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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Ospedali Villa sofia e Cervello, Schillaci (M5s all’Ars): "Gravi disservizi, Razza disponga subito un’ispezione"

La richiesta della deputata 5 Stelle che chiede l’intervento della Regione dopo le segnalazioni apparse sulla stampa

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

“Raccolgo crescenti segnalazioni di gravi disservizi e inadempienze negli ospedali Villa Sofia e Cervello di Palermo. Le ultime, diffuse attraverso organi di stampa, danno l’idea che la situazione stia diventando insostenibile e per questo si rende immediatamente necessaria un’ispezione da parte della Regione nelle strutture che fanno capo alla medesima azienda ospedaliera. L’assessore della Salute, Razza, invii gli ispettori il prima possibile”. A chiedere la tempestiva verifica è la deputata regionale del Movimento 5 Stelle, Roberta Schillaci, che ha inviato una nota all’assessorato regionale della Salute.

“Sul presidio Villa Sofia, in una lettera aperta pubblicata oggi da un importante quotidiano – osserva Schillaci – apprendiamo di scarsa igiene degli ambienti e dei degenti, attese interminabili per la somministrazione dei farmaci, mancanza di cuscini e coperte, finestre rotte e bagni senza luce, in particolare nel reparto di Ortopedia, dove emergerebbero scarsa cura dei locali e dei pazienti e la mancanza di quelle suppellettili che in un presidio ospedaliero sono indispensabili”. “Villa Sofia – prosegue Schillaci – soffre poi di un deficit, insieme al Cervello, di fisioterapisti nei reparti di Riabilitazione e di Rieducazione funzionale. L’Azienda ha ridotto le unità di personale da 27 a 15 e a fronte di 120 richieste giornaliere se ne riescono a soddisfare 60. Alla scadenza contrattuale del 31 marzo, non sono state confermate le tre unità aggiuntive assunte per l’emergenza Covid. Si prevede, inoltre, che altri tre fisioterapisti assunti nel 2019 a tempo determinato non vedranno rinnovati i propri contratti, mentre i terapisti assunti con concorso pubblico nel 1991 rischiano la mobilità”.

“Sulla base di questi dati, si può ipotizzare che le strutture non si trovino nelle condizioni di rispettare le caratteristiche minime necessarie al corretto funzionamento e alla tempestiva guarigione dei pazienti. Su queste criticità bisogna fare chiarezza con la massima urgenza”, conclude Schillaci.

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