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Cronaca

"Diplomi regalati e protesti cancellati in cambio di soldi e regali": una condanna e 8 rinvii a giudizio

Al centro del processo i titoli conseguiti nella scuola privata Amedeo D'Aosta e le procedure che sarebbero state azzerate con la complicità di un impiegato della Camera di commercio: ha patteggiato la pena. Per diversi imputati è caduta però l'accusa più grave, quella di corruzione: le intercettazioni non erano state autorizzate. Un prosciolto

Diplomi "regalati" in una scuola privata e protesti cancellati, grazie ai presunti trucchi di un impiegato della Camera di commercio, in cambio di soldi e vantaggi. A legare i due ambiti al centro di un'inchiesta per corruzione, peculato e falso della squadra mobile, un dipendente della Reset che avrebbe fatto da mediatore sia con uno studente che doveva conseguire la maturità che con una coppia di protestati. Adesso il gup Clelia Maltese ha inflitto una prima condanna e ha disposto 8 rinvii a giudizio, anche se per gli imputati, l'accusa più grave - la corruzione - è caduta, ma ha anche disposto il non luogo a procedere per Giuseppe Catalano che era accusato di corruzione.

La condanna a 2 anni

A patteggiare la pena di 2 anni è stato proprio il dipendente della Camera di commercio, Vincenzo Di Piazza, che era addetto all'ufficio protesti. E proprio da lui, diversi anni fa, erano partite le indagini: l'imputato avrebbe suggerito agli utenti come falsificare una serie di atti per ottenere la cancellazione delle procedure, in cambio avrebbe preso soldi e regali.

I rinvii a giudizio

A processo (il dibattimento inizierà a febbraio davanti alla terza sezione del tribunale monocratico) finiscono invece Vittorio Di Natale (difeso dagli avvocati Valeria Minà e Nino Tornambè) e Salvatore Frangiamore, entrambi amministratori della scuola privata, l'Amedeo D'Aosta (nel frattempo chiusa), il dipendente della Reset, Andrea Seidita, e lo studente che avrebbe pagato per ottenere il diploma, Marco Bigica (sono difesi dagli avvocati Ninni Reina e Maria Antonietta Di Falco), il dirigente scolastico dell'istituto, Antonio Gibiino, il professore Salvatore Li Vigni, il commercialista e curatore di una società Fabio Rossi, nonché i protestati Umberto Grimaldi, Giuseppe Sanfilippo, Giuseppe Mannino e Antonino Cottone, che avrebbero pagato per ottenere la cancellazione della procedura.

Intercettazioni nulle

Il giudice, accogliendo le eccezioni degli avvocati, ha però dichiarato nulle tutte le intercettazioni compiute dalla polizia in relazione alla corruzione nella scuola privata: gli inquirenti, infatti, avevano avuto le autorizzazioni per captare le conversazioni alla Camera di commercio e non nell'altro ambito. La contestazione è dunque venuta meno per diversi imputati e, nel caso di Catalano che rispondeva solo di questo reato, è integralmente caduta. Da qui il proscioglimento. Non solo: Di Natale e Frangiamore, da amministratori della scuola privata, non sarebbero stati neppure pubblici ufficiali. Di fatto, quindi il processo si sgonfia, perché restano in piedi essenzialmente i falsi.

La difesa di Di Natale ha inoltre dimostrato che il giorno dell'esame di Bigica sarebbe stato in un altro istituto, a Sciacca, e Frangiamore ha sostenuto di non aver mai insegnato all'Amedeo D'Aosta. Ad ottobre dell'anno scorso il gip aveva però disposto il divieto di dimora a Palermo per Frangiamore e Seidita, mentre aveva sospeso per 6 mesi dall'attività Di Natale, anche se i fatti al centro dell'inchiesta risalivano al 2015-2016.


 

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