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Mafia Mezzomonreale-Villa Tasca

Il boss di Rocca Mezzomonreale voleva la patente: "Uno sconosciuto fece l'esame al suo posto"

Il retroscena riguarda Pietro Badagliacca, arrestato la settimana scorsa. Il titolare della scuola guida, però, l'avrebbe fatto aspettare troppo - ben 9 mesi - e così il mafioso dispose che "se ne deve andare, putie a Pagliarelli non ne deve aprire più"

Voleva a tutti i costi la patente, il boss di Rocca Mezzomonreale Pietro Badagliacca. Era disposto a pagare qualsiasi cifra, anche 5 mila euro, purché qualcuno andasse al suo posto a sostenere l'esame. Il titolare della scuola guida, però, lo avrebbe fatto attendere troppo ("nove mesi ci sono voluti!") e così il mafioso avrebbe deciso di punirlo, costringendolo ad andare via dal territorio del mandamento di Pagliarelli, impendendogli di aprire "putie".

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La vicenda emerge dall'inchiesta che la settimana scorsa ha portato ad un blitz dei carabinieri proprio contro il clan dei Badagliacca, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Dario Scaletta, Federica La Chioma e Bruno Brucoli. E' uno degli episodi, come si legge nell'ordinanza del gip Lirio Conti, sui quali si sarebbero scontrati Pietro Badagliacca e il nipote Gioacchino. Scontri che avevano spinto quest'ultimo anche ad ipotizzare di lasciare Cosa nostra e di "andare a lavorare".
La discussione tra i due sarebbe avvenuta in un summit organizzato proprio per cercare di distendere gli animi il 5 settembre scorso a Butera, in provincia di Caltanissetta. Era Gioacchino Badagliacca a ricordare la vicenda e a contestare il comportamento dello zio che se la sarebbe presa con chi si era messo invece a sua totale disposizione.

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"Ti dovevi prendere la patente - diceva allo zio - c'è stato il massimo interesse con un amico mio, che è una persona perbene, lo vogliono bene tutti perché si comporta bene con tutti... Ha cercato in tutti i modi di fargli prendere questa patente - spiegava agli altri partecipanti al summit, tra cui i fratelli Pasquale e Michele Saitta - senza dare confidenza a nessuno, perché si poteva fare, si prendeva un estraneo... E allora cercava di prendere tempo, nel senso di trovare una soluzione... Mio zio si inalbera per il tempo che perde, come se quello magari se ne fotteva! Stiamo parlando che è un amico mio, giusto? Questo amico si mette a disposizione... Viene (lo zio, ndr) da me e mi dice: 'Ora questo se ne deve andare di qua, se ne deve andare! E faccio sapere in tutto il mandamento di Pagliarelli non deve mettere nessuna putia, a nudda banna'... Cioè a me se mi tagliavano le vene sangue non me ne usciva, ma dico quest'atteggiamento? Questa posizione? Che quello alla fine gli ha portato suo figlio, ci fa fare l'esame, ci mette a suo figlio, ci fa il segnale là, promosso fare e dire...".

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Pietro Badagliacca non contestava la ricostruzione del nipote, ma ribadiva che era giusta la sua decisione di "punire" il titolare della scuola guida: "Ci vado: 'Signor Schifia, veda che mi devono dare la patente, a scuola guida, non guardiamo ai soldi, costi quel che costi, metta mille, duemila, tre, cinquemila, perché mi serve la patente!'. Per quattro o cinque mesi, allora perdo la testa, ci vado e mi sciarriavu con mio figlio perché non voleva manco ammazzato, ci dissi di andare a prenderlo, non c'è voluto andare e ci sono andato io: 'Mi dia i documenti, non ne devo fare più patente!'... Viene Gioacchino: 'E' giusto che se ne deve andare?'. Sì, sì, sì, se ne deve andare perché tutto il discorso era per risparmiare soldi, perché quello che ha fatto con suo figlio lo poteva fare con un altro, 9 mesi passarono per avere la patente, 9 mesi!".

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