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Reparto in tilt per il boom di casi Covid, Nefrologia e dialisi del Cervello chiude ai non positivi: "Che ne sarà di noi?"

A farne le spese sono una quindicina di malati sottoposti a dialisi peritoneale domiciliare, un trattamento autogestito che necessita di un controllo periodico dei medici, saltato in questo momento di emergenza. Sit in dei familiari dei pazienti e del sindacato Aned davanti all'ufficio ticket dell'ospedale

"Quando mia madre sta male faccio un respiro profondo, cerco di riflettere e prendo una decisione da solo, giusta o sbagliata che sia. Il telefono squilla a vuoto, non ho nessun medico con cui consultarmi. Possiamo essere abbandonati così?". Parla velocemente, quasi trattenendo il fiato, Lino Di Fresco, figlio di una paziente dializzata, che  si è ritrovato da solo a fronteggiare la malattia della madre da quando il reparto di Nefrologia e dialisi dell'ospedale Cervello è in piena emergenza per il grande afflusso di pazienti positivi e per l'assenza di personale e postazioni adeguate. 

A oggi, infatti, il reparto ospita solo dializzati positivi ed è chiuso per i pazienti non Covid. A farne maggiormente le spese sono una quindicina di malati sottoposti a dialisi peritoneale domiciliare, un trattamento autogestito che necessita di un controllo periodico e costante dei medici che, però, in questo periodo sono impegnati in un'altra emergenza. 

Per far sentire la loro voce, l'Aned, l'associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto, si è riunita questa mattina in sit in davanti all'ufficio ticket del nosocomio, insieme ai familiari dei pazienti che lottano ogni giorno. "Siamo qui - aggiunge Di Fresco - perchè pur capendo il motivo dell'emergenza Covid, riteniamo che anche altri pazienti abbiano diritto a essere seguiti con terapie salvavita. Chiudendo il reparto di Nefrologia, se mia madre la notte vomita e sta male, non abbiamo davvero punti di riferimento. Sappiamo che il sistema è intasato e gli operatori presenti cercano davvero di fare tutto il possibile, ma non è sufficiente. Chiediamo soltanto di essere curati e di poter continuare a vivere. Il servizio è essenziale e non può essere cancellato. Gli operatori sono stati trasferiti al reparto Covid. Di noi, invece, che ne sarà?". 

Ospedale Cervello, l'allarme: "In Nefrologia boom di pazienti da dializzare e personale allo stremo"

A farsi portavoce delle istanze dei pazienti dializzati il segretario di Aned Sicilia, Fabio Belluomo. "Non possiamo essere contro un ospedale Covid, sappiamo che c'è un'emergenza, ma le postazioni programmate sono solo 12 e sia nefrologi che infermieri sono stati dimezzati perché trasferiti in altre unità". Con l'impennata dei contagi, in questo momento, si registra infatti un overbooking dei pazienti, che superano di gran lunga i posti disponibili. "Questo significa - aggiunge Belluomo - che gli operatori sanitari affrontano turni davvero pesanti e i malati spesso sono divisi per turni".

Se i dializzati che possono fare terapia in ospedale sono stati trasferiti in altri centri, soprattutto privati, il problema più grave riguarda chi fa dialisi peritoneale domiciliare. "Questa - aggiunge il sindacalista - implica un rapporto continuo con i pazienti, che devono ricevere il materiale a casa, come la sacche a base di glucosio. Una terapia che deve essere controllata mensilmente e che in questo frangente di emergenza non può essere rispettata".  

A sostenere la battaglia delle famiglie, la consigliera comunale di Avanti Insieme Valentina Chinnici, che questa mattina ha preso parte al sit in. "Una situazione veramente drammatica - dice l'inquilina di Palazzo delle Aquile - perché la decisione politica lede i diritti di soggetti estremamente fragili e rende il destino di questi pazienti assolutamente incerto. Parliamo di malati cronici spesso con età avanzata, che almeno una volta al mese vengono visitati in ambulatorio. Questo consente loro di evitare il rischio di peritonite e di altre complicanze legate all’eventuale malfunzionamento dei macchinari con i quali si curano a casa e che necessitano di controlli periodici. Quello che si prospetta è un abbandono da parte delle istituzioni che non possiamo accettare. Sollecitiamo con urgenza l’intervento di tutte le autorità competenti in materia, dell’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, chiedendo loro di tornare indietro nella loro decisione". 

Una questione sollevata nei giorni scorsi anche dal sindacato Nursind. “Il problema - scrivono in una nota - è che i colleghi affrontano un carico di lavoro insostenibile, a fronte di 12 postazioni e quindi 48 pazienti che potrebbero gestire su quattro turni, si ritrovano con più di 50 pazienti e l’impossibilità di ottimizzare i carichi di lavoro. Se questa situazione dovesse perdurare andremmo a esporre il personale e i pazienti a un rischio incalcolabile, perché se dovesse scoppiare un focolaio, questa volta non ci sarebbero alternative". 

E mentre un terremoto scuote la vita di queste famiglie, ci sarebbe nell'aria l'apertura di una decina di posti letto per i dializzati positivi al Policlinico ma della notizia non si ha ancora l'ufficialità. "Grave - conclude Chinnici - il fatto che, contestualmente alla chiusura del reparto del Cervello non si sia previsto neanche un passaggio di consegne all’altro centro operativo del Civico e sia stato eliminato finanche il controllo medico ambulatoriale una volta al mese, finora garantito". 

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