sentenza, ma i difensori hanno sostenuto che, in realtà, l'usura non sarebbe mai stata quantificata con precisione, un requisito fondamentale perché il reato sussista. 

I giudici hanno rimesso il caso al tribunale civile, cosa che lascia intendere che l'eventuale problema di credito e debito tra gli imputati e la coppia non avrebbe contorni penali. Cancellato anche il risarcimento da 100 mila euro concesso con le sentenze precedenti alle presunte vittime. Maranzano era stato condannato a 16 anni, pena poi ridotta a 9 anni in appello, mentre Giunta aveva avuto 11 anni in primo grado, ridotti a 7 anni. 

La coppia denunciò nel 2016 che a fronte di un prestito di circa 4.200 euro sarebbe stata costretta a restituirne circa 6 mila agli imputati. Una delle presunte vittime conosceva Maranzano sin da bambino e, nel 2011, gli avrebbe chiesto aiuto trovandosi in una situazione economica difficile. Da qui una serie di prestiti sui quali sarebbero stati pretesi interessi con tassi da usura.

Non solo. La coppia aveva riferito di essere stata minacciata con un coltello e che, per costringere marito e moglie a pagare, gli imputati sarebbero arrivati ad occupare la loro casa allo Zen. Maranzano e Giunta hanno sempre negato queste accuse, ma nel 2017 erano stati condannati in primo grado a pene pesantissime. Ridotte sensibilmente in appello proprio perché ritenute "abnormi". Il verdetto della Cassazione adesso spazza via tutto.

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