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Mafia Resuttana-San Lorenzo

Pizzo e corse truccate all'ippodromo, definitive 19 condanne contro il clan di San Lorenzo

Con la sentenza della Cassazione si chiude il processo in abbreviato nato dall'inchiesta "Talea" di dicembre del 2017. Confermate pure 2 assoluzioni, mentre per 4 imputati sarà celebrato un appello bis ma soltanto per valutare l'entità delle pene inflitte

Diciannove condanne e due assoluzioni. E' questo l'esito definitivo del processo in abbreviato nato dall'inchiesta "Talea" del dicembre 2017, con cui non solo era stato ricostruito l'organigramma di uno dei clan più potenti della città, quello di San Lorenzo, ma erano state scoperte numerose estorsioni e anche le infiltrazioni dei boss all'interno dell'ippodromo (cosa che portò allora all'interdittiva antimafia per la società che lo gestiva e poi alla chiusura per tanto tempo dell'impianto, ora affidato ad un'altra azienda). 

La quinta sezione della Cassazione ha sostanzialmente confermato la sentenza emessa il 29 aprile dell'anno scorso dalla prima sezione della Corte d'Appello presieduta da Adriana Piras (consiglieri Mario Conte e Luisa Anna Cattina), che a sua volta aveva fatto soltanto lievissime modifiche rispetto al verdetto di primo grado emesso dal gup Filippo Lo Presti il 31 maggio del 2019. L'inchiesta dei carabinieri era stata coordinata dai pm Annamaria Picozzi (oggi procuratore aggiunto) e Amelia Luise (oggi alla Procura europea).

Le assoluzioni e le pene da rivedere

Prima di tutto sono state confermate le assoluzioni di Ahmed Glaoui (difeso dall'avvocato Giuseppe Farina) e di Antonino La Barbera. La Suprema Corte ha poi disposto tre annullamenti con rinvio, ma il nuovo processo d'appello servirà soltanto a valutare l'entità della pena e non la responsabilità ormai accertata degli imputati. Si tratta di Salvatore Lo Cricchio (già condannato a 8 anni), Pietro Salamone (già condannato a 10 anni) e Stefano Casella (2 anni 2 mesi e 20 giorni). Per Sergio Napolitano, invece, i giudici hanno annullato senza rinvio la condanna per un capo d'imputazione ed hanno rimandato alla Corte d'Appello per rideterminare la pena, che attualmente è di 12 anni 8 mesi e 20 giorni. E' difeso dall'avvocato Riccardo Bellotta.

Le condanne confermate

Per gli altri imputati è stata invece confermata integralmente la condanna: Salvatore Ariolo 5 anni, Giuseppe Biondino (figlio di Salvatore, l'autista di Totò Riina) 9 anni e 2 mesi, Filippo Bonanno 9 anni e 4 mesi, Ignazio Calderone 4 anni, Antonino Catanzaro 2 anni e 8 mesi, Maria Angela Di Trapani (moglie del killer Salvino Madonia, nonché figlia e sorella dei capimafia Francesco e Nicola Di Trapani) 4 anni, Francesco Paolo Liga 10 anni e 8 mesi, Francesco Lo Iacono 2 anni e 8 mesi, Giovanni Niosi 10 anni, Corrado Spataro 11 anni e 8 mesi, Antonino Tumminia 2 anni 2 mesi e 20 giorni, Pietro Salsiera 14 anni, Massimiliano Vattiato 8 anni e 2 mesi, Bartolomeo Mancuso 4 mesi e il pentito Domenico Mammi 7 anni e mezzo.

I risarcimenti alle vittime e alle associazioni

La Cassazione ha poi confermato i risarcimenti per alcune vittime di pizzo e per diverse associazioni: il Centro Studi Pio La Torre, Addiopizzo, Sicindustria, Solidaria, Sos Impresa, Fai, Associazione Caponnetto, Confesercenti, Confcommercio, Coordinamento delle vitttime dell'estorsione, dell'usura e della mafia, rappresentate, tra gli altri, dagli avvocati Ettore Barcellona, Francesco Cutraro, Fabio Lanfranca, Fausto Maria Amato, Ugo Forello, Salvatore Caradonna e Maurizio Gemelli. 

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