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Cronaca

Emergenza freddo nelle scuole cittadine: dall'Uditore allo Zen in classe si gela

Dopo il caso della bambina in ipotermia sono decine le segnalazioni di situazioni analoghe negli istituti scolastici. Riscaldamenti non collaudati o con impianti vetusti. I genitori: "I nostri figli continuamente ammalati, l'istruzione è un diritto che va garantito"

A Palermo è emergenza freddo nelle scuole. Dopo il caso sollevato da PalermoToday alla scuola Emanuela Loi di via Dogali, dove una bambina è finita in ospedale con un principio di ipotermia dopo aver trascorso in una classe senza riscaldamenti tutta la mattinata, sono decine e decine le segnalazioni di condizioni simili in altri istituti della città. Come nel plesso Tomasi di Lampedusa, diretto sempre dalla preside Rosalia Corona, in cui da 10 anni mancano i riscaldamenti.

Dall'Uditore a Bonagia, da Sferracavallo a corso Calatafimi, fino allo Zen e al Villaggio Santa Rosalia, sono moltissime le scuole prive di riscaldamenti, con impianti vetusti e non collaudati. E i genitori e i presidi adesso annunciano proteste. 

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Abbigliamento pesante per entrare in classe è il comune denominatore. "Mio figlio ha 9 anni e frequenta la scuola primaria Buttitta di via Cimabue, scuola che fa parte del plesso Uditore Setti Carraro - spiega a PalermoToday una mamma che preferisce rimanere anonima -. Il plesso è provvisto di riscaldamenti, tranne che nell'edificio dove ha sede la Buttitta. Così i bambini sono costretti durante le ore scolastiche a svolgere le lezioni con sciarpe, cappelli e guanti. Alcuni di loro invece hanno sentito l'esigenza di ritornare a casa senza poter finire di svolgere le lezioni. In più, noi genitori, ripetutamente, compriamo stufe per riscaldare le aule rischiando che possano andare in cortocircuito. Tuttavia non solo non sopperiscono al bisogno ma puntualmente si guastano". 

Stessa solfa alla scuola Scinà-Costa di via Ughetti, al Villaggio Santa Rosalia. "I nostri figli - spiega Duilia Mangani - vivono una situazione insostenibile. I riscaldamenti non funzionano o non hanno mai funzionato. I bambini sono costretti ad attrezzarsi con le coperte che portano direttamente da casa e a scaldarsi con uno scaldino personale. Questo tuttavia non risolve il problema, perché le aule sono come celle frigorifere, si deve trovare una soluzione il più presto possibile". 

A fargli da eco un altro genitore: "Mio figlio frequenta la scuola elementare dell’istituto comprensivo Scinà-Costa - spiega -. Credo che non sia ammissibile che ad oggi le aule debbano essere fredde per motivi di cui a noi non importa nulla. Dall’8 dicembre, avrebbero dovuto accendere i riscaldamenti come da decreto sottoscritto dal ministro della Transizione Ecologica, ma questo non risulta sia successo. Credo che, se mai ci fosse stato un guasto - e verosimilmente c'è - l’amministrazione abbia avuto il tempo a sufficienza per risolverlo". 

Non è differente la situazione nell'istituto comprensivo Leonardo Sciascia di via De Gobbis, allo Zen: "Riscaldamento plesso dell'infanzia non pervenuto". E poi ancora al Don Milani a Sferracavallo, all'asilo nido Pellicano di Bonagia e al liceo classico Meli (che tuttavia non rientra nella competenza del Comune). "Abbiamo una situazione analoga al Gaetano Costa del Villaggio Santa Rosalia - racconta Simonetta Mannino, una mamma -. Abbiamo mandato migliaia di mail e sollecitazioni, ma tutte inascoltate. I bambini stanno in classe con i giubbotti, non abbiamo termosifoni né stufette. Abbiamo la caldaia guasta già dall'anno scorso, la dirigente, nonostante i nostri solleciti, ad oggi non ha risolto nulla. I nostri bambini sono a casa con la febbre. Non è possibile tenere bambini in classe con plaid, giubbotti e cappelli. Non possiamo di contro negargli diritto allo studio". 

Anche alla scuola Ragusa Moleti, zona corso Calatafimi, si gela. "E' inaccettabile che i bambini - spiega Ramona D'Amato - siano ancora senza riscaldamenti. Il preside ci comunica che il tetto del locale caldaia non è agibile e dunque la ditta Amg non può accedere per fare il collaudo. Visto che il tetto non è diventato pericolante da pochi giorni a questa parte, ci chiediamo come mai l'intervento non sia stato attivato a settembre ad apertura delle scuole. Così, al rientro delle vacanze natalizie, i riscaldamenti si sarebbero potuti accedere. Oggi grazie a questa grave negligenza i bambini o restano a casa ammalati o entrano a scuola a congelare. Infine aggiungo che per legge la temperatura in classe non può scendere sotto una certa soglia. Mi domando: chi si occupa di controllare giornalmente? Ricordo che l'istruzione è un diritto, ma è un dovere da parte degli enti preposti vigilare sul sistema". 

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