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Lunedì, 29 Aprile 2024
Corruzione

Mazzette alla Motorizzazione, donna va in carcere: "Ha chiamato un altro indagato col cellulare del marito"

Aggravamento della misura necessario per evitare l'inquinamento delle prove. Così ha deciso il gip per Giovanna Passavia, 52 anni, legata a un’agenzia di disbrigo pratiche e finita ai domiciliari insieme ad altre venti persone. Tra queste Luigi Costa, figura chiave dell'inchiesta, che la donna avrebbe contattato cercando di sfuggire alle intercettazioni

Un'altra indagata coinvolta nell’inchiesta sulle mazzette alla Motorizzazione finisce in carcere. Il giudice per le indagini preliminari Filippo Serio ha firmato un’ordinanza con cui ha disposto un aggravamento della misura per Giovanna Passavia, palermitana di 52 anni arrestata a febbraio scorso insieme ad altri 20 tra funzionari pubblici e persone legate a vario modo ad alcune agenzie di disbrigo pratiche. Nonostante i domiciliari la donna, come accertato dagli investigatori, avrebbe continuato a comunicare con Luigi Costa, accusato di corruzione e accesso abusivo al sistema informatico e considerato il fulcro dell’inchiesta.

Il nome di Giovanna Passavia compare in una decina di capi d'imputazione perché, secondo l’accusa, avrebbe fatto in modo - dietro il pagamento di una somma pagata al funzionario - che alcune pratiche, per il collaudo dei mezzi o per ottenere la carta di circolazione, andassero in porto. Dopo il blitz Luigi Costa, trovato in possesso di mezzo milione di euro sequestrato dagli agenti di polizia giudiziaria della polizia stradale, era stato sorpreso a dialogare proprio con Giovanna Passavia nonostante a entrambi avessero vietato di parlare con chiunque se non con i familiari o con i loro conviventi.

"L'istanza di aggravamento avanzata dal pm - scrive il giudice Serio - trova fondamento nei successivi fatti riportati dalla polizia giudiziaria che ha segnalato reiterate violazioni delle prescrizioni imposte dal giudice. Costa avrebbe contattato quasi quotidianamente (mediante squilli facendo uso di una utenza intestata alla Regione Siciliana ma in uso all’indagato) Giovanna Passavia. Da altre intercettazioni si ricava l’utilizzo di sistemi di comunicazione alternativi. Sono stati intercettati messaggi da cui si ricava che l’indagata, a sua volta, era in contatto con Luigi Costa e comunicava attraverso sistemi che sfuggivano alla captazione".

Come accertato infatti Passavia avrebbe inviato al funzionario diversi messaggi utilizzando il cellulare del marito, convincendo pm e giudice della necessità di imporre una misura cautelare più afflittiva. Questo per prevenire e scongiurare il rischio di inquinamento delle prove in virtù della sua "manifesta indifferenza alle prescrizioni e - conclude il gip - incapacità di autoregolamentarsi. Queste considerazioni si saldano con la valutazione negativa del comportamento tenuto e con la considerazione del quadro cautelare valutato in sede di applicazione dell’originaria misura cautelare".

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