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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Così la talpa smerciava informazioni segrete al boss della Kalsa, a corrotti e rapinatori: "Qui decido io!"

Feliciano Leto, ex Pip e commesso in Procura, avrebbe fotografato atti riservati e li avrebbe mandati agli indagati, segnalando anche quando erano in corso delle intercettazioni: i telefoni diventavano muti e alcune inchieste sono state compromesse. Ma avrebbe pure ritardato arresti e scarcerazioni a suo piacimento: "Passa una notte in più a casa..."

Per il compito che gli era stato assegnato in Procura aveva accesso anche ad atti coperti dal segreto istruttorio e gli sarebbe bastato niente - scattare la foto dei documenti e inviarla alle persone interessate - per avvertire indagati per rapina a mano armata, per corruzione e anche per mafia delle mosse dei magistrati, come l'avvio di intercettazioni a loro carico, consentendo loro - come sarebbe effettivamente accaduto - di sottrarsi agli accertamenti, semplicemente non usando più un determinato numero di cellulare. I danni sulle inchieste determinati da Feliciano Leto, 44 anni, ex Pip impiegato come commesso giudiziario arrestato stamattina, sono allo stato incalcolabili, ma certamente gravissimi. E lui - non è chiaro al momento cosa abbia avuto in cambio delle informazioni riservate spacciate all'esterno - sarebbe stato preda anche di una specie di "delirio di onnipotenza", come scrivono i pm, perché avrebbe potuto decidere la tempistica di un arresto o di una scarcerazione: "T'immagini che certe volte posso decidere io", si vantava infatti l'indagato in un'intercettazione.

Le informazioni riservate al boss della Kalsa

Come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare del gip Lirio Conti, che ha disposto il carcere per Leto, come richiesto dal procuratore aggiunto Marzia Sabella, il commesso avrebbe avuto tra i suoi interlocutori anche parenti del boss della Kalsa Luigi Abbate, detto "u mitra", al quale avrebbe fatto sapere di un fascicolo e mandato anche la foto (qui sotto) della copia di un hard disk prelevato da un pc sequestrato, dicendo: "Buongiorno compà, vedi che tuo zio Gino ha messo l'annuncio su Subito.it che si sta vendendo l'hard disk", allegando la fotografia del materiale che sarebbe stato tenuto soltanto a trasportare.

arresto commesso giudiziario ex pip-2

Quante indagini andate a monte grazie all'ex Pip?

Come ricostruito dalla squadra mobile, Leto - che "risulta avere stretti contatti fiduciari con soggetti anche appartenenti ad ambienti criminali di elevato livello" - la mattina lavorava al palazzo di giustizia, impiegato negli uffici della Procura e addetto allo spostamento di fascicoli e atti anche riservati, e il pomeriggio era impiegato nella ditta di trasporti del suocero, peraltro colpita lo scorso agosto da un'interdittiva antimafia. L'indagato è  stato intercettato e pedinato e le condotte di favoreggiamento aggravato che gli vengono contestate sono tutte recentissime: risalgono al mese scorso. Ma da quanto tempo l'ex Pip svolgeva di fatto l'attività di "talpa"? Quanti telefoni intercettati sono risultati totalmente muti in seguito al suo intervento, compromettendo intere indagini? E resta anche il dubbio che possa aver fatto sparire atti importanti: non sarà semplice ricostruire l'accaduto.

In giro alla Fiera e in corso dei Mille con i fascicoli giudiziari

Alle 10.10 del 10 ottobre il commesso è stato pedinato mentre si allontanava dal palazzo su uno scooter portando con sé alcuni atti e fascicoli, compresa una carpetta rosa e una busta bianca. Si sarebbe poi scoperto che sarebbe andato prima nella zona della Fiera e poi in quella di corso dei Mille, dove ha sede la ditta del suocero. Alle 11.42 era ritornato negli uffici giudiziari e un poliziotto era salito con lui in ascensore, riuscendo a fotografare (nella foto qui sotto) i documenti che aveva con sé: si tratterebbe di un faldone destinato ad un pm, di fascicoli compatibili con modelli 21 e 44, ma anche di un quadernone verde di quelli usati proprio per accompagnare i movimenti degli atti. A chi e dove ha effettivamente trasportato quei documenti?

arresto commesso tribunale-2

Le notizie segrete svelate a una banda di rapinatori

Leto, secondo la Procura, avrebbe anche aiutato alcuni indagati per la rapina da 110 mila euro a un furgone portavalori, avvenuta lo scorso 29 giugno in via Nicoletti. E, come afferma la squadra mobile, le informazioni fornite dall'ex Pip avrebbero completamente compromesso l'inchiesta. Il 29 settembre uno dei presunti rapinatori diceva: "Tanto hanno 'quello' che ha un braccio tutto tatuato!" e il riferimento sarebbe ad uno dei membri del commando al quale la polizia era risalita proprio grazie a quel segno particolare. Una persona rispondeva: "Ma vero di là lavora questo?" e secondo gli investigatori il riferimento sarebbe all'attività di Leto al palazzo di giustizia.

"Siete intercettati" e i telefoni diventarono muti

Il 17 ottobre veniva emesso un decreto di intercettazione di urgenza a carico di uno dei presunti rapinatori. A trasportare l'atto dal terzo piano del palazzo di giustizia all'ufficio dell'aggiunto al piano di sotto sarebbe stato proprio Leto. Che si sarebbe appartato e dopo aver sfogliato i documenti avrebbe fatto una foto di una pagina in cui c'era l'immagine di un'auto e un uomo tatuato (nella foto qui sotto). "E' palese - scrive il gip - che Leto ha scattato la foto proprio per trasmetterla agli autori della rapina, sì da aiutarli a eludere le investigazioni in corso nei loro confronti". E il pm rimarca che Leto "ha compromesso tutte le indagini svolte in quel procedimento, dal momento che i soggetti intercettati hanno adottato delle contromisure rispetto alle intercettazioni in corso". Un dato rilevato anche dalla squadra mobile: "Le indagini hanno subito una singolare involuzione, a partire dal 20 settembre, l'intercettazione del telefono di uno degli indagati cessava di restituire dati di traffico con l'utenza di un altro degli indiziati, registrato come 'u pazzu'. Il 24 settembre inoltre l'indagato eliminava dalla sua rubrica proprio questa voce". Inoltre "il 5 ottobre un altro degli indagati improvvisamente cessava di utilizzare la scheda telefonica relativa all'utenza intercettata".

Arresto commesso tribunale

L'inchiesta per corruzione e l'avvertimento: "Hai il telefono sotto controllo"

Ma il commesso avrebbe aiutato anche alcuni indagati per corruzione e falso in relazione ad uno strano giro di patenti nautiche. Leto avrebbe incontrato uno di loro, titolare di un'agenzia di disbrigo pratiche, il 26 ottobre nel chioschetto di corso Alberto Amedeo, accanto al palazzo di giustizia. Entrambi convinti di essere al sicuro discutendo di persona, sono stati invece intercettati grazie ad uno spyware nel cellulare dell'ex Pip. Leto diceva senza tanti giri: "Io sì, a posto, tu no, lo vuoi il caffè... Tu, Lorenzo e Giuseppe, la dottoressa..., ora si è sommato un certo... Ci sono proroghe contro proroghe, intercettazioni contro intercettazioni, tu per ora hai il telefono sotto controllo". E aggiungeva: "Io infatti non ti ho mandato niente, perché c'hai pure il Whatsapp sotto controllo... Che ci sono intercettazioni fino al 15 ottobre, prorogate per altri...". E il suo interlocutore: "Ma dimmi una cosa, sono sempre intercettazioni telefoniche?", il commesso confermava. Riprendeva l'altro: "Tu come l'hai scoperto Whatsapp ora o c'era già prima?" e l'ex Pip chiariva: "Da prima non lo so, da ora sicuro, da prima non lo so, ma da prima mai l'avevo letto Whatsapp".

"Si sono presi tutte le patenti nautiche"

Il titolare dell'agenzia affermava anche "sono indagini degli sbirri" e di fronte ad alcuni nomi citati da Leto diceva: "Non ha niente, è che questo parla sempre al telefono, tutti ci chiamiamo, anzi ci telefoniamo a questo, questo è un cretino" e il commesso: "Perché questo è infame... Lascialo andare... Lui è uscito, non esce ancora, quello dei proiettili lo sentisti che uscì nel giornale che era uscito, ma quando mai, ancora arrestato è". L'interlocutore precisava: "Si vennero a pigliare tutte le patenti nautiche, gli sbirri questi che sono scritti in 'sto foglio, 21, 22, 23 si pigliarono, però dico ci sono rimaste le mani incastrate pure lei, perché lei... Qua chissà che minchia combinarono con gli studi nautici" e Leto chiosava: "Compà a questo con quella se li inc... a tutti e due, ma non so l'altro, non lo so ancora in che posizione, ma questi due se li inc... per niente".

"Qui dentro non mi possono fare niente"

Leto sarebbe stato anche richiamato da una dirigente degli uffici giudiziari, che avrebbe appreso da un collega dell'abitudine dell'indagato di fotografare gli atti, ma lui si sarebbe sentito intoccabile: "Da un audio intercettato il 25 ottobre - afferma il pm - lo si sentiva raccontare ad alcuni interlocutori che, in passato, era stato richiamato dalla dirigente dell'ufficio di Procura poiché un collega l'aveva informata dell'abitudine del Leto a scattare foto ai fascicoli e si rileva la tracotanza di Leto nel ritenersi impunibile: 'Io qua dentro non mi possono fare niente, non è che sono impiegato ministeriale... Lo sai l'unica cosa che mi possono fare, di fare nulla osta in uscita e mi fanno a cortesia'".

Il delirio di onnipotenza: "Decido chi entra e chi esce"

L'ex pip si sarebbe anche arrogato il diritto di stabilire quando le persone avrebbero dovuto essere arrestate o scarcerate. Il 27 ottobre scorso rivelava a un uomo che il 25 aveva trattenuto "un provvedimento di misura cautelare" per consentire al destinatario di rimanere una notte in più a casa: "Ad esempio ieri arrivò un provvedimento di misura cautelare per una persona e mi fa: 'Felice, guarda, portaglielo subito così facciamo l'esecuzione' e gliel'ho portato domani mattina... Ho detto: 'Ma che gli devo portare che già è l'una'. Lo sai, 'stu cristianello gli ho detto: 'Un'altra nottata a casa' e gliel'ho portato oggi". Il 26 si vantava di aver ritardato una scarcerazione: "Poi una volta c'arrivò a uno una scarcerazione per farlo uscire e gliel'ho portato dopo una settimana, dovevano scarcerare a uno e gliel'ho portato io dopo una settimana, minchia t'immagini che certe volte posso decidere io". Un "delirio di onnipotenza", come lo definiscono gli inquirenti, che si sarebbe manifestato anche in occasione di un alterco con un altro dirigente, che gli avrebbe contestato di lasciare incustoditi alcuni fascicoli nell'archivio. Leto affermava: "Dov'è 'sto porco, comunque la prossima volta moderato perché ti spacco la faccia, la prossima volta moderati, moderati!".

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