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Antibo malato e dimenticato: "Quando arrivano le crisi per tre minuti sono morto"

L'ex atleta di Altofonte, doppio oro agli Europei di Spalato nel 1990, ha parlato alla Gazzetta dello Sport. Da sette mesi aspetta un'operazione che potrebbe rendergli meno complicata la vita: "L'Italia è una vergogna. A questo Paese ho dato tanto e non ho ricevuto nulla. Eppure non c'è solo il Coronavirus..."

"Quando arrivano le crisi per tre minuti io sono morto. Quando mi riprendo è come se non ricordassi nulla di ciò che è successo nei minuti precedenti". A parlare è Totò Antibo, "l'africano bianco", in un'intervista toccante concessa alla Gazzetta dello Sport. L'ex atleta di Altofonte, doppio oro agli Europei di Spalato nel 1990, ha parlato della sua malattia. Come forse non aveva mai fatto prima. Il suo è un grido di dolore. E allo stesso tempo uno sfogo per quell'operazione che aspetta da sette mesi e che potrebbe rendere meno difficile la vita.

"Non c'è nulla da fare, la malattia è incurabile - dice Antibo -. Ho una media di 60 crisi al mese, due al giorno, anche se in alcuni giorni sono arrivato a quattro. C'è però una possibilità di ridurre questo numero, il neurologo che mi segue mi ha prospettato un'operazione. Da giugno sono in attesa di un intervento, dovrebbero inserirmi un elettrostimolatore vagale all'altezza della spalla ma l'emergenza causata dal Covid ha bloccato tutto il resto del sistema sanitario. E poi se oggi dovessi entrare in un ospedale sarei a forte rischio perché sono epilettico e asmatico. Con questo virus che rende i polmoni potrei durare forse solo due giorni...".

Totò ha partecipato a tre Olimpiadi, a cominciare dall'incredibile edizione di Los Angeles nel 1984,  dove si classificò quarto nella finale dei 10 mila metri, vinti da Alberto Cova. Là pagò un clamoroso errore: quello cioè di calzare delle scarpe nuove, che lo fecero soffrire durante la gara, privandolo probabilmente di una medaglia. Oltre alla doppietta di Spalato di lui va ricordata la medaglia d'argento a Seul 1988. Nel 1991 però il dramma. La sua splendida carriera conobbe un brusco stop ai Mondiali di Tokyo. Era il grande favorito, poi arrivò la crisi epilettica. Già l'epilessia. "Convivere con questa malattia mi ha insegnato che in ogni momento può arrivare una crisi. Ma io combatto e non mollo, come quando sfidavo i campioni africani - dice la gazzella di Altofonte -. Però una cosa voglio dirla: l'Italia si deve vergognare. A questo Paese ho dato il cuore, ho vinto tanto e non ho ricevuto nulla. Non voglio aiuti ma essere trattato come tutti quei cittadini che hanno bisogno di cure. Ma per l'Italia e per l'atletica ormai sono scomparso".

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