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Cronaca

Conti dell'Amat pignorati e stipendi a rischio, l'azienda: "Siamo in difficoltà"

Il presidente Gristina rassicura: “A giorni pagheremo le tredicesime”. Ma resta il nodo pignoramento, nato da una causa vinta da alcuni dipendenti e avviata quasi trent'anni fa. Il 18 gennaio il tribunale civile deciderà in merito al maxi risarcimento

Si prospetta un triste Natale per i dipendenti dell'Amat? L'azienda non ha ancora versato le tredicesime e anche gli stipendi sono a rischio. Il motivo? I conti della società che gestisce il trasporto pubblico cittadino sono stati pignorati per conto terzi. Alcuni dipendenti, vincitori di una causa contro l'azienda, ritenendo di dover avere un ulteriore risarcimento maggiore di quello ottenuto, hanno intentato una nuova causa. 

L'udienza, davanti al Tribunale civile, è fissata per il 18 gennaio. Fino ad allora i conti resteranno bloccati. Dall'Amat però rassicurano. "La situazione è quella che è - afferma a PalermoToday il presidente Gristina - ci sono delle difficoltà, ma nonostante questo le tredicesime saranno pagate in settimana". Il presidente ci tiene a fare chiarezza e precisa che il pignoramento non blocca tutto il conto ma solo la somma per la quale i creditori agiscono. Cifra che ammonterebbe a circa un milione di euro.

Per le tredicesime l’azienda dovrà sborsare circa 2 milioni di euro. Gli stipendi, invece, ammontano a più di 4 milioni di euro. "Così come abbiamo lavorato alacremente per il pagamento delle tredicesime - continua il presidente -  faremo lo stesso con gli stipendi che, da contratto, vanno pagati entro il 28 del mese". Gristina, che oggi pomeriggio ha partecipato ad una riunione del Cda, non si sbottona su come pensa di farlo. Tra le ipotesi al vaglio dell’azienda potrebbe esserci quella di chiedere un mutuo. 

La vicenda processuale

Tutto inizia quasi 30 anni fa, quando i dipendenti, che sostengono di svolgere una mansione diversa da quella ufficializzata nel contratto e quindi di avere diritto ad un avanzamento di livello ed ad una retribuzione più alta, si rivolgono agli avvocati, avviano un'azione legale e alla fine la vincono. Per il giudice "non sono semplici operai ma coordinatori del servizio". I dipendenti hanno diritto quindi all'avanzamento di qualifica e ad un risarcimento di circa 150 mila euro. Non abbastanza, secondo i diretti interessati che ritengono di avere diritto alla ricostruzione dell'intera carriera. "Si tratta di una eredità del passato - conclude Gristina - e non voglio entrare nel merito della vicenda processuale che sarà trattata nelle sedi opportune".


 

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