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Cronaca

Stop alla vaccinazione di avvocati e magistrati, monta la protesta: "Giustizia martoriata"

La Sicilia si adegua al piano nazionale: il siero contro il Covid sarà somministrato ai soggetti fragili, poi si procederà per età e non più per categorie. Da qui l'interruzione per togati e amministrativi. Di Stefano (Unione ordini forensi siciliani): "Ci ripensino i nostri governanti e non infieriscano un ulteriore colpo" al settore

Stop alla vaccinazione contro il Covid di avvocati, magistrati e personale amministrativo in Sicilia. L'iter, già avviato da alcuni giorni, da lunedì sarà interrotto. E' la prima conseguenza dell'adozione di un piano omogeneo a livello nazionale. Le Regioni - dopo la fase iniziale in cui ovunque si è data la priorità a personale sanitario, ospiti e personale di Rsa, ottantenni - si sono mosse in ordine sparso e nell'Isola si era avviata la somministrazione del farmaco per categorie. I lavoratori del "comparto giustizia" erano stati inseriti tra quelli dei "servizi essenziali" e quindi era partita la campagna vaccinale. Da Roma, dopo l'insediamento del premier Draghi, il cambio di rotta: fatta eccezione dei soggetti "vulnerabili" in tutto lo Stivale si seguirà il criterio dell'età: dai più adulti ai più giovani.

E adesso per una categoria che goisce, un'altra protesta. Nel pomeriggio dalla Regione è arrivato l'annuncio della vaccinazione per i soggetti fragili, quelli con patologie che ne aumentano la vulnerabilità. Un sospiro di sollievo per circa 500 mila siciliani che potranno cosi ricevere il siero in tempi ragionevolmente brevi. Dall'altro lato, gli avvocati si dicono "rammaricati" per l'improvviso stop subito. "Apprendiamo con rammarico che l’assessore alla sanità in ossequio al piano nazionale vaccini ha dovuto stoppare la somministrazione dei vaccini agli avvocati", dice Giuseppe Di Stefano, presidente dell'Unione ordini forensi siciliani.

Covid, al via la vaccinazione per i cittadini "vulnerabili"

giuseppe di stefano-3Secondo Di Stefano "Il problema è diverso e più ampio per due ordini di motivi. In primo luogo non è corretto parlare di somministrazione dei vaccini agli avvocati in sè, atteso che gli avvocati sono stati chiamati a vaccinarsi soltanto perché facenti parte del 'comparto giustizia', quindi con gli avvocati sono stati chiamati magistrati, cancellieri e operatori amministrativi dei tribunali. E uso il termine ‘chiamati’ perché gli avvocati non hanno né richiesto ne preteso alcunché e men che mai privilegi vaccinali. In secondo luogo la problematica in questione investe un tema più ampio e complesso è cioè se è opportuno che taluni servizi,definiti 'essenziali' debbano continuare con solerzia a ‘assicurare’ la loro funzione alla collettività oppure possano soffrire di un qualche rallentamento, una qualche battuta di arresto,una qualche limitazione operativa. Pensiamo - prosegue Di Stefano - che la martoriata Giustizia non possa più subire umiliazioni, perché le sue umiliazioni sono le umiliazioni di quei cittadini che sperano di potere con celerità e immediatezza vedere affermati e tutelati i propri diritti e che invece aspettano per anni provvedimenti e sentenze. Questo vale tanto per le povere vittime dei reati quanto per gli imputati, per i titolari di diritti calpestati e per i creditori sull'orlo del fallimento. Per tutti coloro i quali, insomma, confidano nella giustizia dello Stato per il riscatto della loro vita". 

"Ci ripensino i nostri governanti e non infieriscano un ulteriore colpo alla già agonizzante Giustizia anche perché lo Stato con la sua imponente organizzazione ben potrà, con analoga energia, tutelare i più fragili e i più bisognosi senza per questo abdicare al suo ruolo di garante dei diritti dei cittadini, ruolo che svolge attraverso quel servizio essenziale chiamato Giustizia", conclude Di Stefano.

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