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Cronaca

Il metodo Stamina e le migliaia di euro truffati ai malati, il processo sarà celebrato a Palermo

Fissata l'udienza preliminare per la presidente palermitana dell'associazione "Prostamina Life" e una biologa torinese: con Davide Vannoni, morto l'anno scorso, avrebbero raggirato decine di pazienti che avrebbero pagato in media 27 mila euro per fare la terapia in Georgia

Dopo aver attraversato l'Italia è a Palermo infine che inizierà il processo sul metodo Stamina, la presunta cura per le malattie neurodegenerative a base di cellule staminali messa a punto da Davide Vannoni (deceduto l'anno scorso) e priva in realtà di effetti terapeutici: una truffa colossale, secondo la Procura, perché tante persone disperate avrebbero pagato decine di migliaia di euro sperando di guarire o di stare meglio. L'udienza preliminare del processo a carico della palermitana Rosalinda La Barbera, 46 anni, presidente dell'associazione "Prostamina Life", che avrebbe reclutato i malati, e della biologa torinese Erica Molina, 37 anni, si aprirà il 10 novembre.

Il procedimento era nato a Torino ed era stato poi trasferito, per competenza territoriale, a Roma. Il tribunale della Capitale ha però ritenuto che la sede corretta sia quella di Palermo, non solo perché qui vive La Barbera, ma anche perché il primo pagamento da 27 mila euro per sottoporsi alla terapia era partito proprio dalla città.

Negli anni scorsi, Vannoni aveva già patteggiato un anno e 10 mesi e anche Molina aveva seguito la stessa strada, concordando una pena di un anno e 7 mesi. Gli episodi al centro di questa nuova vicenda giudiziaria sono avvenuti tra il 2015 e il 2016, quando i versamenti dei pazienti sarebbero stati fatti sui conti esteri della società "Big Tech Ltd" e le cure sarebbero avvenute invece a Tbilisi, in Georgia.

A chiedere il rinvio a giudizio delle due donne è il sostituto procuratore Anna Battaglia. Per l'accusa il metodo Stamina non ha i requisiti fissati dal ministero della Salute per queste terapie e non ha ottenuto alcuna autorizzazione dall'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), che peraltro ne aveva vietato l'utilizzo. Eppure Vannoni, Molina e La Barbera, con l'associazione "Prostamina Life" avrebbero continuato a propagandarne gli effetti miracolosi, attraverso riunioni, ma anche sfruttando Facebook e inviando mail. E tante persone, affette da gravi malattie o loro parenti, non avrebbero esitato a pagare somme esorbitanti per farsi curare in Georgia col metodo di Vannoni.

Secondo la Procura, tra il 2015 ed il 2016 sul conto della "Big Tech Ltd" sarebbero stati versati complessivamente 378 mila da più di una decina pazienti, precisamente 216 mila nel 2015 e 162 mila l'anno successivo. Per il pubblico ministero le imputate avrebbero ingenerato "nei pazienti il timore di un pericolo immaginario, ovverosia di non avere possibilità di guarigione se non sperimentando la cura Stamina, approfittando delle condizioni personali, cioè lo stato di grave e irreversibile malattia dei pazienti" e procurando loro un danno patrimoniale grave.

La Barbera, difesa dagli avvocati Silvia Sansone e Luigi Sambito, ha sempre respinto queste accuse: era lei stessa una paziente di Vannoni e aveva usato il metodo Stamina anche per suo padre, malato di tumore, e per una della sue figlie, affetta da una gravissima malattia. Non sarebbe stata quindi raggirata, anche perché nessuno le avrebbe promesso guarigioni, ma sollievo, e davvero - a suo dire - con le infusioni di cellule staminali avrebbe notato dei miglioramenti sia per il genitore (poi deceduto) che per la bambina. Inoltre, come rimarca la difesa, la donna vive di sussidi e in condizioni di indigenza, tanto da aver ottenuto il gratuito patrocinio: non si sarebbe quindi certamente arricchita con la presunta truffa.

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