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Grasso avverte: "C'è rischio di inquinamento mafioso del voto"

Alla vigilia delle amministrative il procuratore nazionale antimafia lancia l'allarme: "La mafia cerca sempre di partecipare al potere per poi condizionarlo". E nel ricordo di Falcone: "Era un vero fuoriclasse"

"Il pericolo dell'inquinamento mafioso del voto c'è sempre, perchè la mafia si pone come intermediaria tra i bisogni dei cittadini e il potere. Il potere che è in mano alla politica locale o nazionale". È il monito del procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, alla vigilia del voto amministrativo in Sicilia e in altre regioni italiane. "Quindi -prosegue Grasso- la mafia cerca di partecipare al potere e di condizionarlo e di portarlo ai propri fini. Lo vediamo dalle indagini di mafia da cui emergono che Cosa nostra si interessa persino delle nomine dei primari ospedialieri e dell'informazione, cercando di influenzarla". E conclude: "Sappiamo che la mafia è un fenomeno criminale ma anche sociale, finanziario ma anche economico e quindi va combattuto in tutti i campi. Con minor bisogno ci sarà anche un minor bisogno della mafia che spesso fa solo promesse".

Alle parole di Beppe Grillo di domenica scorsa, Grasso replica così: "Non credo che Grillo conosca bene la realtà siciliana. Dovrebbe vivere un per un pò di tempo qui in Sicilia e magari aprire un esercizio commerciale. Forse così potrebbe capire se viene strangolato o no. Beppe Grillo è una persona troppo intelligente - aggiunge - per esprimere un consenso alla mafia. Ha usato un paradosso per mettere in risalto delle ingiustizie. Anche dalle sue parti  a Genova, c'è la mafia -ha concluso Grasso- quindi Grillo potrà capire quanto può influire".

"Giovanni Falcone era un vero fuoriclasse che cominciai a conoscere meglio quando diventai giudice a latere del primo maxi processo alla mafia", ha detto il procuratore nazionale antimafia. Con Giovanni Falcone - prosegue - ci accumunò la prima volta un'inchiesta banale: il ritrovamento di un motorino che era stato rubato. Bene, Falcone dopo avere indagato a fondo restituì il motorino al legittimo proprietario e arrestò i ladri. Lì capii che era un fuoriclasse e non si fermava davanti all'idea di giustizia sommaria. Con gli anni nacque un rapporto personale che si tramutò in un rapporto di stima reciproco -ha concluso- insieme abbiamo cercato di costruire le misure per combattere la mafia".

 

 

 

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