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Venerdì, 26 Aprile 2024
Mafia

Patto tra boss e candidato al Consiglio in vista del voto: gli arrestati respingono le accuse

Agostino Sansone, Pietro Polizzi, che oggi ha deciso di ritirarsi dalla tornata elettorale, e Gaetano Manlio Porretto finiti in carcere hanno risposto alle domande del gip durante gli interrogatori, negando l'esistenza di un accordo

Hanno risposto tutti alle domande del gip Alfredo Montalto, ma hanno respinto tutte le accuse: secondo il boss Agostino Sansone, Gaetano Manlio Porretto e il candidato di Forza Italia al consiglio comunale, Pietro Polizzi, non ci sarebbe stato alcun patto politico-mafioso in vista del voto di domenica. Da fonti del partito si apprende che il politico ha deciso di ritirarsi dalla tornata elettorale.

I tre sono finiti in carcere sulla scorta di alcune conversazioni intercettate poco meno di un mese fa, il 10 maggio, in cui - secondo il procuratore aggiunto Paolo Guido ed i sostituti Giovanni Antoci e Daria Scaletta che coordinano l'inchiesta - Polizzi avrebbe chiesto l'appoggio del mafioso, che avrebbe dovuto chiamare a raccolta "i suoi parrocchiani" e "ci dici questa persona, se può servire veramente per voi tutti", come suggeriva Porretto. 

Poco prima la squadra mobile aveva captato un incontro tra i tre, in cui Polizzi diceva in maniera emblematica "se sono potente io, siete potenti voialtri" e "aiutami, tu lo sai che ti voglio bene", facendo anche riferimento a un "cantiere, lo facciamo!". I Sansone, fedelissimi del boss Totò Riina, storicamente ai vertici della "Svizzera di Cosa nostra", sono imprenditori edili.

Durante gli interrogatori che si sono svolti questa mattina, gli indagati hanno però negato le gravi accuse mosse dalla Dda. Il politico avrebbe usato certe espressioni per millantare. 

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