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Festa della Liberazione, Aluzzo: "Internati militari italiani meritano medaglia d'onore"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

"Le istituzioni Italiane vogliano conferire la medaglia d’onore agli Imi (Internati militari italiani: la definizione attribuita dalle autorità tedesche ai soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori della Germania nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell'armistizio ndr), anche se, post mortem". A dirlo è l'ex consigliere comunale Federica Aluzzo. 

Aluzzo ricorda in particolare Calogero Casuccio, classe 1921, che fu deportato nei campi di concentramento nazisti come ritorsione dei tedeschi in seguito all'armistizio dell'8 settembre. "Casuccio - sottolinea Aluzzo - ha voluto lasciare la sua testimonianza sul giorno del 25 aprile, poco prima di morire (a Palermo il 21 dicembre 2020). Per il suo eroismo, come dei 650.000 Imi a cui non ha mai smesso di pensare, e per la testimonianza contro il nazifascismo che ha trasmesso nelle scuole, l’ultima delle quali l’I.C.S. Guglielmo Marconi, meriterebbe la medaglia d’onore. Certamente il giusto riconoscimento come eroe di guerra per non aver ceduto al ricatto dei nazisti ed essere rimasto coerente con i suoi valori di libertà e democrazia. Nei suoi racconti teneva sempre ad evidenziare come e quanto la Fede lo avesse aiutato a superare gli orrori della guerra. Ed è proprio la Fede che ci ha fatto incontrare anni fa quando ha riconosciuto nella Danza del Diamante, una forma di preghiera danzata".

Di seguito l'ultima testimonianza di Casuccio.

casuccio-2"Mentre i miei occhi seguono alla televisione gli eventi che si susseguivano quel giorno nelle piazze delle nostre città, la mia mente mi faceva vivere quelli passati nel campo di Wietzendorf quale prigioniero (no sbaglio, da Internato Militare Italiano, secondo un accordo Mussolini-Hitler). Non posso dare le date di esecuzione eccetto per i fatti principali, ma so quando sono iniziati. Tutto iniziò nei primi giorni del mese di aprile con la sveglia da parte delle SS tedesche di alcuni Ufficiali (200 in tutto ex universitari) tra i quali c’ero io. Non ci permisero di salutare i nostri commilitoni-amici e, con fare arrogante, i militari tedeschi ci fecero uscire a piedi dal campo. Ci portarono in un bosco poco lontano - ricorda - ma senza avere il tempo di fermarci e di capire quali erano gli ordini superiori, ci fecero ritornare velocemente al campo facendoci fermare sotto un tendone, isolati da tutti gli altri. Non avevamo idea delle loro intenzioni, né se fosse successo qualcosa che potesse cambiare la nostra situazione all’interno del campo ma, tante voci e supposizioni 'radio campo' (come venivano chiamate da tutti noi le notizie non ufficiali) per bocca di un rappresentante tedesco degli uffici, ci fecero sapere che eravamo destinati ad essere degradati e che, se alla richiesta di dare aiuto all’amico militare a corte di Mussolini per le sue industri e campagne, avessimo, come tante alte volte, risposto negativamente, saremmo stati uccisi sul posto, perché a pochi chilometri da lì vi erano le truppe dell’esercito anglo-americano". Eancora: "La conferma di questa supposizione c’è stata data qualche giorno dopo e, precisamente, il 14 aprile con l’arrivo dietro il cancello del campo di un Ufficiale inglese, in macchina e solo, che comunicò ai Militari Tedeschi, di consegnare il campo con i prigionieri italiani. Così i tedeschi da carcerieri sarebbero diventati car cerati. Purtroppo, subito dopo l’Ufficiale inglese andò via con la promessa di mandare medicinali e cibo. Così, durante la notte, le SS tedesche ricostituirono la situazione precedente. Il 16 aprile l’ufficiale inglese tornò con l’ordine del giorno che lui era l’Ufficiale del campo e degli altri campi dei dintorni. Nello stesso momento, il tenente colonnello Pietro Testa, ci mandava un ordine del giorno precedente con la proclamazione della nostra Liberazione e si procedeva all’alza bandiera ammainando la bandiera tedesca. Il 25 aprile eravamo nel paese di Bergen, dove gli inglesi avevano invitato la popolazione ad abbandonare le proprie abitazioni e, così, abbiamo potuto dormire in  una casa abbandonata e lì, il 3 maggio, festeggiai il mio 24esimo compleanno, con alcuni commilitoni. Restammo in attesa degli aerei per il ritorno in patria, ma questi non arrivarono e, quindi, tornammo nel campo finalmente liberi, e rimanemmo lì fino ad agosto, quando partimmo con un treno che da Dussendorf ci portò a Pescantina. Gli universitari non avevano accettato l’esortazione del Duce di presentarsi volontariamente e unitamente come volontari al momento della dichiarazione di guerra (nelle divise preparate per loro c’era lo stemma 'VU' Volontari Universitari, che loro stessi, costretti ad andare in guerra, avevano tolto dalla divisa non appena ricevuta). C’è da pensare che Mussolini voleva vendicarsi di loro e punirli?".

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