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Reddito di cittadinanza, la ricetta di Orlando: "Separare sussidio e avviamento lavorativo"

Per il sindaco l'aiuto si è rivelato importante soprattutto nel periodo del lockdown ma propone delle correzioni: "Il meccanismo si inceppa a causa dei centri regionali per l’impiego e per la non sufficiente offerta" di occupazione

"Il meccanismo si inceppa a causa dei centri regionali per l’impiego e per la non sufficiente offerta di lavoro. Servono correzioni, bisognerebbe separare il sostegno economico dall’avvio al lavoro”. Così il sindaco Leoluca Orlando, alla trasmissione “L’Italia s’è desta" su Radio Cusano Campus, interviene in merito al dibattito sul reddito di cittadinanza.

In reatà, le rilevazioni dell’Ordine dei Consulenti del lavoro di Palermo hanno fatto emergere una situazione paradossale: le imprese non riescono a trovare personale disposto a lavorare, soprattutto nei settori dell’edilizia, della ristorazione, del trasporto merci e dei servizi alla persona, nonché della metalmeccanica per la manodopera specializzata. Risulta un fabbisogno totale scoperto di circa 60 mila unità. Eppure, secondo l’elaborazione effettuata dai Consulenti del lavoro su dati Inps e Anpal, a fronte di questa significativa offerta di occupazione, a Palermo e provincia ci sono 67.473 famiglie con 182.530 componenti che beneficiano del Reddito di cittadinanza; di questi soggetti, circa 40 mila hanno già sottoscritto il Patto per il lavoro e sono stati presi in carico dai Centri per l’impiego.

Questi numeri impattano con la voce di molti percettori che invece lamentano la mancanza di offerte di lavoro. "Credo sia la conferma di quello che sta accadendo in tutta Italia – dice Orlando -. Il reddito di cittadinanza ha dato un contributo importante a superare situazioni di grande disagio, pensate a cosa sarebbe stata l’Italia se durante il lockdown non ci fosse stato. Questo sussidio è finalizzato da una parte al sostegno economico, dall’altra all’avvio di percorsi lavorativi attraverso i centri per l’impiego che sono di competenza regionale. Lì il percorso si è inceppato, anche per la non sufficiente offerta di lavoro. La conseguenza è che il rdc è sempre più un sostegno economico per sopravvivere di quanto non sia un momento di passaggio in attesa di trovare lavoro. Si pone un problema di correzione dei meccanismi che riguardano lo sbocco lavorativo. Noi abbiamo un tasso di disoccupazione che, a seconda dei settori, va dal 20 al 30%. Si sta un po’ riducendo grazie alla ripartenza del settore edile e quindi grazie a questo contributo siamo arrivati al 14-15%. Bisognerebbe separare nettamente l’aspetto del sostegno economico da quello della ricerca del lavoro".

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