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Sabato, 27 Aprile 2024
Il retroscena dell'indagine / Zen

La preside dello Zen e la spesa col cibo destinato alla mensa degli alunni: "Mi porto tutto a casa"

Le intercettazioni che incastrano Daniela Lo Verde, la quale meno di un mese fa ha partecipato a un convegno sull'educazione alla legalità. L'ufficio di presidenza trasformato in dispensa e la sottrazione persino di origano e rosmarino. L'auto dell'indagata carica di dolci e rosticceria mai pagati. L'inchiesta nata dalla denuncia degli insegnanti

Meno di un mese fa, il 25 marzo, ha partecipato ad un convegno dal titolo emblematico: "Legalità. Punto primo. Non guardare il mondo con gli occhi del denaro: come educare le giovani generazioni al confronto con le reali esigenze". Perché lei, preside - fino a poche ore fa  - di una scuola di frontiera, quella dedicata altrettanto emblematicamente al giudice Giovanni Falcone, nel cuore dello Zen, avrebbe dovuto saperne qualcosa di educazione alla legalità. Eppure, dalle carte dell'inchiesta che stamattina l'hanno fatta finire agli arresti domiciliari, si scopre che Daniela Lo Verde, nominata pure Cavaliere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella, avrebbe per esempio trasformato quella che avrebbe dovuto essere la mensa per gli alunni in una sua personale dispensa: un "supermercato", come lo definisce il gip Elisabetta Stampacchia, dove prendere persino barattoli di sughi pronti o di giardiniera, origano e rosmarino, patatine, casse d'acqua e di coca cola.

Arrestata la preside della scuola Falcone

L'inchiesta nata dalla denuncia degli insegnanti

Non è la prima volta che rappresentanti delle istituzioni cadono dal piedistallo della così detta "antimafia" (basti pensare ai casi dell'ex giudice Silvana Saguto, dell'ex presidente di Confcommercio Palermo Roberto Helg o dell'ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante) e il quadro che viene fuori dall'inchiesta dei carabinieri, coordinata dai pm della Procura europea Gery Ferrara ed Amelia Luise, è sconfortante e "imbarazzante", per usare le parole del giudice. Anche perché la preside ad un certo punto avrebbe saputo di essere indagata, ma avrebbe fatto poco per cambiare atteggiamento. Come dice la stessa Lo Verde in un'intercettazione, riferendosi agli abitanti dello Zen, però, "non si può fare di tutta l'erba un fascio", tanto è vero che a segnalare le presunte irregolarità nella gestione dei fondi e dei beni destinati all'istituto comprensivo, sono stati proprio altri insegnanti.

Sospesa la preside dello Zen, sequestrati tablet e tv

La promozione della legalità e l'auto carica di dolci non pagati

"Non può non evidenziarsi  - scrive il gip - come la preside abbia costantemente alimentato la propria immagine pubblica di promotrice della legalità nonostante il quotidiano agire illegale". Un "agire illegale" per risparmiare sulla spesa, per comprare abiti e scarpe, ottenere un computer o un iPhone, per portare via in un solo giorno da una pasticceria - e senza pagare il conto - "12 pezzi di rosticceria, 3 porzioni di primo, 2 piadine farcite, un panino, una torta, 3 vassoi di frutta martorana e 3 'pupaccena' di zucchero", come hanno documentato gli investigatori. Questo mentre dirigeva "un ente il cui scopo istituzionale è, fra gli altri, quello dell'educazione alla legalità di giovani che si formano in contesti disagiati e per i quali la scuola è spesso l'unica speranza di un futuro migliore", stigmatizza il giudice.

I "giocattolini" e l'ufficio di presidenza trasformato in dispensa

Assieme alla dirigente scolastica sono finiti ai domiciliari anche il suo vice, Daniele Agosta, e una dipendente della R-Store, Alessandra Conigliaro, che sarebbe stata costantemente favorita nelle forniture (con affidamento diretto e senza gara) di strumenti tecnologici destinati - spesso solo sulla carta - agli studenti, semplicemente regalando agli altri due indagati dei "giocattolini", ovvero dei costosi cellulari. La R-Store con una nota tiene a precisare "la propria estraneità rispetto a quanto accaduto restando a disposizione delle autorità procedenti, certi che sarà fatta chiarezza quanto prima".

Le intercettazioni dimostrerebbero chiaramente che l'ufficio di presidenza della Falcone sarebbe stato trasformato in una dispensa personale. Proprio lì sarebbero state accatastate "una cospicua quantità di provviste", dicono i pm, dalla quale avrebbe attinto anche una delle figlie della dirigente scolastica.

La "spesa" con i beni destinati agli studenti

Il 15 giugno scorso era proprio Lo Verde a dire: "Questo me lo voglio portare a casa, poi mettiamo da parte" e la figlia chiedeva: "Questo per casa? Due... Il riso?" E lei rispondeva: "Sì, il riso lo metti lì davanti alla cassettiera e per la cucina questo, benissimo, ora sistema sopra il frigorifero, questa cosa di origano mettila pure per casa" e la figlia: "Questa pure per casa? La giardiniera?". Lo Verde rispondeva: "Un paio di barattoli per casa e gli altri in cucina... Quelle mettile in un sacchetto, quello non si può scendere". La figlia chiedeva poi: "Il tonno?" e lei: "Mettilo qui sotto, poi lo portiamo a casa a Sferracavallo". E c'erano anche le patatine: "Ce ne sono due? Portalo a casa va...", e il rosmarino: "A casa", ripeteva la preside.

"A casa me le porto..."

Il 24 giugno, ad anno scolastico ormai finito, una ditta aveva consegnato alla Falcone una grossa quantità di alimenti e vettovagliamento destinati in teoria alla mensa, ma "il progetto è finito, quindi la mensa è finita - diceva Lo Verde - io ce le devo avere dentro le cose, non c'è un'alternativa". Il 27 e il 28 giugno Lo Verde parlava con Agosta, al quale chiedeva una mano per trasportare le cose: "Me le metti le cose in macchina per favore? La pianta e quella cassa... io devo scendere le cose... A casa, dove me le porto?!" e lui. I carabinieri hanno documentato come, arrivata a casa, l'indagata avrebbe chiesto aiuto alla figlia per scaricare la merce: "Amore, io ho diversi sacchetti, che fa, ti secca scendere?".

Salviettine e disinfettanti anche per la mamma ricoverata

In un'altra intercettazione, del 6 luglio, Lo Verde diceva al suo vice: "C'è in frigo quel condimento te lo mangi? Te lo porti? O me lo porto e lo lascio a Sferrcavallo... Peccato buttarlo..." e Agosta non esitava: "Portatela, portagliela al bambino". Proprio quel giorno la preside aveva saputo che sua madre avrebbe dovuto essere ricoverata e, quindi, avrebbe pensato anche a lei: "C'erano delle salviettine in qualcuno di questi... non so se mia mamma ce l'ha... Che cos'altro le può servire?  Questi sono disinfettanti? Me li porto io... Non ho il tempo di comprare niente... Dammi una mascherina, un pacchetto di mascherine...". Una volta rimasto solo, anche il vice avrebbe fatto la sua scorta, riempiendo uno zainetto con succhi di frutta, igienizzanti per le mani e mascherine.

I rifornimenti per la festa di Santa Rosalia

Il giorno dopo era Agosta ad usare una frase inequivocabile: "Ti prendi la spesa?" e la preside resplicava: "Certo me la sto portando, io a poco a poco me le vado portando le cose, è inutile che stanno qui". Gli inquirenti parlano infatti di una "consuetudine" quando si riferiscono a questi episodi. Tanto che, il 13 ed il 15 luglio, in concomitanza con la festa di Santa Rosalia, la preside "sicura che la scuola fosse deserta", sarebbe andata con la figlia a fare un nuovo rifornimento, portando via una quantità tale di cibo e bibite da dover fare diversi viaggi per riempire il cofano dell'auto. "La scendi pure una bottiglia di acqua frizzante, poi c'è anche una cassettina di chinotto, prendi le cose dal frigo....", diceva alla figlia, che affermava a sua volta: "Ti devi prendere questo sacchetto che è nostro".

La vacanza a San Vito e le birre ordinate per gli alunni

Altra "spesa" sarebbe stata fatta il 27 luglio, in vista di una vacanza a San Vito Lo Capo. Lo Verde diceva alla figlia: "Queste cose da mangiare, portale e mettile fuori". La ragazza replicava ridendo: "Guarda quanti scatoli abbiamo dentro..." e chiedeva: "La prendiamo da qui l'acqua di San Vito? Non c'è nessuno...". Lo Verde spiegava: "Mi secca, quando se ne vanno tutti... Tanto visto che ci è rimasto un po' di spazio, c'è qualche altro pacco di patatine...". E ancora: "Questo sacchetto verde non lo dobbiamo prendere? I gelati li puoi prendere e li metti nel sacchetto... Li vuoi i succhi di frutta?". La ragazza non solo rispondeva "anche la Corona", riferendosi alla birra che era stata inserita tra le derrate per rifornire la mensa della scuola - un dato che dimostrerebbe la premeditazione con cui avrebbe agito la preside - ma adocchiava anche un Mac: "Che è, un nuovo Mac? Bello" e la preside non perdeva tempo: "E ora ce lo portiamo a casa...", suggerendo: "E il telefono perché non lo prendi? Non lo vuoi? Minchia è nuovo, funziona ancora...".

Poi aggiungeva: "Questo computer me lo prendo io" e la figlia: "Quindi anche il computer vuoi?" e lei: "Ora ce lo portiamo... Ci sono anche questi detersivi da prendere, per i piatti". La figlia continuava la sua "spesa": "I budini... qualche pancake me lo voglio portare", ma la madre replicava: "No, ce ne sono a casa, per ora lasciali qui, a casa manco c'è spazio... I bicchierini di tè li vuoi? Quelli in bottiglia?" e la figlia: "Abbiamo preso le patatine al formaggio?", ma l'indagata rimarcava: "Non c'era spazio".

Il progetto sulla cucina e il burro scaduto

Ad un certo punto nella scuola dello Zen era stato attivato un progetto legato alla cucina e l'insegnante di riferimento aveva mandato una lista dei prodotti di cui avrebbe avuto bisogno. Non ci sarebbe stato il tempo di ordinarli e la preside, secondo i pm, avrebbe fatto ancora una volta la spesa nella sua dispensa personale, non esitando a mettere a disposizione degli studenti persino del burro scaduto. "Lei - diceva Lo Verde riferendosi alla docente che curava il progetto sulla cucina - pretende veramente cose impossibili... La pasta, l'acqua se la possono prendere da qua, l'olio ce l'abbiamo? Il sale? Vuoi vedere - chiedeva ad una collaboratrice - questo burro se è scaduto?". Il burro sarebbe stato effettivamente scaduto da 10 giorni, ma la preside avrebbe argomentato: "Si può usare, è stato tutto il tempo in frigo e questa stanza è a meno 20 gradi... Ma poi io lo dico sempre alle mie figlie: 'Tu devi guardare i tuoi sensi perché ci può essere una cosa che non è scaduta e devi buttare. Non stiamo parlando di anni, giusto? Stiamo parlando di qualche giorno, 20 agosto... 31 agosto significa 10 giorni in un burro che è sempre stato in frigo...". Alla lista si aggiungeva il "latte, 2 litri, non ha specificato come lo vuole... Scaduto, quindi è a casa mia, me lo bevo io, già abbiamo cancellato la data di scadenza del burro! Ha preso il pennarello nero - raccontava ad Agosta riferendosi alla collaboratrice - e l'ha cancellata... Sì ma scadeva il 20 agosto non 10 anni fa". Il vice metteva però in guardia la preside "Lei - diceva riferendosi all'insegnante - vi denuncia" e l'indagata: "Secondo me pure... Per fortuna molte cose ce le avevamo, pasta, zucchero".

Il gip: "La scuola come un supermercato"

Il gip usa parole dure nell'ordinanza e spiega che la figlia di Lo Verde "appariva perfettamente consapevole del fatto che la madre si rifornisse all'interno dell'istituto come in un supermercato". Esclude poi che i prodotti, consegnati quando ormai la mensa non poteva essere attivata, siano stati portati a casa per evitare che si deteriorassero "atteso che gli alimenti erano conservati nella stanza della preside al fine evidente, ad avviso di chi scrive, di consentirle di prelevarlo lontano da occhi indiscreti; che gli acquisti prevedevano beni del tutto inconferenti rispetto alla mensa della scuola (birre, detersivi) e che la condotta ha riguardato anche beni di lunga conservazione (acqua, barattoli di giardiniera, chinotti, coca cola, gelati ecc.)".

La "vocazione" all'illecito

Sul conto della preside "antimafia" il gip sostiene poi che "risulta particolarmente significativo della completa adesione a logiche di condotta meramente utilitaristiche, della strumentalizzazione dell'azione amministrativa e della vocazione all'illecito il coinvolgimento delle figlie, che dalla madre e dai suoi comportamenti sono state indotte a pensare all'istituto Falcone - e quindi alla pubblica amministrazione in generale - come ad un pozzo dal quale attingere costantemente qualsivoglia utilità, dagli strumenti tecnologici di ultima generazione ai generi alimentari. Non può non evidenziarsi, poi, come la preside abbia costantemente alimentato la propria immagine pubblica di promotrice della legalità (da ultimo la partecipazione al convegno del 25 marzo scorso: 'Legalità. Punto Primo. Non guardare il mondo con gli occhi del denaro: come educare le giovani generazioni al confronto con le reali esigenze") nonostante il quotidiano agire illegale, la costante attenzione ai risvolti economici, i propri reali sentimenti la consapevolezza dell'esistenza di un procedimento penale nei suoi confronti".
 

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