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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Ucciso nell'eccidio delle Fosse Ardeatine 80 anni fa, una messa in memoria del corazziere Calcedonio Giordano

La cerimonia si è tenuta nella chiesa della Magione. Il militare rifiutò di allinearsi alla Repubblica sociale ed entrò a far parte del Fronte clandestino di Resistenza dei carabinieri (Fcrc). Nonostante le atroci torture subite, non tradì mai i compagni di lotta e fu eliminato il 24 marzo del 1944

Una messa in suffragio del carabiniere corazziare Calcedonio Giordano, Medaglia d'oro al valor militare, ucciso 80 anni fa a Roma, nell'eccidio delle Fosse Ardeatine, il 24 marzo del 1944. La funzione nella chiesa della Magione è stata officiata da don Salvatore Falzone, cappellano militare della legione carabinieri Sicilia. Alla commemorazione hanno preso parte il generale di divisione Giuseppe Spina, comandante della legione carabinieri Sicilia, il generale di brigata Luciano Magrini, comandante provinciale di Palermo, Ezio Buzzi, ispettore regionale dell'associazione nazionale carabinieri Sicilia, Matteo Frasca, presidente della Corte d'Appello di Palermo e le più importanti cariche militari, civili e religiose, oltre ai nipoti del decorato, Maria Rosalba e Giovanni Di Salvo.

Calcedonio Giordano era nato a Palermo l'11 luglio 1916 e si arruolò il 7 agosto 1936, dopo aver frequentato il corso presso la legione allievi di Roma. Venne promosso carabiniere "a cavallo" e destinato alla legione territoriale della Capitale, grazie anche alla sua prestanza fisica, ottenne il trasferimento nello Squadrone carabinieri guardie del re (corazzieri). Conseguito il diploma di perito commerciale ed iscrittosi alla facoltà di Economia e commercio dell'università di Roma (dopo la morte gli verrà conferita la laurea ad honorem dall'ateneo romano), nel settembre del 1943 fu ammesso alla Scuola allievi sottufficiali di Firenze. Durante il viaggio di trasferimento per raggiungere l'istituto di formazione, apprese la notizia dell'intervenuto armistizio.

Rientrato subito a Roma si era sottratto, il 7 ottobre 1943, alla deportazione dei 2.500 carabinieri che si rifiutarono di aderire alla Repubblica sociale italiana. Nella Roma occupata dai fascisti e dai tedeschi, Calcedonio Giordano, entrò a far parte del Fronte clandestino di Resistenza dei carabinieri (Fcrc), costituito dai militari dell'Arma sfuggiti ai rastrellamenti ed alla deportazione, aderendo alla "Banda Caruso", dal nome del generale in congedo Filippo Caruso. Come si legge nella motivazione della ricompensa al valore, concessa il 7 dicembre 1951, operò nella città capitolina: "Noncurante dei rischi cui si esponeva, portava a compimento valorosamente le numerose azioni di guerra affidategli".

Il 14 febbraio 1944, catturato dalle SS vicuno alla Basilica di Santa Maria Maggiore, tradotto nelle carceri di via Tasso, fu sottoposto a indicibili torture, sopportate stoicamente, rifiutandosi di tradire i compagni della lotta di liberazione. Il 24 marzo1944, prelevato dalla sua cella, trasportato alle Fosse Ardeatine, morì eroicamente a soli 26 anni, rimanendo sempre fedele al giuramento prestato ed al motto dello Squadrone corazzieri: "Virtus in periculis firmior", cioè "il coraggio diventa più forte nel pericolo". Al corazziere Calcedonio Giordano oggi è intitolata la caserma sede del Comando gruppo carabinieri di Monreale, la sezione di Palermo dell'associazione nazionale carabinieri, ed alcune vie dei Comuni di Palermo, Misilmeri e di Agropoli, in provincia di Salerno.

Nell'eccidio delle Fosse Ardeatine morirono anche altri 13 siciliani, fra cui il tenente generale di artiglieria Vito Artale, nato a Palermo il primo marzo 1882, il sottufficiale di Ps Pietro Ermelindo Lungaro, nato a Trapani il primo giugno 1910 e il tenente colonnello di artiglieria Giovanni Rampolla, nato a Patti, il 16 giugno 1894.

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