"No alla guerra dei padroni", corteo in centro contro il conflitto nella Striscia di Gaza
I manifestanti partiti da piazza Pretoria hanno sfilato lungo corso Vittorio Emanuele verso il comando militare dell'Esercito: "Il genocidio palestinese è un affare milionario anche per il governo italiano"
È partito da piazza Pretoria il corteo contro la guerra e per chiedere il cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, promosso dall'Assemblea No Guerra Palermitana e dalle associazioni e movimenti antimilitaristi. Il corteo con slogan a favore della pace e del popolo palestinese ha attraversato corso Vittorio Emanuele verso il comando militare dell'Esercito di Porta Nuova.
Oggi le istituzioni celebrano la giornata dell'unità nazionale e delle forze armate ma per le centinaia di persone scese in piazza è una giornata in cui ripudiare a gran voce la guerra e chiedere la fine dei bombardamenti che stanno causando la morte di quasi dieci mila palestinesi.
"Il 4 novembre è una giornata di lutto in memoria delle centinaia di migliaia di morti della prima guerra mondiale e dei milioni di morti delle guerre del XX secolo. Oggi, davanti alle migliaia di morti in Palestina, in Ucraina, in Kurdistan, in Armenia e in decine e decine di altri fronti di guerra, più di ieri scendiamo in piazza contro le politiche di guerra e contro il militarismo, contro il governo italiano che è in prima fila nel soffiare sul fuoco della guerra. Contro l'industria bellica e della morte, contro la militarizzazione dei territori, il 4 novembre scendiamo in piazza con i popoli che soffrono le atrocità della guerra, in sostegno di tutti coloro che la sabotano e la disertano", si legge in una nota di Antudo.
"Il genocidio palestinese che si sta consumando ad intensità rinnovata dal 7 ottobre scorso - proseguono da Antudo - è un affare milionario per il governo italiano: qualche giorno fa, mentre su Gaza continuavano a piovere bombe israeliane, le potenze di tutto il mondo si riunivano per votare la mozione di cessate il fuoco sulla Striscia. L'Italia, insieme ad altri paesi, ha preferito astenersi".