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Cronaca

Quattro contagi in pochi giorni al Policlinico, si teme focolaio al dipartimento infantile

Da metà settembre il virus ha “colpito” almeno dieci volte all’interno dei reparti di Ginecologia e Ostetricia. Tra i contagiati anche operatori sanitari e pazienti, compreso un neonato operato poco dopo la nascita e trasferito al Cervello. Medici e infermieri in ansia

Gli ultimi casi in ordine cronologico sono quelli di un’ostetrica risultata contagiata dopo l’ultimo turno di lavoro, di un operatore socio sanitario che si muove tra i vari reparti di Ginecologia e Ostetricia, di uno specializzando e di un’infermiera addetta ai pre-ricoveri. In questo breve elenco sono raccolti i risultati degli ultimi tamponi eseguiti all’interno del Dipartimento materno infantile del Policlinico dove però, da metà settembre a oggi, i casi di Coronavirus sono stati almeno dieci. Parte del personale è preoccupato perché ritiene, nonostante sanificazioni e test continui, che il focolaio possa trovarsi già all'interno.

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I numeri degli ultimi bollettini diramati dal ministero della Salute appaiono poco incoraggianti in Sicilia. Ogni singolo caso diventa un campanello d’allarme che costringe di volta in volta le autorità sanitarie a ricostruire la catena e individuare gli ultimi contatti stretti per prevenire un’escalation di contagi. Individuare chi abbia il virus e rintracciare i suoi ultimi contatti inizia a diventare complicato, ma lo diventa ancora di più all’interno dell’ospedale, dove medici e infermieri s’imbattono quotidianamente in pazienti che possono scoprirsi positivi dopo il loro accesso in ospedale.

Come sarebbe accaduto pochi giorni fa con una donna, portata d’urgenza per partorire al Policlinico, sottoposta a tampone ed entrata subito in travaglio. Dopo il parto è arrivato il risultato del test: era positiva. “Temiamo - spiega una dottoressa che preferisce restare anonima - che il focolaio sia ormai dentro. Ripetiamo i tamponi ogni cinque giorni ma non basta. Ogni giorno, da settimane, viviamo con l’ansia che in ogni momento possa saltare fuori qualche nuovo contagio. Forse sarebbe bene chiudere per 48-72 ore e sanificare tutto, attendere i risultati di tutti i tamponi e cambiare qualcosa rispetto agli accessi dei pazienti”.

Sino ad oggi il Policlinico non era stato considerato nella rete degli ospedali attrezzati per affrontare l’emergenza Covid ma può capitare, come successo qualche giorno fa, che il paziente risulti positivo dopo l’accesso. “Abbiamo - aggiunge un altro medico - una zona grigia all’interno del reparto, dove si verificano situazioni di promiscuità tra pazienti in attesa dei risultati dei tamponi, con il rischio di portare il virus in giro. Non sono stati previsti percorsi separati diversi tra pazienti Covid e non, per non dire che fino a poche settimane fa c’era un solo ascensore disponibile, utilizzato tanto per i pazienti che vanno in sala operatoria quanto per gli inservienti o il trasporto dei pasti”.

Dall'ospedale Policlinico, sul caso della donna entrata in travaglio dopo il tampone, precisano: "È stato gestito come un caso Covid, quindi il nostro personale era 'bardato' di tutto punto e ha operato correttamente. Per quanto riguarda i percorsi abbiamo avviato una revisione con il responsabile del rischio clinico e quello della prevenzione per verificare l'esistenza di eventuali problemi. Chiariamo inoltre che nell'area grigia ogni paziente si trova da solo all'interno della sua stanza e dunque il rischio si abbassa al minimo. Stiamo inoltre eseguendo un'indagine interna per capire l'origine dei contagi, che potrebbero arrivare dall'esterno".

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Questa vicenda ha davvero del grottesco e del drammatico. Hanno provato a tenere nascosto, come ormai consuetudine nelle aziende sanitarie  siciliane, un dato allarmante. Infatti questa vicenda va avanti da poco meno di un mese e se non fosse stato per gli operatori sanitari indignati di quanto stava accadendo non se ne sarebbe saputo nulla. Nessuna chiusura e solo sanificazioni mirate. Invitiamo il personale sanitario a rompere il muro di silenzi ed omertà che si vuole creare intorno a questi fatti utilizzando minacce ed intimidazioni da parte delle aziende. Mi risulta che siano state dimesse e mandate a casa puerpere che avevano partorito senza essere state informate che potrebbero essere state a contatto con soggetti positivi. Un fatto grave che chiama in causa responsabilità precise”.

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