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Giovedì, 28 Marzo 2024
Mafia Mezzomonreale-Villa Tasca

Il boss che voleva abbandonare Cosa nostra: "Non sono all'altezza, meglio andare a lavorare"

Gioacchino Badagliacca, arrestato nel blitz contro il clan di Rocca Mezzomonreale, avrebbe deciso di "fare un passo indietro" dopo i dissidi con lo zio Pietro, che gli ricordava però: "E' più difficile uscirne che entrare" e gli avrebbe persino chiesto scusa in ginocchio. Per risolvere la questione a settembre era stato organizzato un summit

"Io sono l'ultima ruota della carrozza, a questo punto forse è meglio che faccio un passo indietro e me ne vado a lavorare, e a lavorare ci devo andare perché devo campare. Certo, rischio che da un minuto all'altro vado a finire in galera, ma è la cosa migliore per tutti". Erano queste le considerazioni di Gioacchino Badagliacca, arrestato nel blitz dei carabinieri contro il clan di Rocca Mezzomonreale, che avrebbe deciso addirittura di abbandonare Cosa nostra, dopo aspri dissidi con lo zio Pietro Badagliacca legati alla spartizione di un'eredità e dopo aver capito che la sua idea "democratica" dell'organizzazione non era condivisa: "Io non mi sento più all'altezza", diceva. Ma come gli ricordava proprio l'anziano zio con Cosa nostra "è più difficile ad uscire che entrare".

Il summit del 5 settembre a Butera

La lite - come emerge dall'ordinanza del gip Lirio Conti - era stata poi messa all'ordine del giorno di un summit organizzato il 5 settembre scorso a Butera, in provincia di Caltanissetta, e poi ricomposta, anche grazie all'intervento dei fratelli Michele e Pasquale Saitta, due insospettabili imprenditori arrestati anche loro perché, secondo l'accusa, sarebbero stati due affiliati "riservati". L'incontro tra i boss, nella casa di contrada Iudeca di Michele Saitta, è stato integralmente intercettato nell'indagine coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Dario Scaletta, Federica La Chioma e Bruno Brucoli ed offre uno spaccato emblematico non solo della mentalità mafiosa, ma anche dello stato di salute attuale dell'organizzazione.

"Fai una cosa onorevole"

Le accuse reciproche tra zio e nipote venivano ad un certo punto interrotte da Pasquale Saitta: "Stiamo facendo curtigghio, noialtri dobbiamo chiudere... Fai una cosa onorevole - diceva rivolgendosi a Gioacchino Badagliacca - e levale dal mezzo tutte queste minchiate, 'la dignità non dignità'". Il fratello Michele, seppur più diplomaticamente, rincarava: "Non sono però delle piccole cose, ci sono dei comportamenti che magari nella vita e nella foga della vita, nei discorsi e nelle cose, che magari non sono al cento per cento lineari e si fa qualche curviciedda... Ma da questa curvicedda che dobbiamo fare?". Concordava ancora l'altro Saitta: "Poi alla fine tutte le discussoni e cose... ancora macinate, maciniamo, e noialtri siamo qua tutti e due fratelli, perché vi vogliamo bene, perché lui ci ha interpellati e noialtri non ci possiamo esimere da questa situazione...".

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"Se tuo zio ti chiede scusa in ginocchio te lo devi solo abbracciare"

Sempre Saitta proseguiva, rivolgendosi ancora a Gioacchino Badagliacca: "Tu devi sentire quello che ti dice Pasquale Saitta, non c'era di bisogno, quando tuo zio ti dice: 'Buttiamo tutte cose a mare, ti chiedo scusa in ginocchio, ti chiedo perdono in ginocchio...', se lui da quello che è come figura e ad 80 anni per giunta si sottomette a te a chiederti scusa, se lui ti dice: 'Vieni qua nipote, abbiacciamoci, chiudiamola, ti bacio le mani, mi metto in ginocchio', cioè tu devi stare zitto, ti devi solo abbracciare a tuo zio, che si è reso conto, nel diritto e nel torto, a chiedere scusa e perdono, te lo devi abbracciare e basta!".

"La Cosa nostra è superiore alla famiglia privata"

Interveniva allora proprio Pietro Badagliacca: "Non dico una cosa perché mi fa male, a favore di mio nipote, no a favore mio e non la dico perché mi fa male, mi fa molto male, mi fa uscire pazzo, lo devo dire, ci giuro sull'onore della Cosa nostra quando dico sull'onore... Gioacchino, ti giuro sull'onore della Cosa nostra, è superiore alla famiglia privata... Perché c'è il sangue di mezzo. Sia da parte sua che io sono u frati di suo padre e lui perché è il figlio di mio fratello... Perché se fossimo estranei, le cose sarebbero diverse... Se al posto suo ci fosse un altro mi avrebbe amazzato! Al posto mio ci fosse un altro, l'avrebbe ammazzato... Se fossero stati gli anni Settanta-Ottanta e sapessero questo discorso che io mi ci metto in ginocchio, mi avrebbero buttato fuori" e Michele Saitta concordava: "Minimo!".

Arresti mafia mezzomonreale 1

"Cosa nostra è democrazia, noi siamo la stessa cosa"

Era a questo punto che Gioacchino Badagliacca manifestava la sua visione "politica" e "democratica" di Cosa nostra: "Io mi sto rendendo conto che io forse certe cose le penso diversamente, forse non è un mondo per me... Forse io credo in cose sbagliate, non lo so, che non corrispondono alla realtà... Perché per me ci sono dei fatti che accadono, indipendentemente da quelli che possono essere un bene o picciuli o cose, sono di vitale importanza ed ho pensato sempre che siamo la stessa cosa e la stessa cosa significa che ha la democrazia più totale... Io penso questo che si dice è Cosa nostra perché è Cosa nostra, siamo la stessa cosa perché fra me e te non c'è differenza perché domani io posso essere il capofamiglia, domani posso diventare pure un soldato poi divento capomandamento, poi divento soldato".

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"Faccio un passo indietro e me ne vado a lavorare"

Da qui il desiderio di abbandonare un'organizzazione in cui evidentemente non si sarebbe riconosciuto, chiedendo solo di essere mantenuto nel caso in cui fosse stato arrestato: "Non voglio fare niente perché io sono l'ultima ruota della carrozza. Io a questo punto forse è meglio che lo faccio io un passo indietro, è la cosa migliore, me ne vado a lavorare... Certo, a lavorare ci devo andare perché devo campare, perché io checché se ne dica, io non ho, a parte qualche piccolo cespite, non ho altro, ho tre figli, ho i miei problemi, vi chiedo scusa perché a questo punto forse sarebbe stato meglio... Ma neanche, come se non fosse accaduto niente... Certo, io rischio che da un minuto all'altro vado a finire in galera perché io ho le mani annagghiate, io con la mia faccia e con il mio fisico, ho le mani annagghiate, vado a finire in galera, è una parola in più che sto dicendo, la mia famiglia non ha nessuno e io in galera, certo dignitosamente la galera, se mi arrestano me la devo potere fare, no di fare sfarzi, ma di essere campato fino a quando esco... Poi non voglio più niente, non ho avuto mai niente però penso che la cosa migliore è questa e vi ribadisco di nuovo scusa però io devo lavorare... E' una cosa buona per tutti, vi dico un'altra cosa Pasquale e Michele (Saitta, ndr), siete due fratelli che in questo momento ci state dando una lezione a tutti e tre, il primo a me e poco fa vi siete baciati".

"Questi sono discorsi che non si possono fare"

Michele Saitta replicava: "Allora siete zio e nipote, avete lo stesso sangue, lo stesso dna, avete le stesse cose, siete famiglia, siete sangue e queste chiacchiere le dobbiamo togliere dal mezzo... Seppellire tutto, dovete seppellire tutte cose senza pensarci più". Lo zio Pietro Badagliacca scartava poi del tutto l'ipotesi che il nipote potesse uscire da Cosa nostra: "Quello che vuole lui non può essere, non si può fare, si deve fare sapere, si deve comunicare per adesso c'è un manicomio, tutte cose sciolte, tutte cose fatte, tutte cose dette perché non si sta capendo più niente perché sono tutti arrestati i cristiani". E poi interveniva di nuovo Michele Saitta: "Io faccio finta di non averlo capito invece, perché uno è bene che certi discorsi fa finta di non averli capiti... Però arrivare a dire 'io qua i passi indietro, le cose', no! Si considera una cosa momentanea, che momentanea può essere un anno, due anni, sei mesi, otto mesi, dieci mesi, alla prima occasione si può fare, si prende, ci sediamo e se c'è da fare qualcosa la facciamo, ma non che tu arrivi ora ti alzi e dici... non esiste, non ci sono questi discorsi, non si possono fare".

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"E' più difficile a uscirne che ad entrare"

Tuttavia Gioacchino Badagliacca restava fermo sulla sua posizione: "Io non mi sento più all'altezza...", diceva. Michele Saitta però lo avvertiva: "Non lo stabilisci tu, tuo padrino dovrebbe dirlo prima di te" e lo zio gli ricordava: "Vedi che è più difficile... le regole le so, è più difficile ad uscirne che ad entrare, se tutti e quattro siete d'accordo siamo meglio di prima...". A chiudere ogni discussione era di nuovo Saitta: "Noi siamo d'accordo a chiudere la partita levare tutte le camurrie, tutte cose...". E così sarebbe stato.
 

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