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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Il pescatore tace davanti al giudice e resta il giallo: è lui l'assassino oppure no?

Damiano Torrente ha confessato di aver strangolato Ruxandra Vesco nel 2015 facendo pure ritrovare un cadavere, ma poi ha ritrattato. All'udienza di convalida avrebbe potuto chiarire quale sia la verità, ma è rimasto in silenzio. Il gip deve decidere se tenerlo in cella

In meno di 48 ore ha prima confessato di aver ucciso una donna di cui nessuno aveva neppure denunciato la scomparsa, descrivendo nel dettaglio come, dove e perché l’avrebbe strangolata il 13 ottobre di cinque anni fa, e poi - come anticipato da PalermoToday - ha ritrattato, negando ogni coinvolgimento nell’omicidio. Stamattina, davanti al gip Rosario Di Gioia, durante l’udienza di convalida del fermo, Damiano Torrente avrebbe potuto chiarire quale delle due (inconciliabili) versioni fosse quella vera ma, invece, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il giallo, che sembrava di facile soluzione, diventa quindi sempre più ingarbugliato, anche se con una certezza non da poco: Torrente ha consentito ai carabinieri di ritrovare un cadavere, che potrebbe essere (sono in corso degli accertamenti) proprio quello di Ruxandra Vesco, 33 anni, di origine romena ma adottata da una famiglia di Alcamo. Quindi se non è stato lui ad ammazzarla, qualcosa deve sapere per forza.

Il silenzio dell'indagato davanti al giudice - che deve decidere se convalidare il provvedimento del procuratore aggiunto Ennio Petrigni e del sostituto Felice De Benedittis e se tenere in carcere il presunto assassino – non facilita certo le indagini. Torrente, che è difeso dall’avvocato Alessandro Musso, è apparso molto confuso all'udienza e ha spiegato di non sentirsela di rispondere alle domande. Non è escluso che nei prossimi giorni possa invece fare mente locale e chiedere di essere risentito, fornendo – si spera – una versione coerente dei fatti.

L’uomo, un pescatore che vive all’Acquasanta, ha raccontato di aver conosciuto Ruxandra Vesco all’Addaura nell’estate del 2015. Di averla “aiutata” a prostituirsi per ripianare un prestito di duemila euro, concesso da un fantomatico usuraio dello Zen. Una persona “pericolosa”, di cui Torrente ha detto di avere paura e di cui non ha voluto fornire il nome. L’indagato ha pure spiegato che avrebbe intrapreso una relazione con donna, che ad un certo punto avrebbe smesso di pagare i 50 euro di interessi settimanali all'usuraio. Poi lei si sarebbe messa in testa di restare con lui  - a suo dire sposato e padre di figli – rischiando di mandare all’aria il suo matrimonio. “Ho perso la testa”, ha confessato quindi Torrente, dicendo di avere preso una corda da pescatore e di averla stretta al collo della vittima per sei minuti. Poi si sarebbe sbarazzato del suo cadavere, chiudendolo in due sacchi e gettandolo in un dirupo lungo via Monte Ercta. Proprio dove sono stati ritrovati dei resti umani.

Il problema è che Torrente, un anno e mezzo fa, proprio come ha fatto giovedì scorso alla stazione Falde dei carabinieri, si era presentato invece alla squadra mobile, “confessando” ben dieci omicidi. In quel caso non era stato trovato alcun riscontro, ma è questo episodio che ha portato i pm a voler risentire l’indagato venerdì pomeriggio. E lì c’è stato il colpo di scena: Torrente ha negato tutto, spiegando di non avere nulla a che fare con l’uccisione di Vesco, di non sapere neppure se quelle ossa siano le sue. Quando gli è stato chiesto come faceva allora a sapere che in quel punto vi fosse un cadavere, ha semplicemente detto di averlo appreso da altri, senza indicare però da chi.

Un rompicapo, così si presenta la momento il caso. Intanto bisogna accertare che i resti siano realmente quelli della donna e poi bisogna capire quando Torrente dice la verità e quando mente, tenendo conto che è anche una persona problematica, che ha ammesso di fare uso di cocaina e che da quasi dieci anni vive di espedienti. Se non è lui l’autore dell’omicidio, potrebbe sapere molto più di quanto afferma, ma lo svelerà?

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