
Una portaerei della marina militare
“Il mio tumore dopo le missioni”, il calvario di un militare
Lorenzo Motta, palermitano di 30 anni, racconta a PalermoToday la sua lotta contro linfoma di Hodgkin: "E la marina mi tagliò lo stipendio". Un altro caso dopo la morte del caporal maggiore Angelo Mazzola
Nadia sorride accanto a papà Lorenzo. Nadia, 5 anni ad ottobre, è la medicina miracolosa che nessun luminare avrebbe potuto prescrivere a Lorenzo Motta, 30 anni a ottobre anche lui, per combattere il terribile linfoma di Hodgkin, un tumore maligno. Una malattia che per Motta, palermitano che ora vive a Torino, “è conseguenza delle missioni militari che ho fatto all’estero tra il 2002 e il 2005”. Motta ha scritto a PalermoToday, dopo aver appreso la notizia della morte di Angelo Mazzola, caporalmaggiore dell’Esercito, ucciso da un tumore al fegato, che per l’Anavafaf (un'associazione che assiste i familiari delle vittime arruolate nelle forze armate) è stato causato dalle missioni di pace alle quali Mazzola aveva preso parte. La storia di Motta è simile ma, per fortuna, non c’è una fine tragica.
Ecco il suo racconto. “Mi arruolai l’8 aprile del 2002 con mansione di specialista nel sistema di combattimento Telecomunicatore, ero una persona felice di aver intrapreso la strada di mio padre ex sergente della marina militare. Fui destinato sempre nel 2002 a La Spezia ed imbarcato sulla nave Scirocco una delle più operative della flotta”. Poi inizia il periodo delle missioni e delle esercitazioni. “Partecipai al Tirnav (tirocinio navale), al Presidentex (onori al Presidente della Repubblica), all’Snmg2 (standing naval mediterranean group 2), allo Stanavformed (pattugliamento nel Mediterraneo) all’Enduring Freedom ( missione per la pacificazione in Afghanistan) ed a tanti altri programmi”. Dal luglio del 2005 il calvario. “Alla fine delle missioni – prosegue Motta - mi recai a Palermo in ferie e mia moglie Cetty, all'epoca la mia fidanzata, mi fece una grande sorpresa, aveva affittato casa per poter intraprendere una vita coniugale e familiare cosa che a me andava a genio ma che purtroppo durò ben poco. Esattamente il 15 luglio mentre facevo la barba mi accorsi di una tumefazione laterocervicale a destra”.
Il 13 dicembre 2005, Motta non lo ricorda per la consueta scorpacciata di arancine, che si fa a Palermo. “Seppi che avevo il linfoma di Hodgkin, mi ricoverarono d'urgenza per fare la biopsia al midollo osseo e iniziare i miei 8 cicli di chemioterapia ed i 35 cicli di radioterapia, una cura atroce”. Al peggio, però, spesso c’è una fine. “Tutto sembrava andare male – continua il giovane - quando in ospedale mia moglie mi diede una notizia formidabile: era incinta. All’improvviso riacquistai voglia di vivere e sicurezza nell’affrontare il percorso”. Dopo, un’altra mazzata. “Ricevetti una lettera della Marina militare che mi comunicava che dal mese successivo le mie competenze si riducevano del 50% e se la malattia si fosse prolungata per ulteriori 3 mesi le competenze erano pari a zero. Feci 17 mesi di cure, una parte di questi mesi senza stipendio con relative conseguenze. Non avevo soldi per far fare a mia moglie in gravidanza le visite del caso, fui sfrattato di casa”.