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Cronaca Cruillas / Piazza Benvenuto Cellini

Cep, uccise "per errore" il nipote a colpi di pistola: chiesto il rinvio a giudizio

Giuseppe Lombardino sparò al parente Francesco Paolo in piazza Cellini nella notte di Santo Stefano dell'anno scorso. Come ricostruito dai pm la vittima predestinata avrebbe dovuto essere un altro uomo con cui l'imputato avrebbe avuto un conto in sospeso legato al consumo di droga

Chiusa l'inchiesta sull'omicidio del Cep, quello in cui nella notte di Santo Stefano dell'anno scorso, venne ucciso dallo zio "per errore" Francesco Paolo Lombardino, carpentiere di 47 anni, in piazza Benvenuto Cellini. Il procuratore aggiunto Ennio Petrigni ed i sostituti Felice De Benedettis e Alfredo Gagliardi hanno già chiesto il rinvio a giudizio di Giuseppe Lombardino, 62 anni. L'udienza preliminare si terrà il 24 dicembre davanti al gup Simone Alecci. E' stato necessario fissarla proprio la vigilia di Natale per evitare che scadessero i termini di custodia cautelare.

Il delitto rimase un giallo incomprensibile per diversi giorni, anche perché gli inquirenti si erano scontrati con reticenze ed omertà, come aveva spiegato la squadra mobile, non esitando a parlare di un "depistaggio". Alla fine, però, i poliziotti erano comunque riusciti a venire a capo della storia, particolarmente complessa.

Secondo la ricostruzione della Procura, la vittima designata dell'omicidio avrebbe dovuto essere Carmelo Testagrossa e non il nipote dell'imputato. Tra quest'ultimo e Testagrossa, infatti, vi sarebbero stati dei forti dissapori legati al consumo di stupefacenti. Testagrossa, pregiudicato proprio per reati relativi alla droga, sarebbe stato prima accoltellato e poi, nella notte tra il 26 ed il 27 dicembre, sarebbe stato invece preso a colpi di pistola, ma era riuscito a schivare i proiettili, che avevano invece raggiunto il nipote di Lombardino.

In base agli accertamenti compiuti dagli inquirenti, il 118 non sarebbe stato chiamato e la vittima era stata portata all'ospedale Cervello, ma all'arrivo aveva già perso troppo sangue per via di un colpo che lo aveva raggiunto all'inguine. Per lui non c'era stato nulla da fare.

Le indagini erano state rese più complicate perché "i parenti - come aveva detto il capo della squadra mobile, Rodolfo Ruperti - ci avevano indicato un luogo, quello del ferimento, che era distante addirittura un chilometro dalla strada dove erano realmente avvenuti i fatti. Il vero luogo dell'omicidio lo abbiamo dovuto scoprire noi da soli dopo più di sei ore".

Giuseppe Lombardino era stato poi rintracciato a casa di un amico e arrestato. Secondo l'accusa sarebbe stato pronto alla fuga e alla latitanza, visto che con sé avrebbe avuto un borsone già pronto.

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