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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Zen

Vuole patteggiare un anno e 10 mesi, no del giudice all'ex preside dello Zen: "Pena troppo bassa"

La decisione per Daniela Lo Verde e per il suo vice, Daniele Agosta, che avevano avanzato la stessa istanza. Gli atti sono stati rimandati alla Procura europea perché si concordi un condanna congrua rispetto alle gravi accuse di corruzione e peculato

La pena - un anno e 10 mesi - è stata ritenuta troppo bassa dal giudice e così l'ex preside dell'istituto comprensivo Giovanni Falcone, allo Zen, Daniela Lo Verde, ma anche il suo vice, Daniele Agosta, al momento non possono patteggiare. Gli atti sono stati rimandati ai pm della Procura europea, Amelia Luise e Gery Ferrara, per concordare una nuova pena, questa volta congrua alla gravità dei reati di corruzione e peculato contestati e per i quali i due erano stati arrestati ad aprile scorso. Il gup ha invece accolto l'istanza presentata da una terza imputata, Alessandra Conigliaro. 

La preside e il cibo per gli alunni: "Mi porto tutto a casa"

Secondo la Procura, Lo Verde si sarebbe appropriata non solo delle scorte alimentari (anche alla vigilia del Festino e in vista di una vacanza a San Vito Lo Capo) destinate alla mensa degli alunni, ma pure di strumenti tecnologici: "Mi porto tutto a casa" diceva nelle intercettazioni. L'indagine aveva svelato un modus operandi all'interno della scuola, presidio (non solo simbolico) di legalità in uno dei quartieri più difficili della città, scandaloso: i corsi finanziati con fondi dell'Unione europea, infatti, sarebbero stati realizzati soltanto sulla carta. Gli alunni, per l'accusa, non avrebbero partecipato alle lezioni, ma quando l'ex preside aveva appreso di essere sotto inchiesta (con un avviso di proroga delle indagini), avrebbe cercato di rimediare al pasticcio, recuperando le firme degli assenti (che sarebbero state falsificate da altri docenti), offrendo loro pasta al forno e rosticceria pur di farli venire a scuola.

I corsi fantasma e le firma false: "Così finisco in carcere"

Ma al centro delle indagini c'è anche l'affidamento di un progetto da 10.500 euro per la fornitura della mensa: Lo Verde, secondo i pm, avrebbe deciso di cambiare la determina con cui il servizio era stato affidato ad una nota pasticceria della città, quando i titolari si sarebbero rifiutati di modificare una fattura. Lo Verde si sarebbe così rivolta ad un altro locale.

I capricci del vice: "Io volevo il 13 Pro..."

Oltre al cibo per la mensa, Lo Verde e il suo vice avrebbero messo le mani anche su almeno tre iPhone, che i due avrebbero ricevuto da Conigliaro. Una "tangente", secondo gli inquirenti, che quest'ultima indagata avrebbe consegnato per assicurarsi proprio la fornitura di dispositivi tecnologici nella scuola. Agosta in un'intercettazione si lamentava pure del "giocattolino" ricevuto, che non sarebbe stato di suo gradimento: "Io volevo il 13 Pro...", diceva infatti.

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