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Cronaca

Stuprata dopo una serata in discoteca, giovane nega le accuse

Le presunte violenze ai danni di una ragazza di 17 anni risalgono allo scorso dicembre dopo una serata al Country. Adesso parla anche il secondo indagato, che per mesi aveva deciso di rimanere in silenzio: "Lei era consenziente"

Stuprata da due ragazzi al termine di una serata in discoteca. Con l'interrogatorio del secondo indagato, che per mesi aveva deciso di rimanere in silenzio, si è chiusa l'indagine sulla violenza subita da una ragazza di 17 anni. La vittima, che non conosceva i suoi carnefici, si trovava in un noto locale palermitano, il Country. Avendo perso di vista la propria comitiva aveva accettato di farsi dare un passaggio dai due ragazzi, che con qualche chiacchiera e poche battute erano riusciti a guadagnarsi la sua fiducia. Poi il presunto stupro. I due presunti violentatori sono accusati del reato di violenza sessuale di gruppo. Si tratta di due giovani palermitani incensurati, F.C. (19 anni) e C.F. (20),

L'episodio incriminato risale alla notte tra il 26 e il 27 dicembre scorso, ma la vittima ha trovato il coraggio di raccontare il suo trauma dopo tempo, scrivendo un'accorata lettera ai propri genitori. Al termine di quella serata la ragazza, che aveva bevuto parecchio (al punto da non riuscire a camminare), era salita nell'auto dei suoi carnefici. Poi è stata condotta in un luogo appartato e lì, direttamente nell'auto, è stata violentata brutalmente. Uno dei due presunti violentatori ieri ha negato le accuse. E - come riporta il Giornale di Sicilia - ha sostenuto che la giovane sarebbe stata consenziente. Questa la linea di difesa di entrambi gli indagati. Il giovane interrogato si è detto molto dispiaciuto per quanto successo quella sera, spiegando che non avrebbe avuto coscienza del fatto che la diciassettenne fosse incapace di intendere e di volere.

"Una volta riaccompagnata a casa, la minorenne - spiegarono dopo qualche settimana dalla Questura - ha covato un senso di frustrazione e colpa che spesso rovescia la reale prospettiva tra vittima e carnefice. Questo sentimento ha paralizzato la ragazza, incapace di comunicare ai suoi genitori il suo malessere". Secondo l'accusa lei, piuttosto brilla, si fidò dei due giovani, poi però - bloccata in macchina - venne violentata in tutti i modi.

Per superare ogni inibizione, la ragazza scrisse un missiva indirizzata al padre e alla madre per raccontare quanto accaduto. Poi i contatti con i poliziotti della Squadra mobile, i quali avviarono le indagini. Così è stato possibile scoprire che uno dei violentatori, il giorno dopo la violenza, aveva aggiunto su Facebook la vittima, "probabilmente - sottolinearono dalla Questura - allo scopo di plagiarla, deformare la realtà e convincerla che quanto accaduto fosse un atto consenziente". La ragazza, sostenuta dai genitori, decise ugualmente di denunciare l'accaduto ribadendo con fermezza le sue accuse davanti a forze dell'ordine, psicologo e consulente tecnico del pm. Due mesi dopo gli arresti.

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