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Cronaca Libertà / Via Catania

Le modelle minorenni e il giro di prostituzione, gli arrestati tacciono davanti al giudice

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di garanzia Francesco Pampa e Massimiliano Vicari, titolari della "Vanity Models Management". Secondo la Procura avrebbero organizzato rapporti sessuali a pagamento a Palermo, ma anche in altre città d'Italia

Sono finiti in carcere una settimana fa con l'accusa di aver gestito un giro di prostituzione (anche minorile) dietro al paravento della loro agenzia di moda, la "Vanity Models Management", ma stamattina, Francesco Pampa e Massimiliano Vicari hanno deciso di non rispondere alle domande del gip Fabio Pilato, durante gli interrogatori di garanzia. Un terzo indagato, Filippo Giardi, a cui viene contestato un unico rapporto a pagamento con una ragazzina e che si trova ai domiciliari, si era già avvalso della facoltà di non rispondere qualche giorno fa.

Al momento, quindi, non emergono le tesi difensive rispetto ai gravi reati ipotizzati dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dal sostituto Segio Mistritta, che coordinano l'inchiesta della squadra mobile. Tutto è partito nell'agosto del 2019, dopo che una madre ha scoperto che la figlia - ora maggiorenne - che lavorava per l'agenzia, da quando aveva 15 anni sarebbe stata violentata da Pampa e poi avviata dai due indagati alla prostituzione, con clienti non solo a Palermo, ma anche a Monreale, a Napoli e a Milano e in cambio di somme tra i 50 e i 150 euro. La donna ha così deciso di denunciare. Secondo la versione della ragazzina, inoltre, i primi a pagare per fare sesso con lei - quasi sempre negli uffici dell'azienda, in via Catania - sarebbero stati proprio i due indagati.

Dagli accertamenti compiuti dai poliziotti sono emerse finora cinque presunte vittime e una di loro ha confermato quanto affermato dalla prima denunciante e fornito altri particolari ed altri nomi, di clienti, ma anche di altre giovani finite nel giro dei rapporti sessuali a pagamento.

Gli interrogatori di Pampa e Vicari, che sono reclusi al Pagliarelli, sono stati ritardati dai numerosi casi di contagio da Covid all'interno del carcere: per tutelare la salute dei detenuti, infatti, si è preferito non farli uscire dalle loro celle neppure per raggiungere la saletta dove è possibile svolgere l'attività a distanza, attraverso la rete.

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