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Sabato, 27 Aprile 2024
La rivelazione

L'ex premier Amato: "La strage di Ustica colpa dei francesi, un missile destinato a Gheddafi"

L'ex presidente del Consiglio: "Il leader libico sfuggì avvertito da Craxi". I parenti delle vittime: "Lo scriveva anche Purgatori". Bobo Craxi: "Amato fa confusione di date". Il generale Tricarico: "Solo fandonie, preoccupato per democrazia"

Il Dc9 dell'Itavia precipitato vicino a Ustica il 27 giugno 1980 è stato abbattuto da un missile francese. Lo sostiene, in un'intervista a La Repubblica, l'ex premier Giuliano Amato. "Era scattato un piano per colpire l'aereo sul quale volava Gheddafi - racconta - ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi. Adesso l'Eliseo può lavare l'onta che pesa su Parigi". Amato traccia un disegno inquietante di quello che successe quella notte, puntando il dito contro il muro di gomma che da 43 anni ha impedito di far luce su quanto successo.  

Amato: "Guerra aerea quel 27 giugno"

"La versione più credibile è quella della responsabilità dell'aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno. Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. E il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico: l'esercitazione era una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l'attentato come incidente involontario", racconta.  "Gheddafi fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. E il missile sganciato contro il Mig libico finì per colpire il Dc9 dell'Itavia che si inabissò con dentro ottantuno innocenti - sottolinea Amato - L'ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese partito da una portaerei al largo della costa meridionale della Corsica o dalla base militare di Solenzara, quella sera molto trafficata. La Francia su questo non ha mai fatto luce", accusa Amato che getta la palla all'Eliseo. "Mi chiedo perché un giovane presidente come Macron, anche anagraficamente estraneo alla tragedia di Ustica, non voglia togliere l'onta che pesa sulla Francia - sottolinea Amato -. E può toglierla solo in due modi: o dimostrando che questa tesi è infondata oppure, una volta verificata la sua fondatezza, porgendo le scuse più profonde all'Italia e alle famiglie delle vittime in nome del suo governo. Il protratto silenzio non mi pare una soluzione".  

Ustica, 43 anni di silenzi

L'indagine affidata al pm di Roma Giorgio Santacroce parte dall'ipotesi di un cedimento strutturale del velivolo, ma si capisce subito che c'è ben altro. Il 18 luglio, sui monti della Sila, in località Timpa delle Magare, viene ritrovato il relitto di un Mig 23 libico. Il 25 novembre John Macidfull, esperto dell'ente Usa per la sicurezza del volo, consegna al magistrato una perizia in cui si rivela la presenza di un caccia sconosciuto accanto al Dc9 al momento dell'esplosione.

Una settantina tra ufficiali e sottufficiali dell'Aeronautica militare vengono incriminati negli anni Novanta per depistaggi, distruzione di prove e falso. Per sette generali si profila l'aggravante dell'alto tradimento. Quattro generali dell'Aeronautica sono accusati di attentato agli organi costituzionali con l'aggravante dell'alto tradimento, cinque devono rispondere di falsa testimonianza. Nel 2003 i pm Erminio Amelio, Maria Monteleone e Vincenzo Roselli chiedono la condanna a sei anni e nove mesi di reclusione dei generali Lamberto Bartolucci e Franco Ferri e l'assoluzione di Corrado Melillo e Zeno Tascio. Ma tutto finisce in una bolla di sapone e nel 2007 l'assoluzione diventa definitiva con la pronuncia della prima sezione penale della Cassazione.  

Amato: "Militari chiusi in un silenzio blindato"

Amato ricorda che "da principio i militari si erano chiusi in un silenzio blindato, ostacolando le indagini. E quando da sottosegretario alla Presidenza ebbi un ruolo in questa vicenda, nel 1986, cominciai a ricevere a Palazzo Chigi le visite dei generali che mi volevano convincere della tesi della bomba esplosa dentro l'aeromobile. Era da tempo crollata la menzogna del 'cedimento strutturale' dell'aeromobile e bisognava sostituirla con la tesi altrettanto falsa del 'cedimento interno a causa dell'ordigno'". "Ovviamente - osserva - mi chiedevo perché venissero a dirmi queste falsità. Capivo che c'era una verità che andava schermata. E la nostra aeronautica era schierata in difesa della menzogna. C'era qualcosa di molto inquietante in tutto questo. Se tanti militari, tutti con incarichi ufficiali molto importanti, dicevano la stessa cosa palesemente falsa dietro doveva esserci un segreto molto più grande di loro. Un segreto che riguardava la Nato".  

Settecento cartelle di analisi sui dati radar mostrano come la sera dell'incidente il Dc9 volò per un'ora all'interno di un vero scenario di guerra: quasi tutti i velivoli in volo quella notte avevano i transponder spenti per evitare di essere identificati come dimostrerà nel 2011 un documento ufficiale Nato mostrato dal giornalista Andrea Purgatori per la prima volta in un programma di Rai3.  

Amato ricorda che fu l'allora "presidente del Consiglio Bettino Craxi a chiedermi di occuparmi" del caso Ustica "nell'agosto del 1986. La sollecitazione era arrivata dal presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, su pressione di parlamentari e intellettuali. A quell'epoca navigavamo ancora nel buio". "Io ricordo - sottolinea Amato - che Craxi era insofferente alle mie perplessità sulle tesi dei generali. Andavo da lui per avere sostegno sui fatti che secondo me le smentivano e lui mi diceva senza mezzi termini che dovevo evitare di rompere le scatole ai militari. Poi mi faceva fare, perché questo era il nostro rapporto. Ma non era contento". Sul perché fosse insofferente, Amato sostiene: "Avrei saputo più tardi - ma senza averne prova - che era stato Bettino ad avvertire Gheddafi del pericolo nei cieli italiani. Non aveva certo interesse che venisse fuori una tale verità: sarebbe stato incolpato di infedeltà alla Nato e di spionaggio a favore dell'avversario. In fondo è sempre stata questa la sua parte. Amico di Gheddafi, amico di Arafat e dei palestinesi: uno statista trasgressivo in politica estera".

La tesi del missile francese non è nuova: nel maggio 2010 in un film inchiesta il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, racconta di un "aereo francese" che "si era messo sotto il Dc9, per non essere intercettato dal radar dell'aereo libico che stava trasportando Gheddafi. Ad un certo punto lancia un missile per sbaglio, volendo colpire l'aereo del presidente libico". 

Cossiga spiegò che i servizi segreti italiani lo informarono, così come fecero con l'allora sottosegretario Giuliano Amato, che erano stati i francesi, con un aereo della Marina, a lanciare un missile non ad impatto, ma a risonanza. La tesi del missile è sostenuta dalla sentenza della terza sezione civile della Corte di Cassazione che nel 2018 conferma i risarcimenti per le vittime: 17 milioni di euro ai familiari, 265 milioni di euro il risarcimento che i ministeri di Difesa e Infrastrutture devono a Itavia.  

I parenti delle vittime: "Lo scriveva anche Purgatori"

"Sono le cose che scriveva Purgatori da anni, da quella notte stessa - sottolinea Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica -. Era tutto scritto, purtroppo la magistratura non è ancora riuscita a chiudere e a mandare alla politica il segnale importante di attivarsi in maniera più forte per ottenere risposte che, da anni, vogliamo perché sappiamo che è andata così".

"Il senso dell'importanza delle parole di Giuliano Amato è ripetere che la dignità del nostro Paese sarà riconquistata solo quando sapremo chi ci ha abbattuto una aereo civile in tempo di pace", prosegue la presidente dell'Associazione parenti vittime della strage di Ustica.  "Penso che le nostre urla di tutti questi anni evidentemente non sono bastate, ci vogliono altre urla, ci vogliono le dichiarazioni importanti e pesanti di rivendicazione di questa realtà da parte di Amato che ringrazio sentitamente - prosegue Bonfietti - Amato è stato importantissimo in questa vicenda, la sua presenza c'è sempre stata e oggi ribadisce e ripercorre tutte le pagine scritte e chiede con forza che la politica si attivi. Sono con lui, lottiamo davvero tutti insieme".  

Bobo Craxi: "Amato fa confusione di date"

"Mio padre avvertí Gheddafi che lo avrebbero bombardato. Ma nel 1986". Lo dice il figlio del premier socialista Bettino Craxi, Bobo con un intervento sui social in cui spiega: "A parte quello strafalcione storico; la tesi francese é sempre stata presente mai provata del tutto e mai smentita. Messa così tira in ballo mio padre facendo vistosa confusione di date. Nell’80 era letteralmente impossibile che fosse a conoscenza di operazioni alleate".  Nel 1980 c'era il governo Cossiga. Craxi non era neanche ministro, ma segretario del partito socialista con l'8% dei consensi.

Il generale Tricarico: "Da Amato solo fandonie, preoccupante per democrazia"

"Quelle confessate da Giuliano Amato sono tutte fandonie che non hanno retto nel dibattimento penale nel quale è emersa incontrovertibile, perché ampiamente provata, la verità che quel velivolo è stato vittima di un attentato terroristico con una bomba a bordo" dice all'agenzia Ansa il generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare e presidente dell'Associazione per la verità sul disastro aereo di Ustica.  

"Sono andato - spiega Tricarico - a scorrere l'audizione di Amato nel 2001 davanti al pm Rosselli che indagava su Ustica e non ho trovato traccia di buona parte delle cose che ha detto a Repubblica. Non capisco come sotto giuramento non abbia avvertito la necessità di rendere al pm le verità di cui oggi è fermamente convinto". Secondo il generale è "preoccupante per la democrazia del Paese" l'uscita dell'ex presidente del Consiglio. "Auspicherei - osserva - che qualcuno possa capire cosa c'è dietro e perché proprio oggi. Risponde forse ad una strategia per mettere in difficoltà la premier Giorgia Meloni con il presidente francese Emmanuel Macron? O è in relazione agli indennizzi disposti per i ministeri condannati? Bisognerebbe comprenderlo".

Stefania Craxi: "Ricostruzione piena di imprecisioni storiche" 

"Quella di Giuliano Amato su Ustica è una ricostruzione che colpisce in primo luogo per le imprecisioni storiche che contiene - così Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e presidente della Commissione Affari esteri e difesa a Palazzo Madama -. È risaputo, infatti, che il presidente del Consiglio Bettino Craxi fece avvisare Gheddafi del bombardamento che si preparava sul suo quartier generale di Tripoli nel 1986. Amato, invece, oggi ci rivela che lo stesso Craxi fu artefice di una eguale 'soffiata' al leader libico collocandola temporalmente nel giugno 1980 e mettendola in relazione con il disastro del Dc9 dell'Itavia. Amato, però, non porta nessun elemento a sostegno di questa nuova tesi, trincerandosi dietro un 'avrei saputo più tardi, ma senza averne prova'. Egli, da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, condivise tutti gli atti dell'esecutivo a guida socialista, a cominciare dalle scelte di politica internazionale che resero grande l'Italia, messe in campo da un presidente del Consiglio che oggi ritiene 'trasgressivo'. Se Amato ha elementi concreti che possano aiutare la verità e rendere giustizia alle vittime innocenti di Ustica, è pregato di renderli manifesti. In caso contrario, la sua è solo un testimonianza che aggiunge confusione a un quadro già complesso".

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