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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

I poliziotti arrestati e i 25 chili di droga spariti: la prova nei pizzini e la relazione gettata nei cestini del Cassaro

Il retroscena dell'inchiesta che ha portato in carcere Fabrizio Spedale e Salvatore Graziano, in servizio alla squadra mobile. I due avrebbero dichiarato di aver distrutto in un inceneritore 12 grammi di hashish al posto di 12 chili per appropriarsene e rivenderli. In un altro caso 13 chili di sostanza sarebbero scomparsi dal deposito

Avrebbero fatto sparire poco meno di 25 chili di hashish, sequestrati in due distinte operazioni, utilizzando alcuni trucchi - come dichiarare la distuzione di 11,6 grammi di "fumo" anziché 11,6 chili - e falsificando dei verbali, con tanto di pizzini per mettersi d'accordo sulla versione da fornire ai propri superiori e di documenti strappati in mille pezzi e gettati in diversi cestini di corso Vittorio Emanuele. Sono alcune delle accuse mosse ai due poliziotti della squadra mobile finiti in carcere venerdì scorso, Fabrizio Spedale e Salvatore Graziano, anche perché avrebbero consegnato una parte della droga a uno spacciatore, Ignazio "Sandro" Carollo - che ha confessato durante l'interrogatorio - perché la rivendesse. L'inchiesta è tutt'altro che chiusa ed è probabile che siano coinvolti non solo altri appartenenti alle forze dell'ordine, ma anche altri pusher e uno dei punti da chiarire è dove siano finiti 15 chili di hashish che sarebbero stati sottratti dagli indagati e che però Carollo non avrebbe mai ricevuto: ha ammesso infatti di aver avuto da Spedale solo 10 chili di fumo in tre diverse circostanze e di aver diviso l'incasso (circa 21 mila euro) con lui.

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I due sequestri di droga

"I picciuli ci fici vuscari" diceva Carollo in un'intercettazione, riferendosi a non meglio precisati agenti della Mobile, ma anche "sequestrava 'ste cose, le doveva andare a buttare, invece me li dava a me", parlando della droga e di Spedale. Per comprendere le sue parole e per verificare, gli stessi colleghi dei due poliziotti, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dal sostituto Andrea Fusco, hanno deciso di passare al setaccio i sequestri di droga compiuti dai due indagati recentemente. E ne hanno scoperti due: uno di 12 chili di hashish suddivisi in 118 panetti, avvenuto il 2 dicembre scorso in un box di via Benedetto Croce, "sulla base di una fonte non resa nota", e il secondo che risale al 9 febbraio in un appartamento di viale Michelangelo, in cui furono trovati 315 panetti da 100 grammi, per un totale di 13 chili.

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Le irregolarità nelle procedure di distruzione dell'hashish

Il primo sospetto sull'operato di Spedale nasce dal fatto che la sera stessa del primo sequestro avrebbe telefonato a Carollo, che potrebbe essere l'autore della soffiata per mettere a segno il blitz. Non solo. Il 19 aprile era stato emesso un provvedimento di distruzione della droga e a questo punto, secondo la Procura, sarebbero state compiute tutta una serie di irregolarità. L'hashish sarebbe stato consegnato da Spedale a Graziano, che è anche viceresponsabile del deposito dei reperti della squadra mobile, che l'avrebbe portato in un inceneritore di Carini, dove sarebbe stato distrutto - in base al verbale - alle 9.30 di quel giorno. Spedale avrebbe dovuto trovarsi negli uffici della squadra mobile dove avrebbe dovuto seguire un tirocinio per l'avanzamento di carriera e l'ottenimento della qualifica di viceispettore, ma dai tabulati telefonici emergerebbe che la sua utenza avrebbe agganciato una cella vicino all'impianto di Carini.

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"Nessuno aveva autorizzato quell'operazione"

Il responsabile del deposito della squadra mobile dove era custodito il "fumo", con una relazione di servizio del 29 giugno, avrebbe dato atto dell'irregolarità nell'iter perché "non avevo autorizzato la distruzione a Carini, ma calendarizzato l'operazione in un'altra data e altrove, nello specifico a Dittaino". Sarebbe stato quindi Graziano a prendere l'iniziativa, tanto che poi avrebbe riferito al suo superiore di essersi rivolto all'impianto di Carini "in ragione di un'amicizia tra il titolare e Spedale", ma, dicono gli inquirenti, questa "amicizia è risultata inesistente, stando almeno ai tabulati". Ovvero non c'è una chiamata tra il poliziotto e titolari dell'azienda.

L'appuntamento concordato telefonicamente

Gli investigatori hanno sentito un'impiegata dello stabilimento di Carini, per chiarire quali siano le procedure: la donna ha spiegato che fino a 10 chili di droga la distruzione è gratuita, mentre superata questa soglia si procede a pesare la sostanza anche per poter elaborare un preventivo, che deve essere poi autorizzato dalla Procura. La dipendente ha anche sottolineato che la data della distruzione viene concordata via pec con l'ufficio di polizia che opera. Nel caso della ipotetica distruzione compiuta il 19 aprile "il conferimento è stato verosimilmente concordato telefonicamente poiché non abbiamo mail  o pec che confermano l'appuntamento", ha messo a verbale la dipendente. Ed effettivamente dai tabulati di Spedale emergerebbe che avrebbe chiamato il centralino dello stabilimento sia il 13 che il 18 aprile.

Gli 11 grammi al posto degli 11 chili

L'anomalia più evidente, però, è quella che riguarda la significativa discrepanza tra il verbale di distruzione della droga e quello di servizio: nel primo risultano distrutti pochi grammi di hashish, 11,6, ma il sequestro riguardava invece 11,6 chili. Secondo l'accusa, la sostanza sarebbe stata consegnata lo stesso giorno della presunta distruzione da Graziano a Carollo: le celle agganciate dal telefono del poliziotto, infatti, nel percorso dall'impianto di Carini alla squadra mobile, dimostrerebbero che l'indagato avrebbe compiuto una deviazione nella zona in cui abita lo spacciatore. Tanto che poi Graziano avrebbe impiegato circa 30 minuti in più per raggiungere gli uffici di Palermo rispetto ad un tracciato "normale".

I 130 panetti di "fumo" spariti e i tabulati del poliziotto

Il secondo sequestro al centro dell'inchiesta riguarda 13 chili di hashish scovati il 9 febbraio in viale Michelangelo e suddivisi in 315 panetti da 100 grammi, compiuto sempre da parte di Spedale. Dopo le analisi, la droga sarebbe stata ritirata dal poliziotto il 21 marzo e i panetti risultavano essere 305. Nessun verbale registrerebbe l'ingresso dello stupefacente nel deposito della squadra mobile, anche se è stato comunque ritrovato lì, ma in quantità ben diversa: all'appello mancherebbero infatti 130 panetti, quindi 13 chili di "fumo". Quel 21 marzo, secondo l'accusa, il telefono di Spedale aggancerebbe celle vicine alla sua abitazione, ma anche a quella di Carollo e pure in questo caso - afferma la Procura - sarebbe stato compiuto un percorso più lungo rispetto al "normale".

La relazione fatta in mille pezzi e gettata nei cestini

Gli investigatori hanno poi riscontrato che prima di depositare la sua relazione sull'ammanco, alla fine di giugno, Graziano avrebbe incontrato per pochi minuti Spedale a Villa Bonanno. Inoltre il 19 luglio, dalle registrazioni compiute nell'ufficio di Graziano, si vedrebbe che avrebbe consegnato a Spedale un documento e due bigliettini che poi avrebbe strappato. Su uno ci sarebbe stata la frase "l'ufficio è ambientalizzato" e sul secondo "dopo strappala", riferendosi al documento precedentemente consegnato che sarebbe la relazione di servizio di Graziano. Successivamente, le telecamere di sorveglianza che si trovano lungo il Cassaro "hanno ripreso nitidamente Spedale che, dopo aver incontrato Graziano, gettava nei cestini per i rifiuti copia della relazione di Graziano", ritrovata poi in mille pezzi dagli inquirenti. Un documento consegnato a Spedale per metterlo al corrente della versione fornita ed evitare discrepanze.

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