rotate-mobile
Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Falsomiele

"Ammazzò il suo pusher per un debito di 700 euro", ristoratore condannato a 22 anni

La Procura aveva chiesto l'ergastolo per Pietro Seggio, accusato di aver ucciso Francesco Manzella con un colpo di pistola a marzo del 2019 vicino al carcere Pagliarelli. I giudici dopo oltre 8 ore di camera di consiglio hanno ritenuto insussistente la premeditazione. Disposti risarcimenti per la famiglia della vittima

Sarebbe stato lui ad uccidere con un colpo di pistola alla testa Francesco Manzella, un giovane pusher di Falsomiele, ma - per la Corte d'Assise - Pietro Seggio, titolare del ristorante "All'antico borgo" di via Molara, avrebbe agito senza premeditazione. I giudici hanno così condannato l'imputato a 22 anni di carcere. Il procuratore aggiunto Ennio Petrigni ed i sostituti Giovanni Antoci e Giulia Beux avevano chiesto l'ergastolo.

La Corte presieduta da Vincenzo Terranova si è pronunciata dopo oltre otto ore di camera di consiglio ed ha disposto anche delle provvisionali per i parenti della vittima, che si sono costituiti parte civile. Gli avvocati dell'imputato, Giovanni Castronovo e Simona La Verde, attende di leggere le motivazioni della sentenza (che saranno depositate tra 90 giorni) e preannuncia il ricorso in appello.

Il delitto risale alla notte tra il 17 e il 18 marzo del 2019. Il cadavere di Manzella venne ritrovato nella sua macchina, ancora accesa e con la portiera aperta, in via Costa, a due passi dal carcere Pagliarelli. La squadra mobile risalì a Seggio grazie ai tabulati telefonici: gli ultimi contatti della vittima prima di morire sarebbero stati proprio quelli con il ristoratore. Secondo la Procura, quella sera l'imputato ammazzò il suo pusher che avrebbe preteso il pagamento di un debito di 700 euro. E per i giudici il delitto non sarebbe stato premeditato.

Contro l'imputato ci sarebbero anche le immagini riprese da diverse telecamere di sorveglianza sparse per la città: mettendo insieme i vari video, gli inquirenti ritengono di aver ricostruito i movimenti dell'Audi di Seggio. Sulla sua macchina, così come sul giubotto indossato quella sera, inoltre, sarebbero state individuate tracce di polvere da sparo. L'arma con cui è stato ucciso Manzella, invece, non è mai stata ritrovata.

Le accuse sono state sempre respinte dal ristoratore e la difesa ha anche affidato una speciale consulenza proprio sui video ad un esperto: secondo questi accertamenti di parte, i tempi degli spostamenti di Seggio non sarebbero compatibili con l'esecuzione del delitto. L'imputato si era avvalso della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di garanzia. Non ha comunque mai negato di conoscere Manzella (nella foto), ammettendo anzi - e prima che gli venisse contestato il delitto dai poliziotti - che il giorno dell'omicidio lo avrebbe contattato per due volte, alle 17.30 e alle 20.

Francesco Manzella-2Dopo questa seconda chiamata, il pusher gli avrebbe consegnato la cocaina richiesta vicino al suo ristorante. Poi - così ha affermato l'imputato - non si sarebbe più mosso dal suo locale, fino a circa a mezzanotte e mezza. Sarebbe rimasto con i pizzaioli e avrebbe anche aspettato una ragazza che ha raccontato di aver contattato in rete, ma che non si sarebbe mai presentata. Poi avrebbe preso la sua Audi e sarebbe tornato a casa.

La difesa da sempre ha contestato anche il movente delineato dalla Procura: tra Seggio e Manzella i rapporti sarebbero stati sempre sereni e l'imputato non avrebbe avuto alcun motivo di uccidere il suo pusher per non saldare un debito di appena 700 euro. La Corte d'Assise è stata di un altro avviso.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Ammazzò il suo pusher per un debito di 700 euro", ristoratore condannato a 22 anni

PalermoToday è in caricamento