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Domenica, 28 Aprile 2024
Malasanità

Ha contratto un'infezione dopo un'operazione al femore a Villa Sofia: dopo 24 anni sarà risarcito

La storia di un paziente che nel 1999 era stato sottoposto ad un intervento chirurgico e aveva avuto poi altri gravi problemi, tanto che si era reso necessario l'impianto di una protesi all'anca. La Cassazione conferma la responsabilità dell'azienda ospedaliera che dovrà anche pagare oltre 7.200 euro di spese processuali

Nel lontano 1999 era stato operato al femore a Villa Sofia e aveva poi contratto un'infezione, cosa che non solo gli aveva provocato un'invalidità permanente, ma aveva anche reso necessario un secondo intervento per impiantargli una protesi all'anca. Proprio per questo, dopo aver citato a giudizio l'azienda ospedaliera nel 2009, sia il tribunale che la Corte d'Appello gli avevano riconosciuto un risarcimento per il danno biologico di 152 mila euro. Decisione che ora - a quasi un quarto di secolo dai fatti - è diventata definitiva.

La terza sezione civile della Cassazione, presieduta da Giacomo Travaglino, ha infatti rigettato il ricorso di Villa Sofia, che contestava le decisioni precedenti e ha posto le spese processuali per oltre 7.200 euro sempre a carico dell'azienda sanitaria. A. B., queste le iniziali del malcapitato paziente, dovrà dunque essere pienamente risarcito.

La causa contro l'ospedale era stata avviata solo nel 2009 e l'uomo aveva chiesto un risarcimento legato ai danni derivati dalla prestazione sanitaria nel suo complesso. E aveva ottenuto ragione in tribunale, con il diritto al risarcimento di 152 mila euro. Villa Sofia aveva impugnato la sentenza in appello, ma a novembre del 2019 i giudici avevano confermato la decisione di primo grado, tranne che in relazione alle spese processuali che, per un quarto erano state poste comunque a carico del paziente. Infine il ricorso in Cassazione, che ora è stato rigettato.

L'azienda ospedaliera contestava soprattutto l'addebito legato alla contrazione dell'infezione da parte del paziente in seguito all'intervento, visto che - a parere della difesa - nessun comportamento è in grado di escludere completamente questo tipo di problema: anche con tutte le accortezze - è la tesi - resta comunque un 30% di probabilità che il malato possa essere vittima di questi inconvenienti.

Come si legge nella sentenza della Cassazione il tribunale aveva "ritenuto provato il rapporto di causalità tra l'esecuzione dell'intervento chirurgico e l'avvenuta contrazione dell'infezione nosocomiale con esiti invalidanti, ribadendo che gravava sulla struttura sanitaria il compito di assicurare, e l'onere di provare, l'avvenuta diligente sterilizzazione dell'ambiente ospedaliero, della sala operatoria, dei luoghi di degenza e di tutte le attrezzature e che, di contro, l'azienda non aveva neppure cercato di provare di aver seguito regolarmente i protocolli di disinfezione e sterilizzazione della sala operatoria". In altri termini è stato "escluso che la struttura sanitaria avesse fornito la prova liberatoria che l'evenienza infettiva fosse imprevedibile o inevitabile e come tale non imputabile". Per questo i giudici hanno rigettato il ricorso di Villa Sofia e confermato il risarcimento per A. B.
 

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